AbracaDrag

iniziative28Dovessimo trovare lo stato fisico del genere, potrebbe essere un fluido.
Quel particolare stato della materia che fluisce illimitatamente, talvolta incontenibile dalle forme del corpo, usurpatore del destino biologico, testimone della sua natura mobile, dinamica, fluida, appunto.
E la Drag Queen magnificamente interpreta, rappresenta e incarna questa fluidità; ad arte.
Perchè il genere si mette in scena, ma anche esce di scena per entrare nel reale, nell’essere performativo, come ben ha spiegato Judit Butler.
AbracaDrag, rubiamo questo gioco di parole evocativo della magia, da uno dei paragrafi del bel libro di Donatella Lanzarotta: “Corpi ad arte. La Drag Queen e l’illusoria consistenza del genere”(ombre corte, 2014); abracadabra e le significazioni sessuate del genere si trasformano dall’uno nell’altra in una performance comunicativa densa di richiami simbolici con i quali il genere si costruisce e si decostruisce.
Gli occhi, la bocca, lo sguardo, la postura, la voce… “è l’estetica il supremo dispositivo di genere”?
Crediamo di sì. Poi c’è qualcosa che tenta di ingabbiare tutto e per legittimare il lavoro di castrazione e controllo si appella alla natura.
Ma se il genere è performativo, la natura è tutt’altro che normativa.
Normative vorrebbero essere le sentinelle in piedi che si esibiscono nelle piazze con il loro ordine geometrico, opprimente e deprimente; uno “squisito” esempio di quella cultura che la Drag Queen, anche per il semplice fatto di esistere, ci aiuta a capire e a demolire.
Appuntamento a domani.

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