L’occhio cattivo

Madeline Von Foester: Saartjie Baartman

E’ uscito venerdì il film “Venere Nera” di Abdellatif Kechiche. Noi non lo abbiamo ancora visto, non sappiamo come sia il film, ma possiamo comunque dire che ha un merito: quello di far conoscere a più persone la storia di Saartjie Baartman e soprattutto di far vedere quanto sia stato cattivo l’occhio dell’occidente verso il resto del mondo che aveva colonizzato. Una cattiveria perciò tutta politica, coltivata apposta perché le dame e i gentiluomini dell’onorata società civile occidentale si sentissero nel giusto nel loro ruolo di dominatori.
Così in Inghilterra prima e in Francia poi Saartjie Baartman veniva fatta esibire come fenomeno da baraccone nei freak show dai suoi padroni che l’avevano portata in Europa dal Sudafrica colonizzato dai boeri.
Nella storia di Saartjie (Sarah, nome e diminuitivo assegnatole dai padroni), dell’etnia dei  KhoiKhoi, si concentra tutto l’orrore del colonialismo, del razzismo che ne costituisce il cuore pulsante e della scienza che asservita al potere ha tentato di oggettivizzarne la ragione.
Lei, donna, nera, esibita dal 1810 al 1815 (data della sua morte a 25 anni) come un animale, esposta,  per i glutei e i genitali pronunciati, alla vista e al toccare del pubblico che stigmatizzando la diversità può sentirsi a posto nella propria regolare normalità.
Lei, donna, nera con il corpo esibito -da morta-,   smembrato misurato e sezionato da una cattiva scienza come prova della inferiorità della sua razza.  «La razza negra è confinata verso il mezzogiorno del globo, il suo colore è nero, i suoi capelli crespi, il suo cranio compresso ed il suo naso schiacciato, il suo muso prominente e le sue grosse labbra la ravvicinano manifestamente alle scimmie: le popolazioni che la compongono sono sempre restate barbare (…) la più degradata delle razze umane, le cui forme più si avvicinano alla rozzezza e la cui intelligenza non si è mai elevata al punto di giungere ad un governo regolare». Sono le parole di Georges Cuvier importante (anche ai giorni nostri) zoologo francese che fece un calco in gesso dei suoi genitali, esposti poi, con il suo cervello e il suo scheletro al Musée de l’Homme di Parigi fino al 1985. Sono le parole che risuonano nel razzismo fascista di ieri e di oggi. Dice il regista franco-tunisino “Non per caso, le teorie degli scienziati dell’epoca hanno trovato eco anche recente nel risorgere dei fascismi: oggi le parole si sono sciolte nei discorsi razzisti e xenofobi, nei provvedimenti contro i rom e gli extracomunitari attuati dal governo Sarkozy”.
Lo sappiamo bene, lo sanno le donne che nella vita di Saartjie hanno individuato le basi delle operazioni sessiste e razziste fondate sulla visualizzazione del corpo femminile non conforme da mettere in gabbia e da trattare come animale. Riservando alle donne della propria evoluta civiltà la gabbia del corpo perfetto da esibire al padrone occhio maschile.
Dal 2002 Saartjie è sepolta su una collina nella valle del Gambia, dopo che Nelson Mandela aveva chiesto alla Francia la restituzione dei resti. Tornata a casa dopo 200 anni … e con l’amore delle donne che non la dimenticano.

 

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