Una via di fuga

Minorenne incinta non vuole abortire come invece desiderano i genitori che non riuscendo a convincerla si appellano ad un giudice. Il compagno della ragazza  è un  albanese appena maggiorenne, ospite di una comunità, che, dicono i giornali, talvolta non ha disdegnato di esplicitare la gelosia con la violenza verso di lei.
Il quotidiano del giorno dopo ci avvisa che Sara-nome di fantasia- ha abortito. Fine.
Intanto hanno riempito pagine con la solita cacofonia sul difficile rapporto genitori-figli e viavanti lasciandoci tutta l’amarezza per l’uso melenso e cronachistico di vicende che nel paese dove non si può nominare il profilattico, dove i giocattoli per bambine sono la Barbie incinta e il bambolotto da allattare, dove le donne se abortiscono sono assassine, se abortiscono il figlio di un albanese lo sono un po’ meno, dove si chiudono i centri antiviolenza e dove la violenza contro le donne è solo leva per la violenza razzista….; in questo paese non c’è scampo; tutti a creare modelli morali ed estetici, binari di comportamento, costrizioni e violenze. E se sei giovane giovane, minorenne, ancora di più.
Un carnaio mediatico sociale e morale.
Mettiamoci di traverso, inceppiamo il meccanismo, rompiamolo. Troviamo la via di uscita, per noi, per tutte.

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