Six Feet Under

Punire, punire, punire. Quale altro intento ha la creazione di aree cimiteriali dedicate per la sepoltura dei feti, se non la sepoltura delle donne,  che decidono di abortire, sotto il peso di un giudizio per assassinio che non si formula (ancora) giuridicamente ma intanto moralmente?
Quale altro intento, se già, in caso di aborto volontario o spontaneo,  può essere richiesta la sepoltura secondo il D.P.R. 10/09/1990 n. 285, il quale nell’art. 7, al comma 2 dichiara: “Per la sepoltura dei prodotti abortivi di presunta età di gestazione dalle 20 alle 28 settimane complete e dei feti che abbiano presumibilmente compiuto 28 settimane di età intrauterina e che all’ufficiale di stato civile non siano stati dichiarati come nati morti, i permessi di trasporto e di seppellimento sono rilasciati dall’unità sanitaria locale“.
Ed al comma 3: “A richiesta dei genitori, nel cimitero possono essere raccolti con la stessa procedura anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane“.
Ed al comma 4: “Nei casi previsti dai commi 2 e 3, i parenti o chi per essi sono tenuti a presentare, entro 24 ore dall’espulsione od estrazione del feto, domanda di seppellimento alla unità sanitaria locale accompagnata da certificato medico che indichi la presunta età di gestazione ed il peso del feto“. ???
Quale intento se non il sancire lo status civile dei “prodotti di concepimento” indipendentemente dal sentire di ognun*;  onde definirli vite mancate per insondabile volere divino o vite soppresse per criminale volere umano, -in questo caso femminile-, e quindi condannare l’aborto, quando scelto volontariamente?
Quale intento se non lo schierare quei sepolcri in un sol blocco contro quella legge che ha legittimato l’aborto e contro le donne che decidono di appellarvisi?
Intorno a questa smania dei cimiteri per feti in giro per lo stivale, quando la norma già esiste, non vediamo altro che la strategia del movimento per la vita, di amministratori e politici associati, che brandiscono come arma  la lapide all’embrione, come un paletto nel cuore del diritto.
L’ultima oscenità in ordine di tempo è della regione Campania.

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