La marcia dell’osceno
Ieri a Roma c’è stata la marcia per la vita.
Abbiamo guardato le foto ed abbiamo visto che questo giro ne è comparsa una nuova; la peggiore di tutte, la più brutta in assoluto; brutta quanto possono essere brutti i feti di plastica incollati sulla croce, oscena per il suo messaggio e significato.
Due sorridenti giovani ragazze tengono un cartello rosa in cui legge: “In uno stupro concepita – amo la mia vita” poi c’è l’impronta di due piedini e un indirizzo web: www.savethe1.com (se proprio ci tenere le foto sono qui), versione anche in inglese.
I feti plastificati, esternalizzati, crocifissi e branditi hanno un che di ripugnante per l’operazione di feticizzazione; del feto che diventa feticcio, assieme al concetto di vita che dovrebbe incarnare.
Concetto che, in realtà, fa della donna il vero soggetto non nato nel momento in cui non può decidere del proprio corpo.
Ma questa dello stupro-concepimento è diversa; là il focus era sul “bambino” ucciso (crocifisso), qui è sulla bambina nata, cresciuta, cosciente che, seppur generata in un’azione di stupro, ama la sua vita.
Ora, dire “amo la mia vita” è di una banalità assoluta, perlomeno per chi vive nelle condizioni accettabili che, per molt* se pur non per tutt*, ancora offre il mondo occidentale; il brutto non sta nemmeno nella prima frase: “In uno stupro concepita” (il femminile serve per la rima con vita ovviamente), perchè lo stupro non lo ha subito chi parla, che con quella frase, certifica semplicemente il contesto sociobiologico del suo concepimento, che lo abbia digerito o meno, questo è un altro discorso.
L’orrore sta nell’insieme, nel cartello dentro il contesto “marcia per la vita”, perchè lì il significato diventa indicativo, prescrittivo e normativo per il terzo soggetto, per tutti i soggetti terzi, quello dopo lo stupratore e la/il figlia/o che è la donna, le donne violentate.
“…Un bambino non è la cosa peggiore che può accadere ad una vittima di stupro; è un aborto” dice il sito in indirizzo. Perchè?
Perchè, interpretiamo, per quest* moralizzatori/trici invasat*, lo stupro (azione subita) è meno grave di un aborto (azione scelta).
Pensiamo allo stupro etnico, per esempio, a quell’arma di guerra adottata per far generare alle donne dell’etnia nemica il figlio del loro proprio nemico, perchè questo è stato nelle guerre dei balcani e questo è in tante altre guerre … ora, ci stanno dicendo che liberare il proprio corpo dalla violenza e da un’umiliazione che può rendere un corpo inaccettabile a se stesso, è peggio di ciò che si è subito.
Non afferriamo questa logica se non nel contesto di un profondissimo odio per le donne nel momento in cui decidessero di non essere solo delle incubatrici.
Incubatrici cui non si può staccare la spina nemmeno se attivate da un processo violento e fraudolento, perchè ciò che ne nascerà… “amerà la vita”…. Odio e demenza, demenza e odio.
Un odio che emerge ancora più evidente e beffardo nel rosa dei cartelli e nel sorriso delle loro sostenitrici, luminose e raggianti, ma, immaginiamo, con un bello stomaco peloso.
*Lo striscione nella foto è delle Cagne sciolte, la foto viene da qui