Per Joy, per tutte noi
Inizio agosto 2009: Joy, una ragazza nigeriana rinchiusa nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di via Corelli a Milano, subisce un tentativo di stupro da parte dell’ispettore capo di polizia Vittorio Addesso. La sua determinazione e quella della sua compagna di stanza, Hellen, riescono ad allontanare l’uomo.
Metà agosto: scoppia una rivolta nel Cie, a cui partecipano tutti i detenuti. Vengono arrestati nove uomini e cinque donne. Tra queste anche Joy ed Hellen, dopo essere state umiliate e picchiate dal solerte aguzzino e stupratore
Addesso.
Dopo sei mesi di carcere e la deposizione della denuncia per
tentato stupro da parte di Joy, tutte le ragazze vengono rinchiuse
un’altra volta in Cie sparsi sul territorio italiano.
Il 16 marzo Joy viene trasferita dal Cie di Modena a quello di Ponte Galeria a Roma, insieme a molte altre donne nigeriane.
In quei giorni un funzionario dell’ambasciata nigeriana entra più volte nel Cie romano per identificare donne e uomini senza documenti e autorizzarne, così, l’espulsione.Tra loro anche Joy.
L’ambasciata nigeriana, come altre, è complice delle deportazioni:dietro congruo corrispettivo economico autorizza l’espulsione di donne e uomini senza tener conto del loro passato e del pericolo di vita in cui incorrono sempre e comunque ritornando al loro paese d’origine.
Già da giorni giravano voci riguardo alle pressioni da parte della questura di Milano perché Joy venisse espulsa.
L’espulsione di Joy significa anche liberarsi di quella fastidiosa denuncia che porterebbe alla luce tutte le nefandezze che ogni giorno avvengono – con l’avallo e la complicità di polizia, Croce rossa e Misericordia – in questi moderni lager per immigrati chiamati Cie.Pur di proteggere Vittorio Addesso, i suoi colleghi sono disposti ad agire nelle maniere più vili.
Come il 25 novembre scorso quando, manganelli alla mano, hanno più volte caricato un presidio di donne che volantinavano alla stazione Cadorna di Milano per denunciare che i Cie sono luoghi di tortura per tutti i reclusi, e che se i reclusi sono donne tortura vuole dire anche abusi sessuali da parte dei guardiani.
O come quando, nella notte fra l’11 e il 12 febbraio, la questura ha deciso di far “sparire”, nottetempo, le cinque ragazze dalle carceri in cui erano rinchiuse, riportandole nei Cie e impedendo loro di incontrare i numerosi solidali che attendevano la loro scarcerazione.
La mattina del 18 marzo un volo charter organizzato dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere e co-finanziato dall’infame Agenzia Europea per le Frontiere Esterne Frontex, ha attuato una vera e propria deportazione di massa di nigeriani/e, rimpatriando a forza 51 cittadini/e nigeriani/e: 25 espulsi/e dall’Italia, 10 dalla Germania, 6 dalla Grecia, 5 dall’Austria e 5 dalla Norvegia.
Tra loro molte vittime di tratta, donne che, come Joy, hanno già subìto violenze su violenze e la cui vita è messa seriamente in pericolo dal ritorno in Nigeria. Su quel volo ci sarebbe dovuta essere anche Joy, ma la sua espulsione è stata, per ora, bloccata grazie ad un mix tra fattori di tipo legale e mobilitazioni solidali. Ma come può la vita di una donna essere così appesa ad un filo? E cos’altro escogiteranno, ora, i colleghi di Vittorio Addesso per riuscire ad espellerla e ad insabbiare tutto?
La storia di Joy ci dimostra come gli apparati repressivi e di controllo dello stato esigano soprattutto che i ricatti sessuali che ogni donna e trans subisce dentro i Cie rimangano taciuti.
La forza che hanno dimostrato Hellen e Joy fa paura, perché è la forza che smaschera la verità di quello che accade dentro le mura di quei lager per migranti. Gli aguzzini che li controllano stanno facendo di tutto per impedire che questo precedente apra un varco o una breccia in quelle mura.
Che nessuno/a ci venga più a dire che in Italia ci sono leggi contro la violenza sessuale e lo stalking e che è necessario denunciare.
Chiunque ancora lo pensa, da oggi in poi si ricordi bene questo: LE FORZE DELL’ORDINE HANNO LICENZA DI STUPRARE, ANCHE GRAZIE ALLE COPERTURE DI CUI GODONO E GRAZIE A UN APPARATO ISTITUZIONALE CONNIVENTE.
I Cie sono luoghi di tortura fisica e psicologica per tutti i reclusi: le persone vengono picchiate, costrette a prendere psicofarmaci, private della loro libertà solo perchè non provviste di un pezzo di carta chiamato permesso di soggiorno; in quei lager le donne subiscono continue battute sessiste e molestie fino ai veri e propri tentativi di stupro.
NESSUNA PACE PER CHI STUPRA E MOLESTA LE DONNE E CON CHI GESTISCE QUESTI CIE, TANTO PIÙ SE LO FA FORTE DELLA DIVISA CHE INDOSSA E DELLE CONNIVENZE DI CUI GODE!!!
E TU? VUOI ESSERE ANCORA LORO COMPLICE CON IL TUO SILENZIO?
FERMIAMO TUTTE LE DEPORTAZIONI!
LA POLIZIA STUPRA… LA QUESTURA DEPORTA!!!
n o i n o n s i a m o c o m p l i c i . n o bl o g s. o r g
fip bologna 19.3.2010