Bertolaso Go Home!
Oggi Bertolaso sarà a Udine
Fosse per noi non lo vorremmo neanche dipinto.
Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, di uno che ha visto Draquila…
Anzi no, forse non l’ha nemmeno visto ma ha vaticinato per tempo e in via preventiva che il documentario della Guzzanti farà fare “una brutta figura” al suo paese. All’Italia eh, non a lui e alla sua Protezione Civile “braccio armato di Berlusconi” per il quale “il terremoto abruzzese è stato il terreno di conquista del consenso governativo” (*)
Lo abbiamo visto il consenso, costruito con una dentiera ben gestita che vale più delle macerie censurate lasciate nel cuore della città.
Come è andata a L’Aquila e come va, lo sappiamo dal popolo delle carriole che fu militarizzato e impedito in ogni iniziativa e movimento e, noi in particolare, lo sappiamo dai racconti di Ersilia che ogni tanto ci viene a trovare, allora ferita dal terremoto, ora dirimpettaia degli anonimi e orrendi casermoni della “new town” forse resistenti ai sommovimenti della terra ma non alla pioggia e al vento che hanno già iniziato a fargli perdere i pezzi…
Che ci viene a fare quello a Udine? A riscrivere una storia che fu tutta diversa?…
Qui ogni pietra tornò al suo posto, le case rinacquero lì dove erano cadute, le persone nelle tendopoli si riunivano in assemblee discutevano e risolvevano i problemi in autogestione e Andreotti, quando arrivò, per metterci il tettuccio istituzionale, fu preso a sassate… (**)
La riscrittura della storia è una cosa che ormai si fa di routine, perciò oggi, a 34 anni di distanza dal terremoto del 1976 occorre che lo stato rimetta a posto i mattoncini del suo potere per ricostruire quello di allora e puntellare quello di oggi rappresentato da Berlusconi protettore di Bertolaso amico di Anemone gran pagatore, capo della cricca di servizio politico do ut des.
La casa di Scajola, ha parlato, dice che oggi funziona così, un gran “magna magna” e, con le leggi che bollono nel calderone governativo, tipo quella sulle intercettazioni, si magnerà garantito più di ieri e meno di domani.
Anche Bertolaso ha parlato, dalla sala stampa di Palazzo Chigi, in veste ufficiale, nella sua alta uniforme: il maglioncino emergenziale rifilato al tricolore, tanto richiedeva l’importante discorso che doveva pronunciare ovvero che “lui e Bill Clinton hanno lo stesso problema: si chiama Monica!”
Ma guarda… tremate tremate Bertolaso fa le battute! Lui è puro, obviously e la Protezione Civile, non si può contestare altrimenti Bondi non và a rappresentare il paese che parla male dei suoi migliori strumenti di protezione gnam gnam (ricordate il progetto Protezione Civile SpA?) che tanto fa per il cittadino tenendogli una mano sulla testa anche nella sagra della madonna candelora.
I santi e le madonne poi sono importanti, gli unici, per chi ci crede, ai quali votarsi quando la catastrofe per esempio quella in forma di frana colpisce ostinata un paese che invece non stanzia un soldo alla protezione del suo territorio anzi, continua amabilmente a distruggerlo perché la cricca non può tirare la cinghia.
In Friuli il terremoto non si annunciò, arrivò e basta; in Abruzzo è stata e rimarrà imperdonabile
la criminale inettitudine e negazione del problema rivelata dal lungo sciame sismico precedente la grande scossa del 6 aprile 2009. Ma c’è anche un’altra differenza che si sconta e si piange nel tempo, altrettanto criminale, altrettanto imperdonabile, ed è la distruzione della comunità, delle relazioni tra le persone che prendono corpo e vita nel cuore della città. Là le persone, cercano di tornare con le carriole a riprendersi la loro vita, la loro città prima che arrivi la speculazione edilizia a rendergliela ostile e definitivamente perduta.
Bertolaso si è dimostrato il compagno di merende dei progetti propagandistici, vanagloriosi di speculazione politica del regime berlusconiano, per la fama di uno costruita sulla tragedia di tutti. Imperdonabile dal nostro punto di vista, prima ancora che la magistratura dimostri se e quanto fu anche il reggisacco della fame lucrosa che trasforma il terremoto in un evento del quale gli amici degli amici ridono sotto le coperte.
Il comune de L’Aquila gli ha rifiutato la cittadinanza onoraria. Era il minimo che potesse fare.
Se ne stesse a casa, o al Salaria Sport Village, ci farebbe un favore.
Go home, anzi, anche più lontano; di tanto bravo che è lo hanno mandato quale propaggine di Berlusconi a risolvere i problemi ai terremotati di Haiti, ora, quale esecutore del problem solver più fico del mondo perché non mandarlo a tappare la falla nel Golfo del Messico? … e un tappo al vulcano Eyjafjallajokull?
Và cjase, và…
(*)(Il virgolettato sono parole di Paolo D’Agostini nella sua brevissima presentazione del documentario- Repubblica 8.5.2010).
(**) Friuli terremoto 1976 – Catastrofe e autogestione – Germinal n.112 (di prossima pubblicazione online)