La signora con il prosciutto sugli occhi

Quella che va al mercato a strappare il velo alle donne islamiche. Intanto ha dei problemi perché se ha gridato “mi fate paura!”, non ha ancora risolto le ansie da Babau. Poi, se avesse la cortesia di togliersi lei, dalla testa e dagli occhi quello che le impedisce una visione un po’ più dettagliata e seria della realtà, avrebbe ben altri timori. Tanto per cominciare avrebbe paura proprio di quelli che le indicano di chi avere paura. Perché chi marchia negativamente l’altro per religione, etnia, scelte sessuali, lingua e via discorrendo non è un soggetto raccomandabile. E qui i riferimenti non sono puramente casuali; in primis Pdl e Lega… bei personaggi e un bei curricula  i compagni di partito e di alleanze di Souad Sba(gl)i, diventati improvvisamente i paladini della libertà delle donne islamiche; siii fateci ridere!!! Ci spiace per la deputata che magari è anche convinta che l’obbligo di toglierlo risolva l’obbligo di metterlo; pensierino piccino picciò per sostenere una norma che appare puramente propagandistica; d’altra parte, come si dice in friulano: “ognun al bàle cùn so agne” (ognuno balla con sua zia).
La Francia, (paese più serio, -ma anche il più stupido lo è, nel confronto con l‘Italia) ha anch’essa intrapreso la strada del divieto,  ma  la situazione, delicata di per sé, è tutt’altro che assestata.
Quando curavamo la pagina “integralismi” su “ecologia sociale” avevamo scelto questa bella testimonianza di Azar Nafisi scrittrice iraniana: “Mia nonna affermò la sua libertà mettendosi il velo contro il regime dello Scià che imponeva di toglierlo, mia madre togliendoselo nel regime di Khomeini che imponeva di metterlo…Io per non accettare il velo ho dovuto lasciare il mio paese!
Non risolve alcun problema, ma pone un fondamento indispensabile per qualsiasi soluzione: non saranno i dominanti e i governanti a dire alle donne cosa si devono mettere o cosa si devono togliere.

Comments are closed.