La scelta partigiana
In prossimità del 25 aprile; un nostro volantino
Raccontava la partigiana Gianna: “…“lì (in montagna) i compagni ci hanno accolto felici perché avremmo attaccato i bottoni, li avremmo spidocchiati, avremmo fatto da mangiare”, ma no, loro erano andate in montagna per combattere … non per “fare esclusivamente quello che ci propongono i compagni!”…
Loro, come le tante che da casa aiutavano in tutti i modi possibili la Resistenza, erano donne “… donne che la Resistenza ce l’avevano dentro come impulso morale, per cui quello che si doveva fare andava fatto senza discutere …”; loro, quelle che “gli uomini nei loro libri per decenni neanche le hanno citate.”; quelli che “ci è voluto un sacco di tempo per fargli capire che la Resistenza non sarebbe stata quello che è stata senza la partecipazione delle donne”; (da “Storia di Gianna-raccontata da Fidalma Garosi Lizzero, A.N.P.I. Udine IFSMI 2007, Publicoop Editore) a loro, la scelta partigiana, lo stare con determinazione da una parte, quella parte, è venuto “naturale”; … quello che si doveva fare andava fatto…
Noi le ricordiamo ad ogni 25 aprile perché per ogni altro giorno che non è il 25 aprile abbiamo con loro un debito che dovremmo onorare, con la nostra, scelta partigiana, con il nostro impulso morale a stare da una parte; da quella antifascista innanzitutto.
Niente di più difficile nel paese che riesce a garantire l’impunità alle stragi fasciste, nel paese dell’ultima sentenza assolutoria sulla strage di Piazza della Loggia di Brescia; nel paese che nel 2001 a Genova faceva le prove di regime alla Diaz e a Bolzaneto e che nel 2012 deve vedere un film per sapere uno spicchio di quello che è accaduto e senza capire che gli attori protagonisti sono ancora nei posti del potere; nel paese che tollera continue iniezioni di omofobia, xenofobia e razzismo come meschino populismo raccattavoti da parte di laruncoli federati in cova nella greppia dello stato; nel paese che chiude un occhio e anche due sulle continue aggressioni e provocazioni dei fascistelli della cinghiamattanza utili idioti battistrada per quelli al governo di Roma capitale con la benedizione delle tuniche che “sono solo camice nere più lunghe“. (come disse Don Giulio Tam con esibizione di saluto romano)
Niente di più difficile in un paese che sta sprofondando nella retorica democraticista tanto utile a coprire ogni operazione di sdoganamento del fascismo residuato dal ventennio o conclamato del terzo millenio, da destra a sinistra (che vergogna!), tutt* a garantire visibilità e diritto di parola a chi come casa pound tra le sue fila ha avuto persone come Casseri che a Firenze se ne è andato in giro a sparare e uccidere due senegalesi.
Niente di più difficile in un paese che per iniziativa di due esponenti (Turco-Napolitano) di quella che dovrebbe dirsi sinistra ha concepito i cpt ora cie, lager del terzo millennio, gabbie di concentramento disseminate sul territorio, anche sul nostro.
Niente di più difficile in un paese che il territorio lo consegna alle lobbyes delle grandi opere e dunque alle mafie; lo sfregia e lo consuma con un bel “me ne frego” per i suoi abitanti chiamati comunque a pagare di tasca propria tanta devastazione.
Ecco: da che parte stiamo quando parliamo di TAV? Con la fascistissima insinuazione di tale Terpin (Autovie Venete) interpellato sulle grandi opere(e di quell*, tutt* SìTav che gli fanno quadrato intorno), che dice che “i disfattisti nella prima guerra mondiale venivano fucilati“? In ValSusa la logica è quella: il manganello, il gas Cs, arresti e perquisizioni intimidatorie che sul percorso del corridoio 5 arrivano fino a noi.
Le donne e gli uomini della Val Susa onorano la loro storia partigiana con l’antifascismo e la resistenza di oggi. E le donne della Val Susa ancora di più, perché nemmeno loro, sono andate a manifestare sotto il filospinato che recinta e sequestra militarmente la loro terra, per attaccare bottoni, spidocchiare, o far da mangiare; sono andate per quell’ impulso morale, che dovremmo avere tutt*, per cui quello che si deve fare và fatto.
Che cosa va fatto? Ce lo ricordano le partigiane come Gianna e tutte le altre: essere antifascist* sempre, essere donne libere comunque.