Le urla di Peta
Peta sta per: People for the Ethical Treatment of Animals .
Sensibilità per gli animali, anzi di più: etica, condotta di vita, norme morali… eppure Peta non ci piace.
Questo è l’ultimo spot fatto con l’intento di sensibilizzare contro il consumo di pesce.
C’è un uomo che maltratta una donna davanti a quella che si presume la figlia, la quale vedendo questi maltrattamenti urla; urla una donna mentre brutalmente viene malmenata e urla un ragazzo a terra picchiato da altri ragazzi; un crescendo di urla disperate come prologo all’urlo muto del pesce steso sul tagliere di una cucina.
Forse lo spot è efficace per l’obiettivo che si pone, o forse no perché il tono troppo violento provoca rimozione e più di qualcun* continuerà a mangiare pesce come niente; in ogni caso c’è qualcosa che suona male e ci pare proprio la morale della favola, tutta veicolata verso l’animale dove gli umani e i loro soprusi gli uni verso le altre o gli altri sono solo un rivelatore, un mezzo di contrasto per evidenziare il torto fatto al pesce.
Il che significa che “il male” fra gli umani, dove il giudizio morale rimane irrisolto, viene usato strumentalmente perché si eviti il male agli animali dove il giudizio morale è compiuto.
A dire il vero, questo spot non ci avrebbe colpito più di tanto se qualcuno non lo avesse interpretato (non proprio correttamente, a nostro avviso) con titoli del tipo: “uccidere un pesce è come uno stupro” …, ma a proposito di stupro o giù di lì, di Peta, abbiamo trovato questo dove per certificare le esuberanti prestazioni sessuali di un vegan si usa come testimonial passivo e macilento una ragazza con il collo imbragato in un collare. Orribile.