Gli inconciliabili
Lavoro/ambiente, fabbrica/salute, delle volte sembrano proprio delle coppie inconciliabili, e sicuramente lo sono dentro la logica del kapitale del quale è propria anche la forma fabbrica e l’organizzazione del lavoro che ne discende.
Quello che sta avvenendo a Taranto, qualche tempo fa lo abbiamo visto più in piccolo anche qui da noi a Torviscosa.
Le denunce per i disastri ambientali e sulla salute provocati dalla fabbrica chimica, gli sversamenti di mercurio nei fiumi, in laguna e nelle urine dei lavoratori; i vari padroni che si sono succeduti hanno incassato ma non altrettanto ammodernato né messo in sicurezza l’ambiente o tutelato la salute dei lavoratori; le amministrazioni hanno assecondato, i sindacati non ne parliamo; sempre pronti ad accusare “gli ambientalisti” di terrorismo ambientale; i capitali e contributi sono girati, assorbiti in truffe e truffette mentre aria acqua e terra dovevano essere in funzione della fabbrica che dava il lavoro. La terra una discarica per le ceneri, il fiume un fluido nascondiglio per il mercurio, l’aria che va e viene dai polmoni di tutt* un contenitore delle nanopolveri della centrale a turbogas e via avanti. Intanto l’azienda ristrutturava e licenziava a suo piacere, nulla fu migliorato e poi ci fu il sequestro dell’impianto ed anche gli ultimi occupati furono mandati a casa. [qui una parte della storia]
“Chi sbaglia?” Si chiese allora un operaio (MV 2.10.2008)” Il magistrato che fa il suo lavoro o i nostri dirigenti? Sono loro i responsabili dei ritardi. I valori alti riscontrati nelle urine dei dipendenti avrebbe dovuto indurre ad accorciare i tempi…” invece si accorciano i tempi di vita di chi lavora in queste condizioni.
“il lavoro non si tocca – il lavoro non si tocca!” scandiscono oggi gli operai dell’Ilva di Taranto che di fronte hanno solo la catastrofe economica. [Qui un’analisi da Senza Soste]
Ma se si è presi tra questa ed il lavoro che uccide, c’è un’unica via di uscita, intanto guardare ai responsabili di questo disastro, ai padroni delle ferriere, a quelli che dovevano fare ma non hanno fatto; autorganizzarsi e rivendicare con forza il diritto alla salute, dentro e fuori la fabbrica e rendere compatibile il lavoro con l’ambiente. Semplicemente perché l’ambiente non può più essere il ricettacolo di tutte le emissioni industriali. E’ finito, è saturo. Conciliamo l’inconciliabile o anche noi saremo finit*