La coerenza di Susy

Mi chiamo Susanna Penco, ho 49 anni, vivo a Genova e da 16 anni sono affetta da sclerosi multipla.
Sono biologa e lavoro come ricercatrice all’Università di Genova. Da sempre sono obiettrice di coscienza verso la sperimentazione animale per 2 motivi: perché non ho alcuna fiducia scientifica in tale pratica, e perché provo un grande senso di pietà nei confronti di tutti gli animali, umani e non umani.
E’ l’inizio di quanto scrive Susy a pag. 6  nella rivista d’informazione animalista “Orizzonti” segnalata qualche giorno fa sul Fatto quotidiano.
Susy, con estrema lucidità, razionalità e determinazione, come conseguenza logica della sua presa di posizione, ed in virtù della malattia che porta,  si propone come cavia. Da viva, e lascerà il suo corpo alla ricerca, da morta.
Non ci è mai piaciuta questa cosa di lasciare il corpo alla scienza perché della scienza non abbiamo mai condiviso la pesante impronta meccanicista, la schematizzazione e semplificazione funzionale del vivente, la sua compromissione con il potere, la sua epistemologia avviluppata nel dominio.
Sappiamo che comunque questa scienza, nella nostra specie, i corpi cavia se li prende, pagando (tutti da indagare protocolli, contratti, candidati…), ma anche no se può farne a meno (qui l’ultima in ordine di tempo)… ma lo scritto di Susanna Penco propone un punto di vista diverso per un problema che comunque c’è: curare. Alleviare il male senza provocarne altro; intervenire sui “percorsi” per noi nocivi della natura senza l’arroganza di “metterla in ceppi”, con l’umiltà di mettersi “in sintonia con l’organismo”, conoscerlo, capirlo.
Per questo, Susanna, da malata di sclerosi multipla propone il suo “diario di bordo”, il suo monitoraggio continuo, eppure nessuno la “usa” anche se attenta, lucidamente consenziente, diligente ed affidabile e per di più con competenze scientifiche. Nessuno dall’establishment ha risposto alla sua richiesta.
Certo, lei si pone in quel labile confine fra consenso e coercizione dove sappiamo che gli interessi ed il profitto hanno sbilanciato l’impresa scientifica spesso verso il secondo così come ha condizionato e manipolato il primo.
Ma la proposta di Susy non è frutto di condizionamento ed il silenzio che ha in risposta è forse ancora l’inadeguatezza della scienza  a risolvere problemi senza passare per il dominio dei corpi e lo scantonamento dell’etica.

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