Contro il carcere

noisiamoqui252Sabato 9 febbraio h. 17- Piazza Libertà, Udine
 “UNA CELLA IN PIAZZA”- Presidio informativo
Qui sotto comunicato del Coordinamento contro il carcere e la repressione

L’incredibile avventura degli elicotteROS

Naufragata la pista sulla trattativa Stato-Mafia, finalmente i  ROS scoprono i veri alleati dei clan: gli anarchici! Scoop imperdibile per la stampa locale: dopo al-Qaeda  e le BR,  quali   saranno   i   prossimi   alleati   di   questi   sovversivi?  satanisti? Gli extraterrestri? I testimoni di Geova?
Una storia incredibile quella pubblicata nei giorni scorsi dai  media locali, che riporta di fatto l’attenzione sul maledetto carcere di Tolmezzo,  anche se cercando di screditare chi  solidarizzava con i prigionieri in lotta  e non riportando i  reali problemi del sistema carcerario italiano.
Uno strano destino quello del capoluogo carnico e la sua prigione, storie di droga e di “mele  marce” non fanno più notizia: dentro le sue mura vi sono stati rinchiusi diversi ragazzi che  vendevano   o   detenevano  stupefacenti,  arrestati   proprio   dal   comandante   dei   carabinieri  Demetrio Condello che poi è stato scoperto essere chi gestiva tutto il traffico della zona!
Questi fatti,e i ripetuti presidi di solidali con i detenuti, ci fanno pensare che qualcuno ha  cercato di rifarsi la faccia costruendo ad arte una maxi operazione, con tanto di sventata  evasione in elicottero del cosiddetto “Boss” che, guarda caso, è proprio quello che per primo  aveva denunciato i pestaggi e le minacce che venivano perpetuate regolarmente all’interno  del carcere di Tolmezzo contro i prigionieri!  Anarchici e No Tav in tutto questo, “sono stati  usati” secondo i giornali, colpevoli (diciamo noi) di aver portato fuori dalle mura le proteste  dei detenuti con presidi e volantinaggi. Il nesso tra gli elicotteri e gli anarchici non è chiaro,  ma tutto fa brodo!
Invece, si pubblicano poche informazioni sul carcere quando bisogna portare il punto di vista  di chi vi è rinchiuso: la prigione è una delle regioni nascoste del nostro sistema sociale, uno  dei buchi neri della nostra vita. La prigione è lo specchio deformato ma rivelatore della  società, moltiplica tutti i vincoli ideologici dell’ambiente esterno: rispetto assoluto per la  gerarchia, coercizione e obbedienza coatta, sfruttamento e alienazione del lavoro, ricatto  sulla ricompensa, ricatto sulla punizione, molteplice repressione della sessualità.
Non   appena   si   cerca   di   rompere   il   muro   dell’omertà   e   della   rimozione   denunciando  pubblicamente le angherie, le ingiustizie, le violenze perpetrate ai danni dei prigionieri e le  perversioni intrinseche al sistema carcerario, scattano meccanismi di mistificazione della realtà,   di   criminalizzazione   e   di   repressione.   Se   la   realtà   trapela,   il   potere   politico, giudiziario e poliziesco deve negarla e contorcerla per i suoi fini. Se i prigionieri alzano la  testa e fanno sentire la loro voce, se i solidali fuori dalle mura fanno loro da cassa di  risonanza, il potere fa di tutto per rendere la vita impossibile ai primi e per denigrare e/o  intimidire i secondi.
Questo   emerge   dalla   vicenda   che   riguarda   il   carcere   di   Tolmezzo   e   che   colpisce  drammaticamente nella loro esistenza Maurizio Alfieri e gli altri prigionieri a cui va la nostra  solidarietà.
Sbirri magistrati e giornalisti, sono capaci di architettare una montatura tanto ridicola quanto  megalomane pur di cercare di riportare tutto nei ranghi, pur di cercare di mettere tutto a  tacere, pur di cercare di preservare il loro potere di vita e di morte sui detenuti  e sulla  società.
Noi vogliamo sapere, e ci proponiamo di divulgare nelle piazze dei paesi e delle città che  cos’è la prigione: chi ci va; come e perché ci si entra; quale è la vita dei/delle prigionieri/e;  come sono gli edifici, il cibo, l’igiene, il lavoro; come funziona il regolamento interno, come  funziona  il   controllo   medico,  perché  un  uomo   settantenne,   diabetico,  con  una gamba  amputata, debba rimanere in galera e morirci, come è successo a Udine qualche giorno fa.
Noi intendiamo spezzare il doppio isolamento in cui si trovano rinchiusi i/le detenuti/e;  vogliamo che possano comunicare tra loro, parlarsi da prigione a prigione, da cella a cella.
Noi non torniamo indietro. Non saranno certo queste campagne mediatiche a farci desistere  dal lottare contro il carcere e il suo mondo. Qui come altrove le iniziative anticarcerarie si  moltiplicano e sempre più prigionieri trovano il coraggio di denunciare ciò che succede  all’interno delle prigioni. Il 9 Febbraio saremo di nuovo in piazza a Udine per rompere il  silenzio, forti della consapevolezza che a chi sta a cuore la libertà , non si fa certo scoraggiare  dalle infamie di poliziotti e pennivendoli vari. Per noi i BOSS sono quelli seduti in parlamento,  nei consigli di amministrazione delle banche come l’MPS, delle industrie assassine come l’ ILVA  o delle lobby del cemento come la CMC. Tutta gente che, guarda caso in prigione non ci andrà mai… Non saranno certo giudici e magistrati (specie quelli che entrano in politica) a  cambiare questo stato di cose, sta a noi con le nostre voci e i nostri corpi far sì che in questo  muro di silenzio e paura si crei finalmente una breccia per farla finita con le carceri e i loro  orrori!
Coordinamento contro il carcere e la repressione

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