Chi e perchè?
Chi e perchè ha ucciso Silvia, ieri, mentre faceva jogging, ancora nessuno lo sa eppure il Messaggero Veneteo nell’edizione on line di ieri ha da subito titolato: Femminicidio a Udine.
E’ stata uccisa una donna perciò adesso la definizione che si usa, con un non giustificato automatismo, è quella.
Non stiamo certo a fare le pulci sulle parole usate intorno alla morte di una ragazza di 28 anni, ma proprio perchè abbiamo a cuore la vita, e -purtroppo- la morte di ognuna, non ci piace nulla di ciò che sa di approssimazione, di superficialità, di termini usati perchè fanno “tendenza”.
Ci sembra che il termine “femminicidio” usato a prescindere, come contenitore di ogni delitto, in realtà non rende giustizia alle donne che di questo sono morte veramente, cioè in quanto donne e per mano di uomini o persone che le hanno negate nella loro autodeterminazione di genere.
Di Silvia non sappiamo niente salvo i ritratti che, come sempre in questi casi ne fanno gli altri ed i suoi prossimi traguardi professionali negati da una morte così atroce ed assurda; eppure, intorno alla sua ed alla morte di tante altre, si leva sempre il coro della sociocultua a rimettere in ordine l’universo dove le donne stanno e devono stare.
Di lei si dice, dice il candidato sindaco della lista alla quale anche lei aveva partecipato ”…una ragazza acqua e sapone, come oggi purtroppo se ne trovano sempre meno…”; ma che bisogno c’è di mettere in risalto le qualità di una, con un confronto negativo che demolisce tutte le altre?
Perchè?
Noi lo sappiamo il perchè; perchè intorno ad ogni donna morta sembra che ogni istituzione, ogni moralismo, debba ricamare e guadagnare qualcosa alla sua causa; il procuratore che parla di “una terra di omicidi, una zona pericolosa, dove la violenza dilaga… e le pene sono miti...”; l’assessora alle pari opportunità che sottolinea come “questo tragico fatto accada proprio il giorno precedente alla firma di un importante protocollo contro la violenza sulle donne…” .
Ecco, il protocollo che sarà firmato in prefettura, riguarderà il coordinamento e la sinergia fra enti pubblici e tutto sommato sarà in sintonia con quanto si muove a livello nazionale, cioè poco e male, per non dire peggio.
Sappiamo che non sono inasprimento delle pene e riassestamenti istituzionali a combattere il femminicidio; e sappiamo anche che l’abuso o l’uso improprio di questo termine lo inertizza e lo sterilizza in un insieme indistinto di delitti, ed anche questo è un modo per evitare di affrontarlo realmente, arrecando ulteriore violenza alle donne che ne sono state vittima.