Aborto: ora et tortura per la vita
Eccoli/e, i No194 . Ora et labora per la vita, come ogni primo sabato di mese dispari, intenzionati ad orare davanti agli ospedali dove si effettuano aborti.
In settembre, in quel di Milano era andata buca perchè la questura aveva negato il permesso per via delle contestazioni delle donne. Una bella vittoria!
Qui l’indizione di un nuovo presidio di contrasto.
Gli/le oranti saranno anche a Trieste all’Ospedale Burlo… che i feti xe fioi, no xe brodo de fasoi.
A proposito di brodi; c’è questa sbobba integralista che gira per le città chiedendosi quali saranno le ricadute dell’”ideologia del geneder” sulla famiglia.
Da Facciamo Breccia ci giunge questo resoconto sull’incontro di Milano. Buona lettura
Giovedì 24 ottobre si svolgeva nella Sala del Consiglio della Provincia di Milano (via Vivaio 1) un convegno intitolato “Ideologia del gender: quali ricadute sulla famiglia?”, organizzato dalla stessa Provincia di
Milano insieme a varie associazioni cattoliche fondamentaliste. Un appuntamento analogo, dal titolo “Ideologia del gender, omofobia e unioni civili omosessuali” si era già svolto a Milano, organizzato da
Alleanza Cattolica, il 5 ottobre nell’Auditorium Giovanni Paolo II della parrocchia di Santa Maria Nascente. Il giro di conferenze sul tema sta coinvolgendo altre città come, fino ad ora, Casale Monferrato (AL),
Verona e Genova, spesso con appoggi e patrocini istituzionali, e ne prevede altre a Roma, Firenze, Palermo, Catania, Cremona, Potenza.
Conoscendo di fama i personaggi invitati come relatori, e ben consapevoli della piega ideologica che avrebbe caratterizzato l’evento in questione, ci siamo mobilitati/e in una decina di persone per andare
a disturbare la conferenza. Una volta giunti/e sul posto siamo rimasti/e stupiti/e dall’ingente presenza di forze dell’ordine schierate davanti alla sede della Provincia e nelle vie circostanti per proteggere la
conferenza: diverse camionette della polizia, squadre di poliziotti a piedi a presidiare ogni incrocio di via, e decine di digos sparsi per la zona. A quanto pare gli organizzatori e le istituzioni coinvolte in
questa aberrante iniziativa sono ben consapevoli di avere bisogno di una protezione sbirresca per poter sperare di diffondere le loro idee sessiste e omofobe con un minimo di tranquillità.
Passando oltre il presidio di protesta organizzato da associazioni e gruppi universitari LGBT, posizionati dalla digos a decine di metri di distanza dal luogo dell’incontro, ci siamo diretti/e tranquillamente
all’interno della sala dove si sarebbe svolta la conferenza.
Fin dall’introduzione del consigliere provinciale Niccolò Mardegan (Pdl) e di Vittorio Lodolo d’Oria (vicepresidente dell’associazione Famiglie Numerose Cattoliche (FNC), nota per le sue posizioni contro aborto, riconoscimento delle coppie di fatto, divorzio, eutanasia e le identità o teorie che mettono in discussione il binarismo di genere) assistiamo all’esposizione ripugnante di una visione ideologica del mondo
fortemente patriarcale, omofoba, transfobica, come sempre mascherata sotto le parole politically-correct della “difesa della famiglia”. I valori propugnati dal fascismo “Dio, patria e famiglia” tornano qui riproposti esplicitamente e senza vergogna, sugellando ancora una volta l’alleanza tra esponenti della destra e fondamentalisti cattolici, perfettamente in accordo e uniti nell’attaccare l’autodeterminazione
delle donne, la libertà sessuale, la variabilità di genere, la fuoriuscita dai ruoli oppressivi che vedono la donna subordinata all’uomo, e ogni tipo di comportamento non eterosessuale e non finalizzato alla procreazione.
Aborto, eutanasia, omosessualità, transessualità, contraccezione, sesso non procreativo, tutto viene gettato nello stesso calderone di condanna da parte di questi fanatici, che non si vergognano nemmeno a paragonare,
secondo i peggiori cliché, omosessualità a pedofilia, od omosessualità a bestialità, e a ribadire come l’attrazione verso persone dello stesso sesso sia una patologia e possa essere curata.
Il diffondersi a livello sociale, rispetto al passato, di una maggiore libertà nell’espressione dell’identità di genere (che non per forza coincide con il ruolo che ci è assegnato dalla società) e dell’attrazione sessuale (che non per forza è eterosessuale), e i timidi accenni a un cambiamento nella legislazione al riguardo, hanno fatto
scattare ultimamente nei circuiti dei cattolici estremisti e negli aderenti alle idee di destra un campanello d’allarme. Le teorie queer, o “ideologia del gender” come la chiamano loro, sono viste come un pericolo estremo per la stabilità dell’ordine sociale e per la tenuta dei capisaldi ideologici delle loro dottrine autoritarie e nemiche della libertà, sempre più in crisi e carenti di consenso. Questi ipocriti arrivano a parlare di “dittatura dell’omosessualità obbligatoria”, eterofobia, repressione del dissenso e totalitarismo ponendosi come vittime e negando, in maniera revisionista, come proprio il cristianesimo e il tipo di ideologie che vanno difendendo abbiano alle spalle una storia sanguinaria di oppressione, genocidi, sessismo e omofobia lunga diversi secoli.
L’intervento della dott.ssa Chiara Atzori, infettivologa dell’ospedale Sacco di Milano e nota da molti anni per i suoi libri, articoli e interventi mirati a diffondere una visione patologizzante dell’attrazione tra persone dello stesso sesso, non fa che confermarlo dilungandosi in una fantasiosa spiegazione delle “teorie del gender”,
dimostrando di non averne capito una virgola e facendo una gran confusione tra identità di genere e orientamento sessuale; ma quello che le interessa è offendere e fare battute sul collegamento “ovvio” tra
persone gay e virus hiv o su quanto è “ridicolo” pensare che due persone dello stesso sesso si possano amare e che altre decidano di fare una transizione di genere.
Ad un certo punto dell’intervento della Atzori, quando davvero ne avevamo abbastanza, una persona di noi è scattata in piedi ed ha interrotto la relatrice urlando cosa ne pensava di quell’esposizione di idee fasciste e omofobe spacciate per “scientifiche”. A ruota altri/e attivisti/e si sono alzati da varie parti della platea lanciando volantini tra il pubblico, urlando slogan e insulti verso gli organizzatori della conferenza e mostrando cartelli, fino a che sono stati/e trascinati/e fuori uno/a per uno/a dall’intervento della digos
che si è subito mobilitata per bloccare le persone che contestavano.
Anche nel percorso verso l’uscita trascinati/e dai poliziotti gli slogan sono continuati senza interruzione. Siamo stati/e infine identificati/e e rilasciati/e, soddisfatti/e di essere riusciti/e a interrompere la
conferenza e di non esserci rassegnati/e a un ruolo di critica passiva di fronte a chi ancora diffonde questo tipo di idee fasciste e sessiste.
Queste conferenze e iniziative che sono previste e stanno per tenersi in troppe altre città andrebbero contestate, disturbate e bloccate ogni volta, è il minimo che si meritano queste merde.
Femministe, queers e anarchiche/i
Corpi degenerati e felici contro l’eteronormatività
Ecco il testo del volantino lanciato e distribuito durante l’azione:
Siamo ingovernabili
Ci avete imposto l’eterosessualità
come solo modello di sensibilità, di sensualità e di sessualità.
I ragazzi amano le ragazze, le ragazze amano i ragazzi.
La vostra concezione dell’amore si è limitata alla procreazione
di carne da macello, mentre la nostra apparteneva già al mondo dei
desideri, del piacere, dell’affetto e delle stelle.
Inoltre non avete smesso di propagare l’odio dei queer,
l’odio delle differenze.
Ci avete bruciato, rinchiuso, cacciato, deportato, gasato, denunciato,
psichiatrizzato, studiato, ghettizzato, sperimentato, negato, poi
testato, contestato e detestato.
Il vostro eterosessismo non ha fatto che nutrire le nostre rabbie, il
vostro odio non ha fatto che abbellire i nostri amori.
Oggi più che mai non vogliamo la vostra sessualità benedetta, nè la
vostra normalità, nè la vostra noia, nè la vostra alienazione, nè la
vostra integrazione dentro questo sistema patriarcapitalista, razzista,
alimentato dalla dominazione degli uni sugli/sulle altri/e.
La vostra integrazione è la disintegrazione delle nostre passioni.
Non cerchiamo di imitare chi ha voluto costantemente reprimerci.
Le vostre immagini, i vostri clichès, i vostri orgasmi virtuali o
commerciali, non ci interessano.
I nostri amori e i nostri sentimenti non si normalizzano.
Non siamo capitalizzabili
Siamo ingovernabili.