Casus belly

aborto48La notizia di qualche giorno fa è in sintesi questa: “… Un Comune del nord dell’Inghilterra, vicino a Manchester, si rivolgerà alla Corte d’appello britannica per far dichiarare una donna colpevole di aver danneggiato, a causa dell’alcol che ha bevuto, il feto che portava in grembo. La bimba, che ora ha sei anni e vive in una casa protetta di proprietà dell’amministrazione pubblica, era già salita agli onori delle cronache nel 2011, quando un primo tribunale stabilì che il suo precario stato di salute era dovuto ‘a un crimine violento’ da parte della madre. Ma nello scorso dicembre la decisione era stata ribaltata da un tribunale amministrativo, che decise che la bambina non potesse essere ricompensata dalla donna, ‘in quanto un feto non è una persona e quindi non si può parlare di crimini contro la persona‘”.
Qui l’articolo per intero.
E’ una tristissima storia, ma fra tutte le tristezze che solleva, ce n’è una particolarmente odiosa, ed è la prima parte in cui si scrive del Comune, ovvero la municipalità, l’amministrazione, l’autorità pubblica, la rappresentanza dei/le cittadini/e… che chiede la condanna della donna.
Ricorda tanto quelle storie passate di caccia alle streghe quando era l’autorità civile che, dopo quella ecclesiale,  interveniva direttamente come braccio secolare a comminare le sentenze, spesso di morte, e ad eseguirle con il rogo.
Forse l’amministrazione, vuole rifarsi per il mantenimento della bambina in una struttura di sua proprietà o forse vuole creare un precedente, in un’ottica di spending review, perchè si arrivi alla normazione di quello che puoi o non puoi bere, mangiare, dire, fare… in gravidanza. Che squallore!
E poi c’è, come sempre, intorno alle donne, il fantasma del feto=persona con la condanna in mano; per assassinio se lo abortisci, per ‘crimine violento’ se non ti comporti bene.
Sì, c’è anche chi si ‘comporta male’, prima, durante e dopo la gestazione, ma la responsabilità resta sua e invocare la sanzione sociale attraverso una norma di legge sul comportamento durante la gravidanza, fortifica quell’osceno pensiero  che vede la donna come contenitore e come tale non si deve -e non deve-  rompere.
La responsabilità nasce dalla consapevolezza e dall’autodeterminazione, e queste sono possibili quando i soggetti sono liberi; tutto l’incontrario di quello cui vuole arrivare il Comune vicino a Manchester.

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