Per biologia o per legge
Qualche giorno prima che la sentenza della Consulta bocciasse il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40, in un articolo su La Stampa, a partire dal caso di una coppia che in India aveva acquisito un ovulo, affittato un utero e portato bambino o bambina in Italia come figlio proprio, si argomentava di quanto la tecnologia cambiasse il concetto di madre.
Ed è più o meno quello intorno a cui si sta discutendo adesso a proposito dello scambio di embrioni all’ospedale Pertini dove l’errore anagrafico ha interferito con il processo tecnologico generando la domanda colossale su chi siano i genitori: genetici o biologici, chi mette l’informazione o chi la sviluppa, la integra, la partorisce?
Un bel problema che, al di là delle “soluzioni” che verranno trovate, sancisce comunque ciò che si osservava anche nell’articolo citato più sopra, cioè che La maternità (ma anche la paternità) non è più un fatto naturale, ma un fatto «istituzionale».
Una cosa questa, che sappiamo da lungo tempo; una cosa che demanda al diritto, di riconfigurare ciò che in modo abominevole avrebbe peraltro dovuto fare la legge 40….
Tutt’ora comunque la nostra estraneità ed insoddisfazione restano piene per quanto tutto sia ancora appiattito tra la logica della ministra Lorenzin con il suo, a dir poco, mussoliniano, “grande piano nazionale per la fertilita‘” e le manovre procreatiche intorno ai corpi ed agli uteri legittimate da desideri di eredità genetica, di figli a tutti i costi ecc. in un percorso veramente intricato nel quale emergono nettamente soltanto i divieti e le sanzioni morali e le acquisizioni tecologiche non mutano di una virgola, anzi, forse peggiorano, la mistica della maternità nella quale questo paese è impegolato.
Dalla rete abbiamo recuperato questo scritto di Olivia Fiorilli prodotto in occasione di un seminario dell’anno scorso con Barbara Duden. Lo riproponiamo perchè ci sembra interessante riprendere proprio quelle considerazioni, quelle intersezioni incasinate e complesse che però sono indispensabili perchè la riproduzione e la maternità possano essere meno destinazione “naturale”, meno traffico “istituzionale” e più scelte autodeterminate.