25 aprile
Se dovessimo fare una fotografia di oggi, giornata della liberazione dal nazifascismo, guardata dalla nostra bio-regione, dovremmo parlare dell’osservazione di un processo di assopimento della memoria e di lenta domesticazione insieme.
Che l’uno è confacente all’altro.
Che ci azzecchino le rappresentazioni istituzionali militarizzate e sempre più di copertina, i fuochi tricolori dal castello di Udine, la prolusione del sindaco piddino tutta “libertà, giustizia, democrazia…” con le sue piccole-grandi opere in project financing gran moda della finanza predatoria del momento e del partito, la repressione che anche in una cittadina come Udine si fa sentire sempre più incalzante…, con lo slancio dei tanti e delle tante nella battaglia per la libertà dalla dittatura; si capisce sempre meno.
Quest’anno c’è stato il “caso” Bella Ciao, cioè del prefetto di Pordenone che ne aveva in un primo tempo proibito l’esecuzione, un’assurdità talmente assurda che ha permesso perfino a personaggi come Lodovico Sonego senatore Pd, quello che da queste parti portava in firma ai sindaci il suo protocollo TAV, quello le cui orecchie risuoneranno ancora dei cacerolazi di protesta contro l’alta velocità nella bassa friulana…; ecco: quello oggi può darsi una ritoccatina e farsi bello e battagliero chiedendo l’allontanamento del malaccorto prefetto pordenonese. Al seguito, a proporre la penalità al prefetto anche la sellina Serena Pellegrino, quella tanto presa per il Cie di Gradisca che forse non ha ancora realizzato che probabilmente pesto lo riapriranno…. sì, ciao.
Bella ciao invece è stata cantata, a Udine, pure su stimolo del sindaco “Celebriamo dunque la Resistenza. E sentitevi liberi di intonare “Bella ciao” in questa piazza” ha detto, portando anche quella che, per un caso o per un altro, è diventato l’inno della Resistenza, dentro la rappresentazione istituzionale che, se va bene, predica bene per un giorno, questo, e razzola male per tutto il resto.
Per questo non ci piace.
Perchè questo processo di domesticazione inizia con la perdita graduale del carattere originario: l’antifascismo non mantenuto come eredità e memoria e non attualizzato contro i nuovi fascismi, da quelli ormai organici al regime tipo casapound e company a quelli esercitati in proprio dalle istituzioni quando censurano e reprimono portando a compimento un processo di ibridazione che fa dell’antifascismo una rappresentazione di facciata che di resistenza non ne tiene proprio nessuna.
Le compagne della Coordinamenta titolano “Chiara, partigiana di oggi”; Chiara è una ragazza arrestata ed incarcerata con imputazioni pesantissime con altri tre NoTav colpevoli soltanto di resistere alla devastazione della Val Susa ad opera del Tav.
Sono loro i/le partigiani di oggi, e noi, ricordando le/i partigiani di ieri, con loro dobbiamo essere solidali.
Questo è stato il nostro 25 aprile, ieri, oggi e domani.