Li diamo o non li diamo?
La corte di giustizia europea ha stabilito che un ovulo manipolato ma non fecondato può essere brevettato a fini industriali.
Una cosa nuova perchè eravamo rimaste alla sentenza del 2011 quando l’ovulo non fecondato era equivalente ad un embrione e perciò non brevettabile.
Così nel giro di tre anni siamo passate dall’embrione al non embrione, dall’intoccabile al brevettabile.
Dalla morale della chiesa all’interesse dell’industria.
Questo grazie ad un piccolo gioco di prestigio che spiega Giulio Cossu, docente di Medicina rigenerativa all’Università di Manchester: “L’ovulo femminile non può essere brevettato di per sé, così come non potrebbe essere brevettata alcuna altra parte del corpo; la brevettabilità va invece intesa come riferita ai prodotti della ricerca ottenuti utilizzando anche degli ovuli, a patto, come stabilisce la Corte, che non siano fecondati“… ecco, basta farci qualcosa, lavorarci sopra, una scossa elettrica, bzz bzz e diventano di proprietà.
Noi siamo tutt’altro che entusiaste, a differenza di Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni la quale plaude alle nuove possibilità di ricerca, quelle sulle quali ha puntato la International Stem Cell Corporation che ha tanto pressato per questa sentenza.
Gli ovuli rappresentano un materiale biologico di non facile reperimento, stanno dentro il corpo delle donne; lì vorranno andare a prenderli, con le leggi ed il consenso, e forse no; con l’inganno e la manipolazione, e forse sì…
Noi saremmo propense a non darli; nostro il corpo. Nè della chiesa, né della scienza.