La mamma di Baltimora in trasferta a Milano
In questi giorni la mamma di Baltimora, quella che stando alla foto e ai commenti avrebbe rispedito a casa a suon di scappellotti il proprio figlio manifestante nei riot di quella città è stata evocata più volte anche nelle contrade di Milano.
Oggi a Milano avremmo bisogno di tante mamme di Baltimora — Daniela Santanchè (@DSantanche). Tweet della pasionaria dell’ordine pubblico e famigliare.
Battaglioni di mamme al posto della celere disse Beppe Severgnini a Myrta Merlino denaturando già il gesto di quella donna che, come spiegò poi, andava a difendere il figlio dalla polizia violenta che ti mena e ti ammazza con spudorata baldanza….È il mio unico figlio. E alla fine della giornata non voglio che diventi un altro Freddie Gray. Così ha detto.
Evocata nella Milano di ieri è un’altra storia. Non è la paura di una madre per il proprio figlio, è l’autorità di una madre applicata nell’ impedirti di manifestare nel modo che hai scelto.
La mamma qui diventa forza dell’ordine, sostituta poliziotta, agente autorizzata con potere di sberle e reclusione ai domiciliari.
Per carità! E’ un modo come un altro dei media per farti discutere di tutt’altro che delle ragioni per cui un* protesta, si incazza, spacca.
La cerimonia è sempre quella: che non abbiamo già visto Genova?
Puoi essere migliaia a marciare pacificamente che nessuno ti fila, puoi spaccare la vetrina di una banca e diranno che hai devastato la città. Null’altro. Anzi, se proprio proprio il potere può scegliere, preferisce la seconda modalità; delle volte perfino se le inventa: sempre Genova e le molotov alla Diaz…
La repressione è una gran cosa quando devi nascondere le sporche manovre economiche e politiche sulla pelle di tutt*.
Vogliamo passare al dettaglio il baraccone Expo? Quello tagentizio è riassunto qui, poi c’è tutto il resto ben esposto nei dossier NoExpo.
Il giornalista (ma sono ancora degn* di questo nome?) che si affanna a far dire al ragazzo intervistato che “E’ giusto spaccare tutto” che così poi il titolo si sposa bene con il trend del momento.
Pensate che uno così si affannerà mai ad intervistare ragazzi e ragazze ingaggiati per lavorare sottopagati o a gratis nell’enorme ipocrisia dello spettacolo in corso? Chiederà mai: … secondo te, è giusto che ti spacchino il futuro e la vita, frantumati dalla precarietà o al nulla ai quali sei condannat*?
Esaltano la mamma che ti rispedisce a casa. Quante sono invece quelle e quelli che hanno urlato la loro rabbia e disperazione per i figli morti di tumore, per l’ambiente velenoso, quello sì devastato nel quale sono costrette a vivere, senza che se le fili nessuno?
Chi-devasta-chi-e-cosa, è sempre una buona domanda.
Se la giornata di ieri avesse un titolo, sarebbe: Ipocrisia.
Quella dello spettacolo sul quale si costruiscono tonnellate di retorica e quella racchiusa nelle parole di Mattarella a condanna della violenza teppistica a suo dire tanto più esecrabile in quanto rivolta contro un evento che ha come obiettivo la nutrizione del pianeta, la lotta alla fame e alla denutrizione e un ordine mondiale fondato su una maggiore equità tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo… ??
Siamo seri: ma davvero qualcun* può credere che Expo abbia come obiettivo la nutrizione del pianeta, la lotta alla fame e alla denutrizione????
Ecco, se ci credessimo, le nostre madri dovrebbero proprio mollaci sonori ceffoni.