Noi partecipativi
No, non parliamo male dell’Egitto, perchè per certi aspetti, -i peggiori-, gli si assomiglia molto.
Succede che Roberta Chiroli, da laureanda in antropologia alla Cà Foscari di Venezia raccoglie il materiale in Val Susa nel movimento No Tav poiché ha deciso di fare una tesi dal titolo: “Ora e sempre No Tav: identità e pratiche del movimento valsusino contro l’alta velocità”.
Questa l’accusa, peraltro imputata anche ad un’altra ricercatrice, poi assolta, è formulata a seguito della manifestazione del 14 giugno 2013 alla quale le due studiose avevano partecipato.
Che dire? Una vera persecuzione di regime, demenziale nell’accusa, assurda nella condanna.
Come osserva Marco Aime qui:… ciò che è ancora più inquietante è l’idea che si possa essere puniti per avere partecipato a una manifestazione in veste di osservatori e per di più studiosi. Fatte le ovvie debite proporzioni e rimanendo sul livello del principio, non siamo distanti da ciò che è accaduto a Giulio Regeni, che da studioso cercava di indagare sui movimenti sindacali anti regime. … Già…
L’invenzione del “noi partecipativo”, lanciato da un loro accanito e persecutorio, come sempre vuole fare terra bruciata attorno a chiunque osi approcciarsi al NoTav, è un mònito, un manganello, una sentenza sulla testa. Con i mezzi del potere.