Fame di giustizia, grido di libertà

Ebru Timtik è morta dopo 238 giorni di sciopero della fame.

 Lei, avvocata che combatteva per i diritti umani, che difendeva le donne curde dai soprusi del potere turco e difendeva i condannati delle proteste di Gizi Park era stata condannata a più di tredici anni per terrorismo. Questo è il modo in cui il potere si libera dei suoi oppositori; li condanna con processi sommari, senza prove provate, negando la possibilità di una difesa che non sia di facciata. Lei chiedeva un processo equo, ma nella Turchia di Erdogan ci si accanisce anche sugli avvocati perchè così si colpiscono due persone, il legale e l’assistito. Lo spiega bene Chiara Cruciati sul Manifesto del 29 agosto: “… Sono atti di terrorismo giudiziario: si limita il diritto alla difesa degli oppositori se i legali hanno paura di difenderli…. come se ci fosse concorso di reato… definendo il legale non neutro ma ‘organico’ al reato…”.

Ebru non ha avuto paura ed ha avuto tanto tanto coraggio. Come lei, il suo collega Aytac Unsal, anche lui in sciopero della fame, e come lei e prima, i componenti del Yorum Grup, musicisti cui il regime di Erdogan ha proibito di esibirsi perchè il potere della musica contro il potere, deve essere silenziato, annichilito. Alcuni del gruppo furono arrestati, anche loro per terrorismo; la cantante Helin Bölek è morta quest’anno dopo 288 giorni e Mustafa Kocak è morto dopo 297 giorni di sciopero della fame, avevano 28 anni. Con loro e per la stessa causa in maggio è morto anche Ibrahim Gökçek, 40 anni.

Il “Erdoganistan”, come scrive Umberto De Giovannangeli qui, va così; “un Paese senza libertà né diritti, retto da un regime islamo-nazionalista che sfruttando uno pseudo golpe ha realizzato il disegno che covava da tempo: risolvere manu militari il problema curdo, azzittire la stampa indipendente, riempire le patrie galere di giornalisti, avvocati, professori universitari, funzionari pubblici, attivisti dei diritti umani, parlamentari dell’opposizione”.

E mentre le azioni di distruzione e occupazione del Curdistan continano con gli incendi delle foreste per insediare presidi militari, e lo stupro delle donne per insediare poteri coloniali, Erdogan continua a giocare il suo ruolo di gendarme delle frontiere d’Europa.

Perciò la democratica Europa sorda muta e cieca su cotanti crimini, pure lo paga perchè continui ad esercitarli, basta che non apra “i rubinetti” dei migranti, in particolare di quelli che fluirebbero per la rotta balcanica.

Nel 2016 era stato pagato 6 miliardi di euro dalla Ue per il ruolo di contenimento di milioni di sfollati soprattutto siriani che poi gli è tornato comodo “ricollocare” a nord della Siria in territorio curdo. Un’opportuna operazione di “ingegneria demografica” per fiaccare ogni resistenza.

Perchè le persone, per il potere, non contano nulla. Contano voti nell’ipocrita Europa, contano zero nella dittatura sultanato di Erdoganistan e quando rivelano la verità, vengono cancellate.

Viva Ebru! Ci sembra bello salutarla con un “Bella Ciao” degli Yorum Grup.

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