Nucleare: prendiamoli da piccoli
“Prendiamoli da piccoli…”
Così deve aver pensato Mariastella Gelmini ministra dell’istruzione per la nuova scuola di regime quando, a proposito del nucleare, ha espresso codeste parole: “fare una corretta informazione sui rischi, che sono davvero limitati. Riteniamo che il nucleare debba entrare a pieno titolo anche nelle conoscenze dei ragazzi". Da ciò l’ancella governativa si prefigge di mettere a punto una task force di primo intervento: “per offrire al Paese conoscenze approfondite su un tema propedeutico a scelte politiche”.
Eppure, -la spocchiosetta forse non lo sa-, ma il nucleare entra già a pieno titolo nelle conoscenze dei ragazzi, soprattutto di quelli che abitano vicino alle centrali, in forma di leucemie e cancro e alza la numerazione di un 117% in più rispetto ai normali valori sul pallottoliere statistico dei brutti mali. Questo lo narra uno studio commissionato dal Governo Tedesco (Ufficio Federale per la Protezione dalle Radiazioni). Se sapete il tedesco: qui. Se sapete l’inglese: qui.
Così l’ampio respiro della conoscenza nel prossimo futuro sedimenterà nelle duttili menti degli alunni insieme con polluzioni nucleari e inquinamento tradizionale ovvero le vecchie polveri sottili, monossido di carbonio, formaldeide, biossido di azoto, ozono, funghi, batteri e allergeni. Le scuole di Udine, già nel 2005 erano le più inquinate d’Europa.
In ogni caso, -dal locale al nazionale-, se non ti coglie il radionuclide o la formaldeide, e il tetto non ti cade sulla testa. (già successo), il sapere elementare e medio si esercita nel 44% di edifici senza certificazione di idoneità statica, nel 57 per cento che non ha il certificato di prevenzione incendi; in 20 su 100 che non hanno impianti elettrici certificati e 45 che non avrebbero nemmeno il certificato di agibilità.
Però tutti avranno la loro ora di nucleare perché di questo si preoccupa la ministra precettrice e propedeutica delle radiazioni.
Gli altri si ripresenteranno al secondo quadrimestre, dopo le regionali, adesso non se la sentono.
Noi siamo qui in attesa di sapere se il nanocurie ci coglierà alle spalle in arrivo da Monfalcone, fortunata cittadina dove dalle aeree fibre d’amianto appare come in sogno un carcere galleggiante come il vascello fantasma sul pelo dell’acqua (ma cosa mangiano prima di andare a dormire?) o ci splenderà in fronte quando guardando a nord-ovest ascoltiamo l’antica eco degli spari al poligono del Dandolo in quel di Maniago.
Prima o poi soddisferanno anche il nostro desiderio di conoscenza. Ai piccoli col libro; ai grandi, più testoni e protestatari, col manganello.
Così deve aver pensato Mariastella Gelmini ministra dell’istruzione per la nuova scuola di regime quando, a proposito del nucleare, ha espresso codeste parole: “fare una corretta informazione sui rischi, che sono davvero limitati. Riteniamo che il nucleare debba entrare a pieno titolo anche nelle conoscenze dei ragazzi". Da ciò l’ancella governativa si prefigge di mettere a punto una task force di primo intervento: “per offrire al Paese conoscenze approfondite su un tema propedeutico a scelte politiche”.
Eppure, -la spocchiosetta forse non lo sa-, ma il nucleare entra già a pieno titolo nelle conoscenze dei ragazzi, soprattutto di quelli che abitano vicino alle centrali, in forma di leucemie e cancro e alza la numerazione di un 117% in più rispetto ai normali valori sul pallottoliere statistico dei brutti mali. Questo lo narra uno studio commissionato dal Governo Tedesco (Ufficio Federale per la Protezione dalle Radiazioni). Se sapete il tedesco: qui. Se sapete l’inglese: qui.
Così l’ampio respiro della conoscenza nel prossimo futuro sedimenterà nelle duttili menti degli alunni insieme con polluzioni nucleari e inquinamento tradizionale ovvero le vecchie polveri sottili, monossido di carbonio, formaldeide, biossido di azoto, ozono, funghi, batteri e allergeni. Le scuole di Udine, già nel 2005 erano le più inquinate d’Europa.
In ogni caso, -dal locale al nazionale-, se non ti coglie il radionuclide o la formaldeide, e il tetto non ti cade sulla testa. (già successo), il sapere elementare e medio si esercita nel 44% di edifici senza certificazione di idoneità statica, nel 57 per cento che non ha il certificato di prevenzione incendi; in 20 su 100 che non hanno impianti elettrici certificati e 45 che non avrebbero nemmeno il certificato di agibilità.
Però tutti avranno la loro ora di nucleare perché di questo si preoccupa la ministra precettrice e propedeutica delle radiazioni.
Gli altri si ripresenteranno al secondo quadrimestre, dopo le regionali, adesso non se la sentono.
Noi siamo qui in attesa di sapere se il nanocurie ci coglierà alle spalle in arrivo da Monfalcone, fortunata cittadina dove dalle aeree fibre d’amianto appare come in sogno un carcere galleggiante come il vascello fantasma sul pelo dell’acqua (ma cosa mangiano prima di andare a dormire?) o ci splenderà in fronte quando guardando a nord-ovest ascoltiamo l’antica eco degli spari al poligono del Dandolo in quel di Maniago.
Prima o poi soddisferanno anche il nostro desiderio di conoscenza. Ai piccoli col libro; ai grandi, più testoni e protestatari, col manganello.