Di chi parliamo quando parliamo di stalking?

Parlare di stalking va bene perché porta alla luce un comportamento nocicettivo grave, perché rende evidenti prepotenze che vanno stoppate, perché mette in chiaro distorsioni socioculturali ataviche… perché è importante che la vittima non sia lasciata sola, perché trovi il coraggio e l’appoggio per ribellarsi; ma, dal momento che davanti alla parola stalker, nella maggior parte dei casi c’è l’articolo maschile “lo”, è ancora più importante parlare a chi e di chi ne è l’agente operativo. La medicina, deve puntare a rinforzare il sistema immunitario, certo,  ma soprattutto ad annientare il virus. Avrà voglia il volenteroso “Osservatorio nazionale sullo stalking” di parlarne a 360° a cominciare da quel “mia” che i ragazzini imparano a pronunciare assieme all’apprendimento sociale della loro identità di genere ancora sintonizzata sulle frequenze del vecchio patriarcato?

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