Piccolo compendio di crudeltà
E’ l’idea che viene leggendo questo terribile articolo di cronaca. Un tale decide di ammazzare la moglie e non ci riesce.
Tenta di soffocarla più volte, schianta la macchina con lei dentro, incendia la macchina con lei dentro…. ma lei sopravvive.
Arrestato dice: “non la sopportavo più e poi non mi ha lavato la tuta del calcetto”.
E’ la tuta del calcetto non lavata che va nel titolo a rendere questo mancato femminicidio assurdo, grottesco, barbaro.
Eppure ci evoca una realtà in cui le donne dovevano obbedire e lavorare per il marito, tenerlo alimentato, lavato e stirato. La morale diceva che non si doveva ammazzare per quel lavoro non eseguito, ma se per quello il marito disprezzava, insultava, picchiava, per amore della famiglia e dei figli si sopportava e si taceva.
Un altro articolo del Messaggero Veneto di oggi ci ricorda che quella realtà è ancora un passato che non passa e che in famiglia c’è violenza continua.
Allora, il dirigente della squadra mobile ci spiega che questa violenza riguarda tutte le fasce sociali, che non è determinato da dipendenze e che non è culturale nel senso che gli uomini violenti al 90% sono italiani.
Vero, solo che in realtà invece è veramente culturale nel senso che è proprio la cultura di quel 90% di universo umano nazionale maschile, ma talvolta anche femminile, che alimenta questa violenza proprio con la retorica e la morale della famiglia che in Friuli, come da molte altre parti, va sempre alla grande.
E se si arriva a concepire di uccidere qualcun* perchè non lo/la si sopporta più senza pensare che ci si può separare senza grandi tragedie, molte volte è perchè quel retaggio culturale così ben cullato nelle sacrestie stordisce ancora come la pallonata di un rigore in testa; se poi si è anche rincoglioniti per il calcetto, non c’è speranza.