Celebrare e consumare
ma anche normalizzare, addomesticare, vendere, svendere.
Declinazioni delle manovre intorno alla vita materiale ed ideale delle persone che ci hanno lasciato un’eredità intellettuale etica poetica o politica.
Un dono prezioso da amare, difendere e coltivare nel rispetto e nella continuità.
O materia prima di appropriazione (spesso indebita) da ri-lavorare e risistemare e fagocitare in nome di una divulgazione generalista istituzionale, paraistituzionale, per circoli, circuiti e senza cortocircuiti… per carità, che piaccia a tutt* e non urti nessun*.
Un modo per ricavare quella moneta che si chiama visibilità, per confezionare l’evento, lo spettacolo, la celebrazione che annichilisce, consuma ed uccide ciò che di più vivo lascia la persona che se ne è andata.
Poesia, follia o anarchia.
Federico Tavan lo avevamo salutato qui, immaginando le celebrazioni a venire.
Sono venute e le abbiamo contestate.
Noi continuiamo a ricordarlo e viverlo.