Rubis di màz!
E’ un’esclamazione friulana; sta per “cose da pazzi” o qualcosa del genere.
Torniamo a parlare di ogm di cui faremmo volentieri a meno, ma le ultime cose sono proprio lì, tra il paradossale e il demenziale…
Una è la soluzione, piuttosto arzigogolata e complicata per tenere sotto controllo gli ogm attraverso una tecnica che permette di eliminare -a comando- o in determinate variazioni ambientali, le sequenze di DNA inserite. Serve, per prima cosa, per proteggere il segreto industriale per le modifiche coperte da brevetto e poi, potrebbe servire ad evitare problemi in caso di rilascio accidentale nell’ambiente. Una specie di ogm a scomparsa insomma… gjave e mèt, in friulano.
Ecco, neanche presentato il progetto, già sarebbe stata utile la sua applicazione.
Accade infatti che in Francia, l’agnello di nome Rubis ingegnerizzato presso l’INRA (Institut national de recherche agronomique) con la green fluorescent protein (GFP) propria di alcune meduse, al fine di rendere la sua pelle fluorescente, per, non si è capito quale errore, è finito nel macello degli agnelli “normali” e la sua carne venduta in una “normale” macelleria.
Sì, mangiare carne è triste, ma questa storia è ancora più triste…. al punto che fa perfino meno impressione il Fidenato redivivo che oggi ricompare sulla stampa con un’altro stratagemma. Questo giro, lui e il suo consulente scientifico Taboga, si sono infilati nella scia di AMIGA il progetto di ricerca europeo sull’impatto ambientale delle piante gm e perciò, sempre i campi di Colloredo di Montealbano diventano il sito in campo aperto dei compiti a casa.
Poi, infine, c’è anche un po’ di positivo: sono stati assolti gli attivisti di Greenpeace che nel 2010 avevano interferito con la semina di ogm a Vivaro. Viva!