6.000 a 2.000: indovinate chi perde di più ai tempi della crisi
"…Nel 2009, secondo i dati Istat, la forza lavoro femminile è diminuita di ben 6 mila unità e quella maschile solo di 2 mila….".
Dal Messaggero Veneto del 29.05.2010
L’allarme della Cgil: le donne in fuga dal mercato del lavoro UDINE. Sono 5.500 le nuove disoccupate del 2009, mentre un totale di 6
mila donne ha rinunciato definitivamente a cercare un altro impiego. La
crisi, dunque, colpisce soprattutto le donne
In tre modi diversi, secondo il segretario della Cgil, Franco Belci. «Un po’ perché sono loro le prime a essere licenziate, un po’ perché con la diminuzione del reddito hanno difficoltà ad accedere ai servizi e anche perché la disoccupazione giovanile ricade sulle famiglie e quindi sulle mamme». Ieri il convegno “Per una cittadinanza compiuta delle donne”, proposto dalla Cgil all’Enaip di Pasian di Prato, per parlare proprio di disoccupazione al femminile. «Va costituita una piattaforma – ha detto a un pubblico fatto soprattutto da donne – che consenta di perseguire una serie di iniziative locali dedicate alle donne».
Nel 2009, secondo i dati Istat, la forza lavoro femminile è diminuita di ben 6 mila unità e quella maschile solo di 2 mila. Il tasso di disoccupazione femminile è rimasto stabile al 6,4% e quello maschile è salito al 4,5%. «Esiste ancora un problema culturale – ha continuato Belci – che dà importanza alla donna soprattutto per il suo corpo e non per quello che pensa. Da qui la necessità di intervenire». Il problema sollevato ieri mattina è che tante donne non vedono prospettive di reimpiego nel breve periodo.
«La risposta pubblica – ha continuato Belci – non può fermarsi agli ammortizzatori sociali, ma bisogna rafforzare gli strumenti di politica attiva sul mercato del lavoro come formazione e programmi di ricollocamento». Le difficoltà aumenterebbero con la manovra nazionale.
«Con i tagli a regioni ed enti locali – ha detto – o i servizi costeranno di più o saranno tagliati». Ma anche con le scelte locali. «I servizi vanno rafforzati – ha aggiunto – il bonus bebè è un contributo una tantum, sarebbe meglio dare continuità a questi servizi, magari più posti in asilo nido a prezzi ridotto, le risorse sono poche e vanno meglio distribuite».
Tra gli altri dati, emerge che dal 55,5% del 2008, infatti, il tasso di occupazione femminile in Fvg è sceso al 54,1% dello scorso anno. In pesante flessione anche il tasso di attività, che a fine 2009 si attestava al 57,8%, contro il 59,4% del 2008. (i.g.)