Psicopatologia quotidiana dei quotidiani
Sembra che sia stata veramente una liberazione per i giornali locali poter parlare finalmente di un delitto di donne senza reticenze, senza freni, senza inibizioni; tanto è vero che uno dei nostri quotidiani locali come il Messaggero Veneto ne parla a piene pagine già da giorni con un’esplosione nel giorno di mercoledì in cui ben otto giornalisti, sulla bellezza di quattro facciate, compongono i loro pezzi tutti intenti a sviscerare i lati luminosi e oscuri della vicenda.
La vicenda è quella che abbiamo riportato con i vari articoli qui: un uomo di Gorizia uccide a bastonate, in tempi diversi, due “escort di lusso”. Così identifica le vittime la cronista del TG regionale, che non ama la parola donne. Il nostro corregionale poi, le finisce con i dardi di una balestra, le spoglia e nasconde i corpi sotto venti cm di terra ai piedi di un viadotto. Viene catturato. Prima dice di averle uccise per rapina, poi perché voleva essere il loro protettore ma loro lo hanno rifiutato.
Molte donne vengono picchiate, maltrattate e uccise perché rifiutano le imposizioni degli uomini, ma di questo, sappiamo, la stampa se ne cura poco, male o niente affatto.
Qui invece! Una grafomania, una logorrea, quasi una goduria mediatica. Perché?
Perché lui, se pur anonimo uomo della porta accanto è un tremendo serial killer, è il mostro contro il quale nella messa di domenica al paese dove era andato a vivere, si farà l’esorcismo. Non è il marito che uccide la moglie, (come, uno fra i tanti, quello di un anno fa nelle ridenti montagne carniche) del quale si può solo bisbigliare a bassa voce con il prete che chiama al silenzio e la comunità che sposa subito le teorie degli esperti di raptus e depressione, per poi chiuderla in breve con un articolo in cronaca.
E loro, le vittime, sono escort, prostitute, sono “di quelle”; come dice o pensa la gente; prima di essere donne sono il mestiere che fanno e allora via con interviste a colleghe che praticano un mestiere così pericoloso: “… dopo questa vicenda si sente meno sicura? ….lascerà questo lavoro? …non ha paura?”.
Avete mai visto un giornalista incaponirsi a fare queste domande ad una donna minacciata o picchiata dal marito che fa il semplice “mestiere” di moglie, fidanzata o ex; status, che, stando alle statistiche, oggi è molto più a rischio di quello di accettare incontri da sconosciuti? Nooo, non è cosa.
Qui invece! Qui siamo su un pianeta altro, dove vivono creature come i killer seriali e le escort, possiamo guardarli con la lente del giudizio sociale per vedere quanto sono diversi e lontano da noi, in sostanza, per rassicurare noi stessi di quanto siamo meglio di loro.
Per carità, il paese è rimasto agghiacciato dall’aver dato domicilio al mostro, infatti il sindaco ha subito invocato più lampioni, più telecamere e vigilanza nei casolari abbandonati; i curiosi passano in visita davanti alla sua casa, e i gitanti si spingono fino al pilone del viadotto a vedere la tomba delle sue vittime… Ne avrà uccise altre, con quella dannata balestra che un giornalista si è premurato di indagare e scrivere che costa 100 euro? Sarà l’avvincente giallo dell’estate. Che culo! E che colpo per le forze dell’ordine che lo hanno catturato! Nei telegiornali il volto sorridente del capitano Pasquariello (ma guarda! quello dello sgombero del CSA di Udine, il nostro punto materiale di autogestione e autodifesa!) ad illustrare la concertazione dei militari in campo; i giornali non mancano di ricostruire l’epica caccia all’uomo con i disegnini, le freccette e tutto quanto… peccato che il merito in realtà vada al fratello disperato di Diana Alexiu, una delle due donne uccise; l’unico ad insistere fino allo sfinimento perché qualcuno iniziasse a cercare la sorella scomparsa. Gli interstizi della cronaca tanto gloriosa dicono che senza quell’ostinato fratello Diana e Ilenia sarebbero rimaste semplicemente due prostitute scomparse per le quali si erano già scritte due righe, così, en passant tempo addietro. Ecco, chi se ne cura di loro, nuda vita?
E’ andata diversamente, l’assassino è stato preso e altre donne si sono salvate; se ne può parlare e se ne parlerà in lungo e in largo, per tutte le altre volte che non se ne è parlato e non se ne parlerà. Un’operazione generale di purificazione sociale, un lavaggio della coscienza a marcare, con fiumi di inchiostro, il confine tra il mostro e l’uomo normale, la prostituta e la donna; a sancire che chi uccide è un killer seriale e chi viene uccisa è “una di quelle“. Un esorcismo eccellente; parlare tanto di quello per non parlare di altro, a preservazione e perpetuazione dei nostri femminicidi quasi quotidiani ad opera di uomini tanto normali, solo un po’ depressi che uccidono con mezzi più moderni o più antichi di una balestra, donne che, come Diana e Ilenia pretendono di esercitare il diritto alla loro autodeterminazione.
Ne avessimo visto uno di uno di questi giornalisti ai numerosi présidi che abbiamo fatto per denunciare le violenze contro le donne. No, cosa contano le donne che denunciano le violenze contro le donne nell’in-formazione che per suo mestiere deve mettere in forma il sentire comune della realtà? Nulla finchè si vuole che la realtà sia fatta di uomini che uccidono le donne, salvo, al momento opportuno, accusarne uno per, psicopatologicamente, giustificarne cento.
La vicenda è quella che abbiamo riportato con i vari articoli qui: un uomo di Gorizia uccide a bastonate, in tempi diversi, due “escort di lusso”. Così identifica le vittime la cronista del TG regionale, che non ama la parola donne. Il nostro corregionale poi, le finisce con i dardi di una balestra, le spoglia e nasconde i corpi sotto venti cm di terra ai piedi di un viadotto. Viene catturato. Prima dice di averle uccise per rapina, poi perché voleva essere il loro protettore ma loro lo hanno rifiutato.
Molte donne vengono picchiate, maltrattate e uccise perché rifiutano le imposizioni degli uomini, ma di questo, sappiamo, la stampa se ne cura poco, male o niente affatto.
Qui invece! Una grafomania, una logorrea, quasi una goduria mediatica. Perché?
Perché lui, se pur anonimo uomo della porta accanto è un tremendo serial killer, è il mostro contro il quale nella messa di domenica al paese dove era andato a vivere, si farà l’esorcismo. Non è il marito che uccide la moglie, (come, uno fra i tanti, quello di un anno fa nelle ridenti montagne carniche) del quale si può solo bisbigliare a bassa voce con il prete che chiama al silenzio e la comunità che sposa subito le teorie degli esperti di raptus e depressione, per poi chiuderla in breve con un articolo in cronaca.
E loro, le vittime, sono escort, prostitute, sono “di quelle”; come dice o pensa la gente; prima di essere donne sono il mestiere che fanno e allora via con interviste a colleghe che praticano un mestiere così pericoloso: “… dopo questa vicenda si sente meno sicura? ….lascerà questo lavoro? …non ha paura?”.
Avete mai visto un giornalista incaponirsi a fare queste domande ad una donna minacciata o picchiata dal marito che fa il semplice “mestiere” di moglie, fidanzata o ex; status, che, stando alle statistiche, oggi è molto più a rischio di quello di accettare incontri da sconosciuti? Nooo, non è cosa.
Qui invece! Qui siamo su un pianeta altro, dove vivono creature come i killer seriali e le escort, possiamo guardarli con la lente del giudizio sociale per vedere quanto sono diversi e lontano da noi, in sostanza, per rassicurare noi stessi di quanto siamo meglio di loro.
Per carità, il paese è rimasto agghiacciato dall’aver dato domicilio al mostro, infatti il sindaco ha subito invocato più lampioni, più telecamere e vigilanza nei casolari abbandonati; i curiosi passano in visita davanti alla sua casa, e i gitanti si spingono fino al pilone del viadotto a vedere la tomba delle sue vittime… Ne avrà uccise altre, con quella dannata balestra che un giornalista si è premurato di indagare e scrivere che costa 100 euro? Sarà l’avvincente giallo dell’estate. Che culo! E che colpo per le forze dell’ordine che lo hanno catturato! Nei telegiornali il volto sorridente del capitano Pasquariello (ma guarda! quello dello sgombero del CSA di Udine, il nostro punto materiale di autogestione e autodifesa!) ad illustrare la concertazione dei militari in campo; i giornali non mancano di ricostruire l’epica caccia all’uomo con i disegnini, le freccette e tutto quanto… peccato che il merito in realtà vada al fratello disperato di Diana Alexiu, una delle due donne uccise; l’unico ad insistere fino allo sfinimento perché qualcuno iniziasse a cercare la sorella scomparsa. Gli interstizi della cronaca tanto gloriosa dicono che senza quell’ostinato fratello Diana e Ilenia sarebbero rimaste semplicemente due prostitute scomparse per le quali si erano già scritte due righe, così, en passant tempo addietro. Ecco, chi se ne cura di loro, nuda vita?
E’ andata diversamente, l’assassino è stato preso e altre donne si sono salvate; se ne può parlare e se ne parlerà in lungo e in largo, per tutte le altre volte che non se ne è parlato e non se ne parlerà. Un’operazione generale di purificazione sociale, un lavaggio della coscienza a marcare, con fiumi di inchiostro, il confine tra il mostro e l’uomo normale, la prostituta e la donna; a sancire che chi uccide è un killer seriale e chi viene uccisa è “una di quelle“. Un esorcismo eccellente; parlare tanto di quello per non parlare di altro, a preservazione e perpetuazione dei nostri femminicidi quasi quotidiani ad opera di uomini tanto normali, solo un po’ depressi che uccidono con mezzi più moderni o più antichi di una balestra, donne che, come Diana e Ilenia pretendono di esercitare il diritto alla loro autodeterminazione.
Ne avessimo visto uno di uno di questi giornalisti ai numerosi présidi che abbiamo fatto per denunciare le violenze contro le donne. No, cosa contano le donne che denunciano le violenze contro le donne nell’in-formazione che per suo mestiere deve mettere in forma il sentire comune della realtà? Nulla finchè si vuole che la realtà sia fatta di uomini che uccidono le donne, salvo, al momento opportuno, accusarne uno per, psicopatologicamente, giustificarne cento.