L’8 marzo la propaganda, il 9 marzo il sangue
L’8 marzo la propaganda, il 9 marzo il sangue.
Sulle donne.
L’8 marzo la lega ha fatto il suo show a gazebi piantati in tutte le città di provincia ha regalato alle donne la penna antiaggressione, lo spray al peperoncino che vaporizza bensì tutta la strumentalità, l’ipocrisia e la sciatteria del partito padano nell’incarnazione friulana, nei confronti delle donne.
Il 9 piombano sulla coscienza di chi ce l’ha i risultati della sua politica. Prevedibilissimi, voluti, perseguiti, ricercati. Gestiti come ricatto politico dentro il governo regionale: la chiusura degli ambulatori per clandestini in cambio della sottoscrizione del nuovo piano sanitario.
Ce l’hanno fatta, Tondo è rotolato ai loro piedi, Kosich o chi per lui firmerà e noi vediamo le prime vittime.
Le donne.
Accade a Pordenone dove una donna africana rischia di morire per un aborto autoprocurato per evitare strutture sanitarie che avrebbero potuto denunciarla e portarla al Cie e quindi all’espulsione in quanto clandestina.
Buon otto marzo anche a te sorella dell’Africa, nella giornata della “sicurezza in rosa” quando il Carroccio ti stritola sotto le sue ruote perché non ti riconosce come donna del suo clan, non ti riconosce nemmeno come essere umano; puoi pure morire annegata o ammazzata o come ti pare.
Chi ti vede? Forse le associazioni e le culture illuminate che in questi giorni celebrano l’altra metà del continente nero con raffinate mostre e dotte prolusioni; si adoperano forse, almeno a parole perchè dal tuo orizzonte si allontani l’incubo del CIE dove altre come te vengono rinchiuse, violentate e offese?
E quelli che sono preoccupati della chiusura degli ambulatori, perché temono la diffusione di malattie extracomunitarie? Tanto per fare un esempio, quelli del pd, che realizzano quelli?
L’aborto non è contagioso, perciò nemmeno loro ti vedono.
Noi abbiamo occhi per vedere, cuore per sentire, rabbia per denunciare.
Sulle donne.
L’8 marzo la lega ha fatto il suo show a gazebi piantati in tutte le città di provincia ha regalato alle donne la penna antiaggressione, lo spray al peperoncino che vaporizza bensì tutta la strumentalità, l’ipocrisia e la sciatteria del partito padano nell’incarnazione friulana, nei confronti delle donne.
Il 9 piombano sulla coscienza di chi ce l’ha i risultati della sua politica. Prevedibilissimi, voluti, perseguiti, ricercati. Gestiti come ricatto politico dentro il governo regionale: la chiusura degli ambulatori per clandestini in cambio della sottoscrizione del nuovo piano sanitario.
Ce l’hanno fatta, Tondo è rotolato ai loro piedi, Kosich o chi per lui firmerà e noi vediamo le prime vittime.
Le donne.
Accade a Pordenone dove una donna africana rischia di morire per un aborto autoprocurato per evitare strutture sanitarie che avrebbero potuto denunciarla e portarla al Cie e quindi all’espulsione in quanto clandestina.
Buon otto marzo anche a te sorella dell’Africa, nella giornata della “sicurezza in rosa” quando il Carroccio ti stritola sotto le sue ruote perché non ti riconosce come donna del suo clan, non ti riconosce nemmeno come essere umano; puoi pure morire annegata o ammazzata o come ti pare.
Chi ti vede? Forse le associazioni e le culture illuminate che in questi giorni celebrano l’altra metà del continente nero con raffinate mostre e dotte prolusioni; si adoperano forse, almeno a parole perchè dal tuo orizzonte si allontani l’incubo del CIE dove altre come te vengono rinchiuse, violentate e offese?
E quelli che sono preoccupati della chiusura degli ambulatori, perché temono la diffusione di malattie extracomunitarie? Tanto per fare un esempio, quelli del pd, che realizzano quelli?
L’aborto non è contagioso, perciò nemmeno loro ti vedono.
Noi abbiamo occhi per vedere, cuore per sentire, rabbia per denunciare.
Perciò saremo a Pordenone Sabato alle 16,30 – P.tta Cavour