Schiave del potere

Kiki Smith: Still-SSOggi leggiamo che un signore di Cinisello Balsamo usava il garage come box adibito ad officina e stanza delle torture. Leggiamo che in quel box è stato trovato il corpo “sfigurato, incaprettato, torturato” di una donna romena di 23 anni che faceva la prostituta nella via lì vicino. Quel signore viveva con la madre e con la sorella. Certi uomini sono così, da alcune donne prendono o pretendono cura e affetti, ad altre riservano disprezzo, sfruttamento e talvolta inconcepibili orrori. Incapaci nel poco della meschinità quotidiana e nel tanto del potere che tortura.
Qualche giorno fa, una di noi ha letto il libro di Lydia Cacho: “Schiave del potere” e ce lo ha raccontato con una sua recensione; noi la riproponiamo qui, per tutt* , per combattere quel potere agito contro le donne che si annida in ogni angolo del globo, giù fino al box di Cinisello Balsamo.
Buona lettura.

Appena ho iniziato a leggere il libro “Schiave del potere”, ho immediatamente realizzato che Lydia Cacho parla in prima persona, la donna che ha percorso le orme dei trafficanti di schiave è proprio lei e quello che racconta nel suo libro è quello che ha tratto da due anni di inchiesta sul campo e non solo.
Questa consapevolezza è tanto importante quanto sapere che questa bella, coraggiosa e risoluta donna è una giornalista messicana, che nel 2005 ha scritto un libro “I demoni dell’Eden” nel quale denuncia i legami tra politica, classe imprenditoriale e pornopedofilia nel suo paese e che per questo è stata imprigionata e torturata illegalmente, ha subito attentati ed è da anni sotto protezione. Giornalista che ha dedicato la sua carriera alla lotta contro la pedofilia, la violenza sulle donne, vedi anche le indagini svolte in prima persona nel 2006 sugli omicidi e abusi su donne a Ciudad Juàrez.
É che non si può parlare del libro, “Schiave del potere”, senza sapere chi è che l’ha scritto, perché è appropriato, a parer mio, dare la giusta consistenza alle sue parole.
Nel libro, con sincera intimità racconta quello e quelle/i che ha incontrato nei suoi viaggi, fornendo nomi, numeri, protagonisti, connessioni, cronistorie, documentazioni, dinamiche, statistiche, opinioni, testimonianze illuminanti, sull’attuale situazione e lo fa con uno stile narrativo che rende la lettura accessibile a tutti e questo non è poco!
Il libro racconta il percorso compiuto seguendo le orme delle organizzazioni criminali che si occupano di tratta di bambine/i e donne; tragitto che ha condotto l’autrice in Turchia, Israele, Palestina, Giappone, Cambogia, Birmania,
Argentina, tracciando un quadro agghiacciante della cultura dominante nel mondo: “una cultura che si regge su valori misogini e patriarcali il corpo femminile è visto come un oggetto che può essere comprato, venduto, utilizzato e gettato via. Le donne sono educate a sottomettersi a determinate regole, e gli uomini istruiti a riprodurle senza metterle in discussione”.
Il libro inizia con il racconto del suo arrivo in Turchia per incontrare il suo informatore poliziotto. Leggendo si scopre che in Turchia ci sono lavoratrici del sesso registrate legalmente nei bordelli governativi e poi ci sono quelli illegali, i “bordelli
camuffati” [locali karaoke, night club o discoteche, centri benessere, saloni per massaggi, cybercafè, catene di alberghi, casinò] e poi ci sono le prostitute “indipendenti” e così partendo dalla situazione turca l’autrice inizia a fornire
spunti di riflessione sulla disquisizione tra legalizzare o abolire la prostituzione, riflessione che visita tutto il libro.
“Lo schiavismo richiede l’esistenza della prostituzione legale perchè sia sempre più difficile distinguere che cosa sia lecito e che cosa no?”. “Esatto signora ecco perchè ci sono tante persone interessate a fare pressione per regolamentare la prostituzione”.
“La speculazione filosofica sul significato della libertà, della scelta e dell’istigazione è diventata parte integrante delle argomentazioni usate dalle reti di trafficanti. Ho avuto modo di ascoltare questi discorsi dalle loro stesse bocche”.
“… le discussioni disinformate, sovraccaricate di emotività religiosa e morale sulla libertà sessuale, prevalgono su un dialogo serio, nel quale si analizzi l’impatto della diffusione della cultura occidentale e il ruolo che svolgono le leggi locali e nazionali …”
Il libro inoltre analizza i vari protagonisti [mafie, schiavisti, protettori, maitresse, famigliari, poliziotti, imprenditori, banche, funzionari governativi, magistrati, politici] che partecipano all’organizzazione, al mantenimento e alla perpetuazione
dell’industria del sesso nelle sue svariate proposte, fino a quelli che sono i fruitori finali e senza la cui domanda la prostituzione non esisterebbe: I CLIENTI
La diciassettenne fuggita dai suoi trafficanti a Ciudad Juàrez aveva fino 20 clienti al giorno, due terzi dei quali messicani e il resto statunitensi. Era stata costretta a fare sesso 6570 volte e solo il 10 per cento erano suoi clienti abituali.
Dove stanno quegli uomini? Sanno quale ruolo ricoprono in questa tragedia di dimensioni mondiali? La risposta è semplice.
Stanno nelle loro case con le loro mogli e i loro figli, con le loro fidanzate o con i loro compagni dello stesso sesso; nelle loro aziende rispettabili e nelle chiese, officiando o assistendo alla santa messa. Fanno politica nei congressi e nelle assemblee parlamentari locali e nazionali. Celebrano procedimenti giudiziari nelle aule dei tribunali e svolgono inchieste per i giornali più famosi. I clienti della prostituzione lavorano nelle scuole e nelle università, sono programmisti di siti web e calciatori, sono ovunque. Si vantano delle loro prodezze sessuali con gli amici, alla luce del sole e le descrivono in centinaia di forum online in oltre 20 lingue”.
E tra i migliori clienti come dimenticare i soldati e il capitolo 8. “L’esercito e la prostituzione” ce ne fornisce un’immagine esaustiva.
Victor Malarek (giornalista canadese, autore di libri sulla prostituzione e la tratta).
”La verità è semplice: se non ci fosse la domanda, la prostituzione non esisterebbe. La prostituzione non ha a che fare con la sessualità femminile: è una creazione dei maschi. Se gli uomini di ogni parte del mondo non andassero in cerca di sesso a pagamento, non ci sarebbe bisogno di rinchiudere, violare e assoggettare milioni di donne e bambine a questa esistenza disumanizzante … Se davvero vogliamo fare qualcosa riguardo alla prostituzione abbiamo bisogno di capire a fondo il ruolo dei clienti, e questi ultimi devono assumersi la responsabilità delle proprie azioni … la
prostituzione limita seriamente la possibilità di creare relazioni caratterizzate da uguaglianza rispetto e correttezza tra uomini e donne in ogni aspetto delle loro vite”.
Cacho “Essere donna, in questo ambito di ricerca, significa far parte delle “consumabili”, laddove essere uomo equivale a trovarsi dalla parte dei “consumatori”.
immagine: Kiki Smith“Schiave del potere” mostra come la globalizzazione delle reti criminali sia parte integrante del contesto imprenditoriale internazionale, che “per capire come funziona la schiavitù umana dobbiamo fare nostra l’idea che la mafia è un’azienda,
che la prostituzione è un’industria e che le donne, le bambine e i bambini sono il prodotto che viene venduto”; che “la criminalità organizzata che compra e vende schiave sessuali non è costituita da gruppi isolati, dispersi e nascosti … sono membri attivi di un’industria e come tali vanno studiati. Non bisogna cercarli sotto le pietre bensì tra avvocati, proprietari di locali, centri per massaggi, bar e ristoranti, così come bisogna indagare tra impresari di case produttrici di pornografia per adulti, proprietari di casinò, maquiladores e alberghi; che “le mafie più potenti operano in modo congiunto a livello mondiale; che “il prodotto che vendono le mafie, a vari livelli, è la protezione e usano la violenza come mezzo e non come fine”; che “la cosa più difficile è intuire le forme assunte dai confini fra ciò che è lecito e ciò che è illecito all’interno di un economia globale. In ambito criminale, come in ambito politico i confini sono invisibili, flessibili e permeabili”; che “ gli alleati dei trafficanti sono la povertà e una cultura che rende normali la prostituzione e la violenza sessuale sulle donne e bambine”; che “parte importante di questo sistema è rappresentato dalle principali religioni del mondo, che hanno esercitato un impatto enorme sulla costruzione del pensiero sociale nel corso della storia e sono i modelli di riferimento per riaffermare le norme e le regole sociali attinenti al comportamento e alle relazioni tra il genere maschile e quello femminile”; che “l’alterità gioca un ruolo centrale: quanto più un paese, o un gruppo sociale, è conservatore e religioso, tanto più chiude un occhio sullo sfruttamento sessuale di bambine, bambine e donne appartenenti ad altre razze, confessioni religiose o nazionalità”.
Potrei continuare per molto data la ricchezza del libro di Lydia Cacho, ma credo che sia sufficiente per invogliare a leggere “Schiave del potere”.

p.s. così se prima avevo la percezione che questo mondo faceva schifo, dopo aver letto il libro ne ho una convinzione
alquanto dettagliata.

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