Ci siamo perse qualcosa?

Sì, sì… la nuova campagna Wonderbra godibile via smartphone: un’app per la nostra protesi tecnologica,  un Wonderbra decoder con il quale, come dietro una tenda, puoi spogliare la modella.
L’antico desiderio dei ragazzini di cjalà femis crotis (vedere donne svestite) con gli strumenti del momento.
Poi ci siamo perse anche la campagna di una casa di liquori G-spirits: il distillato di donna.
Si tratta di bevande alcoliche, non di essenze, nonostante la lontana evocazione di “Il profumo” di Süskind, niente di così trucido; le prescelte si irrigano collo e tette con il wisky o altro che poi viene raccolto, imbottigliato e venduto per 150 o 180 dollari in più.
Dunque: in ambito mangio-bevo, il Body Sushi c’è già; adesso aggiungiamoci la donna barrique per l’affinamento del liquore.
La storia della donna contenitore è vecchia ed ha implicazioni filosofico pratiche ed epistemologiche molto più pesanti di quelle dell’utensileria da cucina; in ogni caso,  quella della donna al posto del piatto scalda vivanda, almeno per gli occidentali è abbastanza nuova, mentre quella del bere la donna è il nuovo osè del patetico universo sessuale da consumo maschile. Prosit.

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