Trova l’errore

La storia è presto detta: una madre con la figlia provano a rubare in un supermercato di Campoformido qualche scatoletta di tonno, due tazzine, un paio di mutande, il tutto per un valore di trenta euro. La figlia scappando, da una spinta alla cassiera che la rincorre, le due vengono poi catturate dai carabinieri che le inseguono. C’è il processo per rapina;  la pm, chiede una condanna di anni 3 di reclusione; praticamente un anno per ogni dieci euro di merce trafugata.
Il collegio giudicante condanna la madre ad un anno e 300 euro di multa e la figlia ha patteggiato una pena a dieci mesi e venti giorni e risarcito la somma di quindi euro.
Trova l’orrore: perchè se si possono invocare tre anni di carcere per qualche scatoletta di tonno e poche cose le unità di misura della giustizia e di chi in questo caso la amministra sono fuori calibro di brutto anche nella logica del chi ruba paga.
Lasciamo stare la banalità, non per questo meno vera, che c’è chi ruba alla grande ma sta in posti protetti dai quali può accedere ai nostri soldi, alla nostra salute, alle nostre vite, non bazzica nei supermercati.
Ecco un altro orrore: che chi ha uno straccio di lavoro, es. da commess* di supermercato, debba diventare vigilante e guardia antitaccheggio.
Ma poi, di che taccheggio parliamo? Il furto per fame.
Ah, caro De Andrè: ….Ci hanno insegnato la meraviglia/verso la gente che ruba il pane/ora sappiamo che è un delitto/il non rubare quando si ha fame.
….ora sappiamo che è un delitto/il non rubare quando si ha fame.

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