Norina ed Elena
Il cognome ci identifica amministrativamente ma anche di più, talvolta dà un nome al nostro spazio di provenienza; così quando sentiamo di quella donna uccisa dal figlio a Latina, sappiamo, prima di leggere il dettaglio della cronaca, che era friulana di Gemona.
E poi la cronaca ti dice il resto; Norina era immigrata, da Gemona a Latina, in coda a quel flusso dell’immigrazione dal Friuli verso l’agro pontino iniziato negli anni in cui fascismo si glorificava e si propagandava attraverso la “grande opera” per la quale reclutava lavoratori dalle regioni pi povere del paese.
Anche Elena, l’altra donna uccisa dal figlio di Norina era immigrata; lei dalla Romania a seguito di quel flusso infinito che fa sempre muovere chi spera qualcosa di meglio.
Poi c’è il figlio di Norina che prima uccide la madre, poi uccide Elena, ferisce gravemente suo figlio e di striscio il padre.
Fore per risentimento, forse per soldi, forse per un affitto non pagato, forse per altro, ma di sicuro per quell’imbarbarimento generale che percepiamo sempre di più nelle persone dove vediamo rimescolarsi frustrazioni, aspettative, miseria economica e miseria intellettuale, incapacità o preclusione di vie di fuga, implosioni, involuzioni autoritarie o autodistruttive … e distruttive dell’altro/a.
Questa cronaca è una cruda fotografia del presente con le sue genealogie, il suo passato disegnato sulla carta geografica degli spostamenti umani; è la mappa di un paesaggio psichico sempre più devastato, un retroterra che, se vede in un forcone il solo attrezzo del suo aggiustarsi, di certo non avrà futuro.
… Poi opportunisticamente, si può spiegare tutto con un impulso di follia.
Ma anche la follia ha una sua storia.