Acqua di SELtz
Prendete l’immagine qui a fianco; l’estetica e bucolica immagine botticelliana a corredo di un tema alquanto complesso ed articolato come quello del “dominio” su donne e natura; focalizzate in particolare il tema “violenza sulle donne”; mettete tutto nella prospettiva dell’ecofemminismo ed avrete costruito, se pur non benissimo, un “modulo” non convenzionale di dissertare sull’argomento che dopo tanti femminicidi sembra essersi posato sui padiglioni auricolari della “gente comune”.Poi provate ad immaginare quali figure potrebbero esporre su questo tema a partire dal concetto di “dominio” e poi andate a guardare la seconda parte della locandina
che è questa qui a fianco: non che gli argomenti sopra esposti debbano essere appannaggio di qualcun* e non di altr*; ma quando quest* altr* si presentano come: onorevole parlamentare di SEL, sindaco di Udine (uscente e ricandidato alle elezioni comunali), candidat* di SEL alle regionali, candidati di SEL alle comunali, membro del coordinamento nazionale di SEL, e la sigla dell’iniziativa è il logo di SEL con la formula delle recenti elezioni politiche: “con Vendola”, la perplessità è d’obbligo ed il pensiero più legittimo è che la cosa è confezionata per accreditare i candidati di SEL per le prossime elezioni.
Insomma una semplice operazione di packaging elettorale dove ci si infiocchetta un po’ per essere più presentabili all’appuntamento con l’urna.
I risultati di queste operazioncine sono affari loro, ci incuriosisce però questa novità dell’”ecofemminismo” che per come è piazzato lì sembrerebbe essere il luogo di enunciazione, l’ambito di riferimento e di pensiero dal quale i/le convenuti/e analizzano la violenza sulle donne.
Di “ecofemminismi” ultimamente ce ne sono diversi, e questo è anche un bene perchè significa che ognun* lo elabora e lo arricchisce a partire dalla propria storia e diversità, ma parliamo di elaborazioni all’interno del movimento che ha un back ground nel femminismo (e come potrebbe essere altrimenti?) nell’antifascismo, nell’antisessismo, nell’antispecismo, nel queer… e per quanto ci riguarda anche nell’etnofemminismo (*), non è sicuramente il femminismo tinteggiato di verde con il prefisso “eco” per renderlo più gentile, più accettabile, più addomesticato più presentabile all’appuntamento del 21-22 aprile.
No, veramente…! Non scherziamo, l’ecofemminismo istituzionale No…, non fosse per il semplice fatto che l’analisi del dominio che sta alla base di un serio presupposto ecofemminista non può prescindere dalla considerazione dello Stato come struttura di dominio per eccellenza.
Poi, possiamo discutere di tutto,ma senza prendere in giro nessun*; senza a darla a bere con iniziative nelle quali l’ecofemminismo non sta legato nemmeno col filo di fiaro.
(*) Intendiamo con questo termine l’essere femministe a partire dal proprio essere in un luogo, dalla propria lingua…, dalla propria ontologia senza per forza rinnegarla o mitizzarla; anzi, facendone un punto di autocoscienza fondamentale per costruire la propria autodeterminazione.