Le vuvuzelas del femminicidio
Non è un virus, non è uno squilibrio ormonale, non è un disturbo bipolare, non è metereopatia, non è un eccesso di passione al quale gli uomini vanno soggetti… no.
La passione e la morte che le donne subiscono per mano degli uomini è qualcos’altro.
E’ una sonorità, onde acustiche che pervadono l’aria con il loro messaggio a volte sussurrato nell‘intimità delle case, a volte gridato nel rumore delle ossa che si rompono, infiocchettato nel fraseggio dei talk show, sublimato nel vojeurismo delle pubblicità, salmodiato nelle prediche sulla moralità, ritmato financo nelle sentenze giurisprudenziali… tanti strumenti per suonare un’unica nota; dieci, cento mille vuvuzelas moleste che ripetono lo stesso vuvuuuuuuuu: le donne devono sottostare, le donne devono obbedire, le donne si possono possedere, le donne si possono picchiare, le donne si possono ammazzare.
E’ uno spartito rudimentale costruito dalla sottile arte del dominio nel corso dei secoli ma tutto sommato rimasto invariato perché ha sempre trovato bocche pronte a soffiare nello strumento e apparati uditivi pronti a recepirlo e a ripetere ed eseguire con gli strumenti a portata di mano, una parte o tutta la sequenza.
Col coltello, l’ultimo di queste ore, per la strada a Napoli, con la magnum quello di ieri; il trentenne biologo da 110 e lode che non può tollerare una ragazza di 16 anni che gli dice di no; con la spranga quello che ammazza a Bari Chiara che va al lavoro… e così via ogni giorno di ogni anno, anche se i giornali ne parlano raramente perché molto più di frequente soffiano anch’essi la loro vuvuzela; quella online del vojeurismo con le loro “colonne sporcaccione” per tenere su anche l’occhio dell’uomo che legge e soffiano volentieri sul cartaceo anche la trombetta giustificazionista del rapus di follia, del delitto passionale, della femmina provocatrice…….mai sopito vuvuuuuu che sibila sempre rasoterra pronto ad essere sollevato come la polvere quale scusante perfetta a coprire il delitto e a proteggere il colpevole.
Ma chi ha prodotto il suono più molesto, quello che per quanto ci riguarda, ha fatto arrivare il nostro udito fin quasi alla soglia del dolore è stata la Corte di Cassazione con quella vergognosa sentenza della non punibilità per chi picchia la moglie se questa non viene intimidita dalle botte del marito.
La passione e la morte che le donne subiscono per mano degli uomini è qualcos’altro.
E’ una sonorità, onde acustiche che pervadono l’aria con il loro messaggio a volte sussurrato nell‘intimità delle case, a volte gridato nel rumore delle ossa che si rompono, infiocchettato nel fraseggio dei talk show, sublimato nel vojeurismo delle pubblicità, salmodiato nelle prediche sulla moralità, ritmato financo nelle sentenze giurisprudenziali… tanti strumenti per suonare un’unica nota; dieci, cento mille vuvuzelas moleste che ripetono lo stesso vuvuuuuuuuu: le donne devono sottostare, le donne devono obbedire, le donne si possono possedere, le donne si possono picchiare, le donne si possono ammazzare.
E’ uno spartito rudimentale costruito dalla sottile arte del dominio nel corso dei secoli ma tutto sommato rimasto invariato perché ha sempre trovato bocche pronte a soffiare nello strumento e apparati uditivi pronti a recepirlo e a ripetere ed eseguire con gli strumenti a portata di mano, una parte o tutta la sequenza.
Col coltello, l’ultimo di queste ore, per la strada a Napoli, con la magnum quello di ieri; il trentenne biologo da 110 e lode che non può tollerare una ragazza di 16 anni che gli dice di no; con la spranga quello che ammazza a Bari Chiara che va al lavoro… e così via ogni giorno di ogni anno, anche se i giornali ne parlano raramente perché molto più di frequente soffiano anch’essi la loro vuvuzela; quella online del vojeurismo con le loro “colonne sporcaccione” per tenere su anche l’occhio dell’uomo che legge e soffiano volentieri sul cartaceo anche la trombetta giustificazionista del rapus di follia, del delitto passionale, della femmina provocatrice…….mai sopito vuvuuuuu che sibila sempre rasoterra pronto ad essere sollevato come la polvere quale scusante perfetta a coprire il delitto e a proteggere il colpevole.
Ma chi ha prodotto il suono più molesto, quello che per quanto ci riguarda, ha fatto arrivare il nostro udito fin quasi alla soglia del dolore è stata la Corte di Cassazione con quella vergognosa sentenza della non punibilità per chi picchia la moglie se questa non viene intimidita dalle botte del marito.
E’ come se la Suprema Corte avesse detto: “si può!”. Si può, si può, si può… se la donna alza la testa si può…. Vuvuuuuuu, una bella sonorità, un bel messaggio per molti; un ammonimento per tutte: obbedite, subite, tacete. Non alzate la testa, non alzate nemmeno un dito; già…, perché di recente una donna che ha osato mostrare il dito medio al marito dal quale si stava separando, è stata riconosciuta colpevole dai supremi giudici. Come avrebbero giudicato se le parti fossero state invertire? Come avrebbero potuto emettere un dispositivo in coerenza con quello precedente? Non avrebbero potuto perché la coerenza si esprime solo in un senso: a favore del maschio.
Sonorità. Messaggi. Lasciapassare, salvacondotti per le molestie, la violenza, il delitto.
Perché molti uomini si sentono autorizzati a punire la donna che li rifiuta? “L’ho uccisa perché mi ha rifiutato” questo ha detto l’assassino che l’altro giorno ha preso a calci e pugni Anna Maria per poi strangolarla. Il vuvuuuuuuuu di approvazione socioculturale non suggerisce nientaltro che: do it! Fallo! Fallo, poi ti puoi pure suicidare perché eseguita la sentenza, ricevuta soddisfazione, non sai più cosa fare perché le orecchie non hanno mai ascoltato altre musiche, altre sonorità se non quelle del dominio e del possesso. Altri intanto emetteranno il loro fiato modulato negli strumenti massmediatici e giuridici per difendere e giustificare la tua azione come un momento di sbandamento, una momentanea follia, una meteropatia… qualsiasi cosa affinchè il dominio possa continuare e le donne continuino ad essere picchiate e a morire.
Perché molti uomini si sentono autorizzati a punire la donna che li rifiuta? “L’ho uccisa perché mi ha rifiutato” questo ha detto l’assassino che l’altro giorno ha preso a calci e pugni Anna Maria per poi strangolarla. Il vuvuuuuuuuu di approvazione socioculturale non suggerisce nientaltro che: do it! Fallo! Fallo, poi ti puoi pure suicidare perché eseguita la sentenza, ricevuta soddisfazione, non sai più cosa fare perché le orecchie non hanno mai ascoltato altre musiche, altre sonorità se non quelle del dominio e del possesso. Altri intanto emetteranno il loro fiato modulato negli strumenti massmediatici e giuridici per difendere e giustificare la tua azione come un momento di sbandamento, una momentanea follia, una meteropatia… qualsiasi cosa affinchè il dominio possa continuare e le donne continuino ad essere picchiate e a morire.
In ogni caso comunque, per quanto soverchiante e onnipresente sia il suono delle moleste e funeste trombette, chi si mettesse d’impegno potrebbe anche ascoltare i messaggi che provengono da altri mondi, come il nostro, guarda un pò quello delle femministe, dove le donne valgono, non per pubblicità, ma per quello che sono, pensano, e fanno.
Ma no, meglio aggregarsi alla massa dei ripetitori di vuvuuuuuuu; salvo poi, come è d’uso in questo periodo soprattutto da parte di illuminati/e intellettuali, scribacchini e giornalisti, al prossimo femminicidio, nascondere la trombetta dietro il sedere e con boccuccia a culo di gallina chiedere: “ma dove sono le femministe?”. Beh; stanno cercando di otturarvi la trombetta e sturarvi le orecchie, semprechè non continuate a censurarle.
Ma no, meglio aggregarsi alla massa dei ripetitori di vuvuuuuuuu; salvo poi, come è d’uso in questo periodo soprattutto da parte di illuminati/e intellettuali, scribacchini e giornalisti, al prossimo femminicidio, nascondere la trombetta dietro il sedere e con boccuccia a culo di gallina chiedere: “ma dove sono le femministe?”. Beh; stanno cercando di otturarvi la trombetta e sturarvi le orecchie, semprechè non continuate a censurarle.