L’universo parallelo delle lavatrici di macchine
Tempo fa, qui, avevamo commentato l’iniziativa del signor Savian, che, con il suo autolavaggio sexi ha deciso di ripetersi, ma noi no, perciò aggiungiamo ancora qualcosa e poi basta; lasciamo alla stampa i periodici articoli di carattere riempitivo parasimpatico, tanto vacui quanto deprimenti.
Buttiamo giù ancora qualche spunto perché questa volta proviamo a guardare la cosa, invece che lato fruitore (il bavoso) del servizio, guardando alle ragazze pagate per effettuarlo.
Intanto speriamo pagate adeguatamente per interpretare un oggetto di desiderio abbinato all’altro oggetto di identificazione e passione prevalentemente maschile che è l’auto. Chi mai riuscirà a scindere il sodalizio immaginario tra auto lussuosa costosa sportiva/donna, pupa, “gnocca” ammiccante? L’una è componente dell’altra, tanto quanto il vecchio detto: “donne e motori…” è componente dello stereotipo sessista di questa società.
Il giornale propone, a fruizione dei meno fortunati, le foto dell’evento. Le guardiamo e pensiamo che non c’è niente di diverso da tutti gli altri mestieri finalizzati a titillare quel tipo di immaginario, peraltro tanto pompato (in termini di fisicità femminile) da televisioni, campagne pubblicitarie ecc. con diverse sfumature di attività o passività da perte delle “attrici“; dalla soubrette puramente decorativa, alla barista sexi, alle ragazze della lap dance, alle esibizioni delle car washers… A modo suo, un universo parallelo cui spesso, qualità fisiche permettendo, si ricorre per una parvenza di reddito; e da questo punto di vista, potrebbe diventare anche l’unico universo lavorativo praticabile (e, stando alle cronache, anche molto praticato, per esempio la lap dance per pagarsi l‘università) qualora questo miserabile mondo di banchieri e speculatori continua a farti pagare crisi di cui non sei responsabile.
Ma vi si può ricorrere anche per il semplice piacere di incarnare quel tipo di immaginario; oppure per un più autoreferenziale piacersi perché si piace, più o meno coscienti o partecipi del gioco di evocazione e seduzione sul cofano lucente e schiumoso.
Motivazioni sicuramente diverse e varie che si interfacciano con quella parte di universo maschile che esprime invece un desiderio monocorde e prevedibile configurato dentro il miserrimo e claustrofobico quadretto della fidanzata (o moglie) lasciata a casa per andare a salivare lascivamente all’autolavaggio del signor Savian.
Sempre il vecchio schema della puttana e della madonna riconfigurato nella più innocente offerta di “un momento di divertimento e aggregazione dove non c’è nulla di male in quello che facciamo, è un modo per stare in amicizia assolutamente originale e unico nel suo genere».
Originale veramente.