Notizie a lunga conservazione
e ad alto rendimento. Se c’è una cosa che ci fa incazzare dopo la violenza contro le donne, è la sua strumentalizzazione.
C’è il Messaggero Veneto che dal 26 novembre, giorno x della notizia; di una donna segregata in casa, maltrattata e picchiata dal marito in quel di S. Daniele, non fa passare giorno senza un articolo nel merito, una locandina di amplificazione, un video di illustrazione, un commento e via discorrendo.
Perchè il reo è un marocchino. Fosse stato un friulano, ne siamo certe, non ci sarebbe stato tutto questo accanimento visivo e discorsivo.
C’è un video che si intitola “Ecco la casa degli orrori” in cui i carabinieri mostrano una foto con un tavolino rovesciato e qualche oggetto sparso in terra, c’è la giornalista che a quattro giorni di distanza, ancora indugia su quella foto e ci costruisce sopra un pezzo poetico immaginifico con “Profumo di spezie e ordine: ecco l’appartamento lager”; fosse stato brovada e muset la poesia sarebbe venuta meno…. e poi c’è il sindaco che inquadra ancora meglio fatti e persone: «Ci sono persone che arrivano da noi, trovano accoglienza e non lavorano, vivono alla giornata. Una persona così –afferma – non ha motivo di rimanere. Non abbiamo bisogno di loro. Le persone che arrivano nel nostro Paese devono meritarsi di rimanere. Non si regala niente».
No, indubbiamente; sembra di sentire le parole d’ordine delle manifestazioni e delle azioni dei fasci di qualche tempo fa a Udine. E’ quello il perno attorno al quale gira anche la valutazione della violenza contro le donne; se sia o meno utile a sostanziare un discorso antiimmigrazione. E questo fa vomitare.
E poi, complimenti alle giornaliste che nella foga vojeuristica del persistere sul luogo del delitto, non si chiedono nemmeno il nome della vittima; che, paradossalmente, di lei poco importa.
A lei, donna senza nome, la nostra vicinanza e solidarietà.