La repressione delle larghe intese
La fotografia della situazione attuale è presto fatta:
dopo che la finanza che si è divertita con capitali virtuali e ha scaricato le voragini di debito sul capitale reale, il capitale reale si riassesta, come è d’uso, su maggiore sfruttamento di tutto ciò che è sfruttabile e colonizzabile fino alla schiavitù: donne, uomini, ambiente.
La politica istituzionale, per sua natura, appoggia, difende ed alimenta questo processo perchè da questo derivano anche i benefici che riesce ad ottenere come casta;
“Guarda, qualsiasi cosa io possa fare conta su di me… ” disse Cancellieri a Ligresti per la parente incarcerata; “…. ha ha ha…”, ride Vendola con Archinà per la “scena fantastica” in cui l’ex responsabile relazioni istituzionali dell’Ilva con “scatto felino” strappava il microfono al giornalista che tentava di interrogare Riva sui tumori della gente di Taranto, … già, perchè chi non è del giro può pure schiattare, morire, in carcere o fuori, ma soprattutto deve pagare, pagare e pagare una crisi della quale non è responsabile.
E poi arriva la repressione.
Perchè chi ha capito queste semplici cose, si ribella e ribellarsi è giusto.
L’aumento della repressione poliziesca alla quale stiamo assistendo e che stiamo subendo è il messaggio: nessuno deve disturbare i manovratori.
E’ il messaggio preventivo che manda lo Stato alle sue cittadine e cittadini; che nessun* si sogni di organizzare proteste che non siano altro che un blando sfogatoio addomesticato e innoquo che nessuno si filerà.
Udine; quello che è accaduto l’altra sera lo leggete qui; scene, soprusi ed abusi che nemmeno in un conclamato stato di polizia ancora si erano viste.
Intimidazioni a futuro monito, schedature preventive, denunce fondate sul nulla, sceneggiate agite per fustigare ragazze e ragazzi, studenti che potrebbero essere in piazza a rivendicare il diritto al futuro che giorno per giorno viene loro cancellato.
E’ un messaggio agli studenti, a tutt* noi.
Che, noi forse non lo sappiamo quanto queste larghe intese abbiano avviluppato le donne nel domopak come vittime da proteggere con decreti securitari che auspicano nientaltro che altra repressione?
Repressione peraltro quasi inutile perchè la violenza contro le donne non è una questione emergenziale ma culturale e ridurre le donne a larve da imboccare è pur quella una strategia per non vederle sulle piazze a rivendicare autodeterminazione e incazzatura quando ad agire violenza contro di loro sono magari pure le forze dell’ordine. – ricordiamo a mò di esempio i manganelli calati in Val Susa o gli stupri nelle caserme.
Allora, sabato 23 a Udine ci sarà una manifestazione contro la repressione;
ci saremo anche noi, per dire che se la possono mettere via, loro e il loro stato di polizia.
Con Kabu, con le studentesse e gli studenti, con tutt* quelli che si ribellano, sempre.