Alpin jò mame… La penna sul cappello, l’inchiostro nel cervello
I fatti sono questi: a tutt’oggi 11 maggio, almeno 200 denunce di donne molestate in vario modo alla 93esima adunata degli alpini del 5-8 maggio a Rimini.
Non una di meno Rimini sta raccogliendo le testimonianze e rilancia con una contro adunata.
L’ANA dice che alle forze dell’ordine non è stata presentata alcuna denuncia, come dire che perciò il fatto non sussiste. Stop.
Oppure, se proprio proprio, c’è sempre la teoria dell’infiltrato: quelli che , approfittando del mega assembramento si sono mescolati con un cappello d’alpino posticcio per allungare mani, lingue e quant’altro in libertà…
Che la fallocrazia come governo dei sogni appartenga a tutte le classi professionali e sociali come scrive Giulio Cavalli su Left, è pur vero, ma è ancora più vero che: metti insieme un mega assembramento di divise, ornamenti e simboli di corpo, e avrai stimoli di rinforzo e garanzia di protezione per l’azione molesta. E’ la logica del branco, una logica che ha sempre trovato casa nella realtà militarista.
Gli alpini non fanno eccezione, né, nel caso di Rimini, si tratta di casi isolati; a quell’adunata c’erano cartelli con scritto “Viva la gnocca”, “Arrivano gli alpini figa a nastro” e si scandivano motti del tipo “Stiamo sempre sulle cime, ma quando scendiamo a valle attente ragazzine”.
Feccia patriarcale che a Rimini è affiorata in leccate, strattonamenti, palpate, frasi oscene, simulazione di atti sessuali….Tutto l’armamentario di ciò che svilisce una persona collocandola ontologicamente nella categoria di oggetto sessuale. Per chi la vive è un’esperienza brutta, una sensazione bruttissima che trova sbocco non certo nella denuncia di militi ignoti che tali resteranno, ma nella denuncia sociale e nella lotta collettiva e individuale, perché in questo caso sono le donne ad essere intoccabili, non il corpo militare degli alpini.
Quello stesso corpo che intende festeggiare la propria memoria, nella data del 26 gennaio giorno della battaglia di Nikolajewka del ’43, battaglia condotta all’interno di una guerra di aggressione in cui gli alpini combattevano per l’Italia fascista alleata di Hitler.