Archive for the ‘Femminismo’ Category

Culicidi

venerdì, Dicembre 13th, 2013

femm58Sarebbe Culicidae, la famiglia delle zanzare, ma ci va bene italianizzato per via di un’altra assonanza per accennare ad una trasmissione, quella di Radio24 “La zanzara” che sembra essere specializzata nell’estrapolare il peggio possibile dalle persone che intervista. Oppure è specializzata nel trovare persone che hanno soltanto il peggio da dire sicchè si ascolta, si polemizza, si discute a livello di culicide; tre gangli nervosi sì e no.
Oggi leggiamo delle esternazioni di quella meraviglia di Mirigliano,giornalista del Tg3 quella di “Sposati e sii sottomessa” che aggiunge altre perle programmatiche per la vita delle donne, tipo: se sei incinta devi essere costretta a partorire.
Come si eserciterà la costrizione, non è dato sapere; in ogni caso abortire deve essere proibito e non parliamo poi delle relazioni omosessuali; -sia lode a Putin- perchè i gay sono geneticamente modificati.
Parole di donna dop. Punture di zanzara: o ti gratti o tiri il flit.

Come i panda

mercoledì, Agosto 28th, 2013

femm57Ma davvero vogliamo essere una specie protetta?
Va bene che per farci calare nel ruolo certe pubblicità progresso per sensibilizzare l’opinione pubblica contro la violenza rappresentano spesso la donna con l’occhio nero…. Però, dopo che abbiamo capito urbi et orbi che il problema esiste, -che perfino il papa,  se gli scrivi che sei stata stuprata ti solidarizza-; che  la violenza, e le molestie ed il sessismo ecc. ecc. non si dovrebbero fare…. che fàmo?
Auspichiamo che ci sia creato un mondo a parte, off limits ai malintenzionati, con targhetta sulla porta for “damen” come nei cessi e come hanno pensato di fare su certi convogli delle ferrovie tedesche ed austriache?
Sarebbe piacevole sì, essere indisturbate, e non solo in viaggio; sempre, possibilmente.
Perciò non è il vagone rosa che deve essere creato, è tutto il resto del treno che deve darsi una sistemata.
Non ci è mai piaciuta questa politica ruffiana di parcheggi, vagoni, o seggi… insomma di piccoli mondi a parte.
Che poi si sa, le specie protette sono deboli, fragili e soprattutto hanno bisogno di protettori; insomma, niente da fare, questo treno  corre sempre sugli stessi binari del patriarcato.

La fica e il braccio di Dio

martedì, Luglio 23rd, 2013

femm56L’anteprima è nel titolo: “Spende 200 euro al primo appuntamento ma lei non gliela da: ragazzo la denuncia ai carabinieri“;
il succo è nell’occhiello: Lui le paga il cinema, ristorante e drink, ma lei non se la sente. Incredibile e triste la dichiarazione: “E’ uno schifo, se Dio ti ha fatto la f**a è perchè la devi dare, sennò ti faceva un altro braccio!”.
La controdeduzione assertiva,  a parità di linguaggio e asterischi è che se Dio ha fatto la f**a, ammesso che sia stato lui a farla, ci si fa quel ca**o che pare e piace e perciò il braccino in più non serviva.
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Acqua di SELtz

venerdì, Aprile 12th, 2013

femm54Prendete l’immagine qui a fianco; l’estetica e bucolica immagine botticelliana a corredo di un tema  alquanto complesso ed articolato come quello del “dominio” su donne e natura; focalizzate in particolare il tema “violenza sulle donne”; mettete tutto nella prospettiva dell’ecofemminismo ed avrete costruito, se pur non benissimo, un “modulo” non convenzionale di dissertare sull’argomento che dopo tanti femminicidi sembra essersi posato sui padiglioni auricolari della “gente comune”.Poi provate ad immaginare quali figure potrebbero esporre su questo tema a partire dal concetto di “dominio” e poi andate a guardare la seconda parte della locandina

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Sagesse oblige

lunedì, Aprile 1st, 2013

femm53Apriti cielo! Napolitano nomina 10 saggi tutti maschi e nessuna femmina.
Ravera si indigna e Zanardo chiede la nomina di un’altra decina di sagge femmine.
Che è ora di finirla,ci vogliono le donne!
Ci chiediamo di che genere fossero le tecniche Fornero, Severino e Cancellieri nominate in ministeri di non poco conto (e i risultati si vedono….), di che genere fossero quelle altre pidielline o quelle piddine ecc. e vorremmo risparmiarci i nomi che ci viene da ridere.
Si può pensare a donne sagge, più sagge, in una grottesca scala di saggezze di genere?
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8 marzo

venerdì, Marzo 8th, 2013

femm528MARZO – Donne, non accettate mimose dai politici!
Potrebbero averle pagate con i vostri soldi!!

Già…; se vi sono arrivate da  Kocijancic, capogruppo di Sel in regione, sicuramente sì perchè esso stesso si è dichiarato colpevole di aver commesso peculato con il fiore simbolo della festa della donna.
Altri consiglieri, –Les miserables-,qui in regione si sono fatti rimborsare anche l’acquisto delle scarpe, sicchè chi è a corto di argomenti si fa la campagna elettorale tutta di rimblazo sulla trasparenza; Debora docet, e le scarpe tentano di farle a noi con il TAV ecc. che,  -pecula o specula-, la politica, quella lì, è proprio una presa per il culo…per dirla alla Grillo.
Ma sì, possiamo anche fare a meno delle mimose, e, già che ci siamo, anche di Grillo, del governo e del papa!
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Gemellaggi

mercoledì, Febbraio 6th, 2013

noisiamoqui251Italia-India. Molto in comune. Stupri per esempio;  c’è chi si è molto scaldat* per gli stupri delle donne indiane ma è rimasto fredd* per gli stupri delle donne che si trovano in Italia; i media in genere, per esempio. Fedeli alla linea che il male è sempre altrove.
Oggi capita di leggere che i medici indiani lucrano sulla salute delle donne; neanche detto; basta sostituire indiani con italiani e il risultato non cambia.

Chi ha paura di Pinar

venerdì, Gennaio 25th, 2013

femm51il Potere! Lo stato turco che alla fine non sapendo più che montature architettare per annientarla, prova a nasconderla in una prigione costruendole intorno  una condanna a vita. Che ha fatto Pinar? Come scrivono le donne che domani a Roma saranno a manifestare sotto l’ambasciata turca: “ Pinar viene perseguitata perché non ha mai smesso di lottare contro il patriarcato, il militarismo e la violenza dello Stato turco, nonostante volessero intimidirla e ridurla al silenzio proprio con la minaccia di una pena esemplare.”
Perciò: La sua lotta è la lotta di tutte noi, la solidarietà è la nostra forza!
Pinar libera, tutte e tutti liberi!

Quando Anca dice No

mercoledì, Gennaio 2nd, 2013

Le parole di cui si rivestono i sentimenti, si sà, sono in alta percentuale verbalismo affettivo, l’amore poi, non ne parliamo, ne usa tutte le sfumature, dalle più idiote, modaiole, stereotipate  e vuote, alle più pesanti e infine ricattatorie.
Soprattutto quando minacciano (e attuano) gesti come quello di quel tale che si è dato fuoco sotto la finestra della ex fidanzata perchè lei non ne voleva più sapere di rimettersi con lui.
Poi, al solito, i giornali, dopo il 25 novembre, tanto sensibilizzati (sic!) alle violenze contro le donne, sono pronti a riprendere e rilanciare la frase clou dell’abbandonato pentito dell’estremo gesto e cioè che è stato un errore perchè “… lei non vale tanto”.
Così il Corriere mette nel titolo questa frase che oltre che essere l’esplicitazione di un palese ricatto, è anche misogina e sessista.
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Dice Rosi

lunedì, Ottobre 29th, 2012

«Penso che i posti di frontiera all’interno dell’Europa necessitino di un’analisi molto piú dettagliata. Lavoriamo ancora molto poco su questa categoria. La frontiera del Friuli Venezia Giulia è, a esempio, una fra le piú drammatiche, essendo stata teatro di ben due conflitti mondiali. Qui credo vi sia una ferita ancora aperta che rende molto piú doloroso pensare alle nostre differenze interne. Pensiamo alle lingue: il fascismo le ha annullate, ha proibito la lingua slovena, ha voluto cancellare quella friulana. Soltanto Pasolini, tra gli intellettuali, andò in controtendenza. Ora bisognerebbe riaprire in questa fase una riflessione pacata sul fatto che noi siamo i soggetti nomadi per eccellenza, che qui in questa frontiera la mistità è nel dna. Non c’è mai stato un momento in cui qui siamo stati di radice etnica pura, grazie al cielo. Non significa che siamo ibridi, ma che anzi siamo una cultura molto forte. Ne farei una ragione in piú per aprirci e fare spazio al mondo. Il soggetto nomade non è un soggetto privo di senso di appartenenza, anzi si sente appartenente a piú culture. Lo dice bene Virginia Woolf: “Io sono fissa però mi muovo”. Appartenenza è un miscuglio di registri affettivi, teorici, immaginari, molto profondi che ci permette di dire: questo è il territorio dove siamo nati e del quale ci sentiamo responsabili».

Da una intervista a Rosi Braidotti,  che trovate qui.

Autogestione che passione

domenica, Ottobre 28th, 2012

In questi giorni, grazie alla iniziativa de* compagn* di Pordenone, alla quale qualcuna di noi, se pur non continuativamente,  ha partecipato, abbiamo ripreso a pensare all’autogestione.
Tra le “vecchie” cose politiche archiviate, abbiamo trovato il testo di un nostro intervento alla “Fiera dell’autogestione” che si tenne a Padova nel ’94. C’erano dentro alcuni spunti che riteniamo importanti tutt’oggi; perlomeno come step dai quali riprendere; … un altro work-in-progress.
Lo riproponiamo con alcuni tagli ed aggiustamenti in quanto si tratta di una sbobinatura e quindi un trascritto con dei limiti ovvi legati al tempo in cui è stato prodotto ed alla pura trascrizione del parlato… in ogni caso, buona lettura.

INTERVENTO SUL FEMMINISMO E SULL’AUTOGESTIONE
Gruppo di ricerca Donne Libertarie Friulane DUMBLES

Abbiamo preparato un intervento che non è tanto l’illustrazione di una pratica, quanto l’invito a introdurre una riflessione che sia un presupposto per un discorso di autogestione.
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Una bella trama

sabato, Ottobre 20th, 2012

Una bella trama quella di ieri sera, costruita sul filo del lavoro e della narrazione di Donatella Cozzi.
Stanzetta al limite fisiologico di trenta persone, che è quello che al momento ci è possibile in termini di spazio, dai tempi dello sgombero del CSA di Via Scalo Nuovo.
Donatella ha fatto strada in quelle “Imperfezioni del silenzio” dalle quali, per chi li vuole cogliere, sfuggono segnali, storie, materia che ridefiniscono le persone nella loro rete di relazioni tra storie individuali legate a storie sociali.
Perchè ci sono “malattie” definite dalla società che in realtà la definiscono; in particolare nei confronti delle donne; oggi la depressione è un pò quello che era l’isteria di un tempo nella sua connotazione misogina e sessista.
Perchè poi la depressione, parola scritta e parlata dal corpo malato (che la madrelingua descrive con il suo repertorio sintomatologico, di cui molto al femminile, peraltro) è la spiegazione di molte cose che non si riesce e non si vuole spiegare (ed aggiustare) altrimenti.
E’ la “malattia” funzionale alla società del dominio nella quale il dolore deve essere “fluidificato”, mantenuto sottotraccia farmacologicamente, cronicizzato, che non diventi nè indicatore, meno che meno stimolo al cambiamento; che sia il mantenimento di una addomesticazione che non crea problemi… quante biografie femminili si leggono in questa dimensione!
E quanto viene oggi usata strumentalmente questa “patologia”… delle volte anche quasi a giustificazione degli uomini che uccidono le donne…
Insomma, le riflessioni sviluppate ieri, sulla guida della complessità antropologica, fanno pensare alla depressione un pò come una trama contro le donne e allora, si è detto, occorre tramare, tramare veramente vie di fuga. Per noi tramare ha il senso di tessere, così come riportato in una citazione del libro di Cozzi.
Ecco, a proposito del libro, attualmente difficile da trovare (abbiamo ordinato alcune copie e chi è interessat* ci può contattare al ns indirizzo: dumbles@inventati.org); Donatella, dopo aver sentito l’editore, ci dirà se potremo metterlo on line.
Intanto prepariamo la registrazione filmata dell’incontro da postare su questo blog.

Oggi non parliamo di femminicidio

venerdì, Ottobre 12th, 2012

oggi parliamo di un uomo, morto, forse per mano di una donna, la sua convivente.
Qui la cronaca.
Saltiamo tutte le pagine del quotidiano che, come al solito, quando sente che l’ordine sociale viene alterato,  fa intervenire sempre, dopo vicini, parenti, amici e conoscenti: il sindaco, il prete, l’esperto…
in questo caso di esperti ce ne sono due, anzi tre;  quello per l’alcolismo (perchè lui, ma, si sibila, anche lei, bevevano parecchio), quella per l’alcolismo versione nemico della coppia,  e quello per la psicologia.
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Ci siamo perse qualcosa?

domenica, Ottobre 7th, 2012

Sì, sì… la nuova campagna Wonderbra godibile via smartphone: un’app per la nostra protesi tecnologica,  un Wonderbra decoder con il quale, come dietro una tenda, puoi spogliare la modella.
L’antico desiderio dei ragazzini di cjalà femis crotis (vedere donne svestite) con gli strumenti del momento.
Poi ci siamo perse anche la campagna di una casa di liquori G-spirits: il distillato di donna.
Si tratta di bevande alcoliche, non di essenze, nonostante la lontana evocazione di “Il profumo” di Süskind, niente di così trucido; le prescelte si irrigano collo e tette con il wisky o altro che poi viene raccolto, imbottigliato e venduto per 150 o 180 dollari in più.
Dunque: in ambito mangio-bevo, il Body Sushi c’è già; adesso aggiungiamoci la donna barrique per l’affinamento del liquore.
La storia della donna contenitore è vecchia ed ha implicazioni filosofico pratiche ed epistemologiche molto più pesanti di quelle dell’utensileria da cucina; in ogni caso,  quella della donna al posto del piatto scalda vivanda, almeno per gli occidentali è abbastanza nuova, mentre quella del bere la donna è il nuovo osè del patetico universo sessuale da consumo maschile. Prosit.

Degeneriamo

domenica, Settembre 9th, 2012

Zeroviolenzadonne oggi propone un pezzo di Nicla Vassallo da il Sole24ore, dove la filosofa, oltre a dare una spazzolata alle Cinquanta sfumature di grigio, alle sue lettrici ed ai monatti del femminismo, pone, ri-propone  la questione del genere tra essenza ovvero caratteristica “intrinseca” dell’essere maschio o femmina ed assenza ovvero l’attribuzione di genere come mera costruzione socio-culturale. Interessante. In mezzo a questa riflessione ci stanno i femminismi, più vitali che mai.

Antenata

domenica, Agosto 5th, 2012

Da una di noi, …in condivisione

Ho incontrato Gina Pane attraverso l’incontro con Anne Marchand, sua compagna di vita.

Era la fine dell’estate del 1995 e, rispondendo ad una mia lettera, la signora Marchand accettava di vedermi nella sua casa di Parigi, per regalarmi qualche racconto della vita e dell’arte di Gina Pane.

Il mio progetto era scrivere una tesi di laurea su questa esponente della body art che mi aveva folgorato con le sue azioni, con le sue performance estreme e delicate nello stesso tempo.

Gina si tagliava quietamente e senza mai dire “IO”.

Ricordo l’enfasi di Anne Marchand nel sottolineare la connessione arte/vita nell’opera di Gina Pane. Gina viveva nelle sue performanes, la sua ricerca era potentemente esistenziale e potentemente formale.

Gina è una bionda donna, con forti membra, che protegge la terra con il proprio corpo, che sotterra raggi di sole, che progetta silenzi, che scrive lettere a sconosciut*, che compie scalate non anestetizzate, che esplora ed esplora e si incammina sui tortuosi sentieri che tengono vicine la vita e la morte.
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Provare per credere

giovedì, Agosto 2nd, 2012

Sofie Peeters ha girato con una telecamera nascosta le battute, le offese, le insinuazioni dei maschi nei suoi confronti, in situazioni ordinarie come il camminare per strada, del quartiere in cui vive (a prevalenza musulmana) a Bruxelles.
Il filmino offre un quadro desolante e sicuramente sarà usato in chiave razzista.
Possiamo garantire che schizzi di merda sessista più o meno pesanti arrivano anche da bar, osterie e ritrovi ad alta concentrazione di fauna nostrana.

Žene Ženama

mercoledì, Luglio 11th, 2012

Nessun uomo potrà difendersi dicendo che avrebbe potuto uccidere una donna che ha «semplicemente» stuprato, perché lo stupro è una sorta di lento assassinio.” così scriveva Slavenka Drakulic nel 2008 quando il Consiglio di sicurezza dell’onu definì lo stupro un’arma di guerra.
Che cosa sia quell’efficacissima arma abbiamo tentato di spiegarcelo anche noi realizzando che nello stupro etnico c’è anche qualcosa di più mostruoso ed è la violenza fatta sulla donna per farla generare, lei in quanto “riproduttrice” dell’etnia nemica, figli della propria etnia -non solo violare l’integrità del suo corpo, ma usare il suo corpo perché in lei nasca il suo proprio nemico.
Ma per le migliaia di donne vittime di questa violenza in Bosnia fra il 1992 ed il 1995 c’è stata assai poca giustizia; meno di 40 casi sono finiti di fronte ai giudici del Tribunale penale per l’ex Jugoslavia o dei tribunali nazionali bosniaci.
E come sempre, la vera giustizia non è quella dei tribunali, è quella delle donne che non dimenticano e creano una rete di soccorso le une per le altre, Žene Ženama,  donne per le donne, “Perché se non raccontiamo quello che è successo, è come se quell’orrore non fosse mai successo e verrà dimenticato“.
E invece per poter riparare bisogna sapere e non dimenticare.

Free Pussy Riot! Manifestazione e concerto benefit a Ljubljana 03/07/2012

venerdì, Giugno 29th, 2012

Il festival femminista e queer Red Dawns/Rdece Zore, il festival City of Women/Mesto Zensk e la Lesbian-Feminist University di Ljubljana organizzano per il prossimo MARTEDI 3 LUGLIO una manifestazione e un concerto benefit in sostegno alle attiviste russe Pussy Riot!

Tutto il ricavato verrà devoluto per le spese legali delle attiviste (potete seguire gli aggiornamenti sul caso qui)
Programma:
Lunedì 02 luglio
ore 19.00 preparazione del corteo (striscioni, balaclave ecc) presso il Tiffany club (ŠKUC-Kulturni center Q, ACC Metelkova mesto, Ljubljana)
Martedì 03 luglio

ore 16.00 Presidio di protesta davanti all’Ambasciata russa Tomšičeva ulica 9 a Ljubljana
ore 21.00 concerto benefit con
Škrip Orkestra
,
Ludovik Material,
Iamdisease
Sentence
di seguito Dj-set  riot grrrl, new wave ed electropunk conTigresse & Sister presso il  Menza pri koritu (ACC Metelkova mesto, Ljubljana)

Free Pussy Riot!

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L’universo parallelo delle lavatrici di macchine

martedì, Giugno 26th, 2012

Tempo fa, qui, avevamo commentato l’iniziativa del signor Savian, che, con il suo autolavaggio sexi ha deciso di ripetersi, ma noi no, perciò aggiungiamo ancora qualcosa e poi basta; lasciamo alla stampa i periodici articoli di carattere riempitivo parasimpatico, tanto vacui quanto deprimenti.
Buttiamo giù ancora qualche spunto perché questa volta proviamo a guardare la cosa, invece che lato fruitore (il bavoso) del servizio,  guardando alle ragazze pagate per effettuarlo.
Intanto speriamo pagate adeguatamente per interpretare un oggetto di desiderio abbinato all’altro oggetto di identificazione e passione prevalentemente maschile che è l’auto. Chi mai riuscirà a scindere il sodalizio immaginario tra auto lussuosa costosa sportiva/donna, pupa, “gnocca” ammiccante? L’una è componente dell’altra, tanto quanto il vecchio detto: “donne e motori…” è componente dello stereotipo sessista di questa società.
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