Archive for the ‘Femminismo’ Category

Mamma mia!

domenica, Maggio 13th, 2012

Dunque marceranno i “pro life“, con quel nome che è già una trappola semantica; come se qualcun* potesse, per contrapposizione, essere “pro death”; come se  l’idea che la vita che viene da Dio non fosse altro che un atto di fede individuale,  come se tutto il vivente fosse ridotto e concentrato nelle cellule di un embrione.
Tutto è detto nel logo dell’iniziativa: una croce, un figlio, una figlia, un padre, una madre -incinta.
La croce proietta la sua ombra su una sorta di scudo crociato e i colori sono blu e rosso. Blu per i maschi e la croce, rosso per la madre e la figlia. Rosa e celeste sarebbero stati poco visibili. Qui tutto è più marcato. Perché marceranno gli integralisti fra gli integralisti, i fascisti fra i fascisti, i chierici  e Maria Pia Garavaglia.
E marceranno non a caso domenica nel giorno della festa della mamma.
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Facciamo la differenza

domenica, Aprile 15th, 2012

Scrive Zanarado, (qui il testo) come considerazione ad un post di Marina Terragni che si interrogava su come sia possibile che la massa di corrotti che ci governa sia così impunita:
…Però noi donne… perchè non passiamo all’azione? …Però l’impotenza la vedo nostra. Di che cosa abbiamo paura? Siamo il 60%della popolazione, e mai pronte, mai empowered, mai convinte nel mandarli affanculo. …
…Invito a ragionare che tra se non ora quando e mille altri movimenti siamo una marea, potremmo provocare un terremoto, una valanga un cataclisma. Quale autorizzazione stiamo aspettando? manca un anno alle elezioni…
…Tra un anno si vota. Noi siamo la maggioranza.

Perciò non votiamoli! Disertiamo le urne! Disertiamo tutte!.  Per noi è questa la logica conclusione al suo appassionato discorso, al suo volere una risposta.
Possiamo anche rispondere al suo appello rilanciandolo a nostra volta in forma di domanda: perché non proclamare un generale astensionismo di genere? Perché non fare lo sciopero del voto? Perché non fare la differenza togliendoci da “questo limbo melmoso”?
Belle e gravide di vita” possiamo concepire ancora questa politica? No!, Abortiamoli tutti.

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Che palle!

mercoledì, Marzo 28th, 2012

Ma che palle le donne con le palle!
Caitlin Moran scrive un libro che si intitola: “Ci vogliono le palle per essere una donna”.
In esso parla del suo cammino di self made woman, invita le donne a rompere con gli stereotipi e lo stampo delle chiappe per il tanga,  suggerisce di essere se stesse: buone o cattive, timide o presuntuose, sciatte oppure pignole all’esasperazione. Esattamente come gli uomini.
E se si ha il coraggio di fare questo in una società condizionata da secoli di misoginia sociale, politica ed economica,… allora, stando al titolo,  ci si è guadagnate le palle; i medaglioni della conquistata parità.
Domanda spocchiosa: ma perché quando si raggiunge, anche con fatica, un valore di autenticità l’unità di misura devono essere le appendici globulari maschili? Titolo ironico? Come il tanga in mezzo ai glutei.

Gli infeltriti

sabato, Marzo 10th, 2012

“…amor dammi quel fazzolettino, vado alla fonte lo vado a lavaaar…”.
Qualcun*  forse lo conoscerà; è un pezzo di strofa di un canto popolare (qui ve lo godete tutto), di quando c’era una volta che le donne facevano il bucato, e pure con amore, a mariti e fidanzati.
Sui canti popolari, in particolare quelli contadini,  su quello che sono stati come manuali di autoistruzione per donne e uomini all’esercizio dei ruoli prescritti, e soprattutto su come, anche attraverso i canti, si siano costruite la dominanza e la subordinazione, basi strutturali di quello che oggi chiamiamo specismo, anche inteso nella sua declinazione sessista,  ne parla Ivan Cavicchi in un interessante articolo.
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Il venditore di stereotipi

martedì, Marzo 6th, 2012

Che poi, chi fornisce la materia prima per questi articoli non è la realtà, è il potere delle mafie e delle cricche che mai come ora nell’imporre democraticamente il TAV, ha bisogno di cattiv* per l’operazione di criminalizzazione della resistenza. Operazioni meschine costruite sul genere femminile della protesta, attingendo a piene mani dal catalogo squisitamente maschile degli stereotipi. E poi li chiamano giornalisti.

Due puntuali analisi in merito da Sguardi sui generis e da MeDea.

Il laido assoluto

mercoledì, Febbraio 15th, 2012

Così ci pare la campagna Miss Patata di Amica Chips che ti propone il concorso per essere votata reginetta del tubero con uno spot dove si esibiscono due ragazze, l’una parzialmente cellophanata nel logo del prodotto, graziosa, silenziosa, ammiccante e sculettante cui fa da contraltare l’altra vestita e goffa, perché come dice la voce fuori campo: “non serve essere bella per diventare Miss Patata 2012”, solo che te lo dice mentre vanno a tutto schermo le chiappe della prima, evidente prototipo di “Miss Patata 2012 croccante dentro salata fuori”. Vomito.
La “gnocca“ che appare ancora più gnocca perché comparata con la brutta; questo è lo schema della modellistica maschile cui poi, le donne, qualora volessero essere scelte dal Siffredi del caso,  si dovrebbero conformare. Che merda! Scusate la parola, ma delle volte, certi pubblicitari verrebbe  veramente voglia di mandarli in purea.

Pillole

lunedì, Gennaio 16th, 2012

Locale, ma anche no.  Il  Messaggero Veneto  interpella il prof. Marchesoni  direttore della clinica ostetrica e ginecologica dell’azienda ospedaliera S. Maria della Misericordia a proposito della grande richiesta di “pillola del giorno dopo” nei fine settimana da parte di giovani e giovanissime.
Al di là della cronaca che su questi argomenti è spesso in equilibrio precario fra moralismo e fustigazione; va sancito che chi la richiede ha diritto ad averla, anche perché una delle grandi campagne punitive  nei confronti delle donne si gioca proprio su questo.
Sul versante di una riflessione nostra, invece ci viene da dire  che, a parte le situazioni accidentali, i dati che emergono segnano una debacle sul fronte  della contraccezione; cioè quella che passa per la consapevolezza di sé e del proprio corpo; una  concessione al maschio di totale deresponsabilizzazione; un lascito chimico sul corpo.
Certo, si chiudono e boicottano i consultori, la vita è dura e tutto ci rema contro ma facciamone un motivo di lotta arricchita dalle virtù dell’autogestione che con la scelta e la valutazione della pratica contraccettiva si coniuga benissimo.
Poi, per quanto riguarda ancora l’articolo in questione, lasciando da parte le coloriture sugli “aborti sospetti”, ricordiamo  che Marchesoni e tutta la sua crew -1 sono obiettori, perciò obiettiamoli prima noi.

La ri-scoperta dell’acqua calda

venerdì, Gennaio 6th, 2012

2012: influenze astrali => Marte per lui, Venere per lei.
Secondo l’ultima ricerca di grido in fatto di psicologia,  così come banalmente riportata da Repubblica,  le differenze fra donne e uomini sono notevolmente maggiori delle uguaglianze. Indovinate quali sono? Sensibilità, calore emotivo ed apprensione per lei; equilibrio emotivo, coscienziosità e tendenza alla dominanza per lui.
Avevamo forse dubbi sugli stereotipi dominanti nel profiling di genere? No, e delle volte ci viene anche il dubbio che certe ricerche ne siano un prodotto. O forse è solo colpa dei media che non sanno cosa pubblicare vicino all’oroscopo.

Continua…

domenica, Gennaio 1st, 2012

Un campo di battaglia

martedì, Dicembre 20th, 2011

Il corpo delle donne è un campo di battaglia nel campo di battaglia.
Non basta picchiare il corpo, si infierisce con la sua esposizione. Così “la ragazza dal reggiseno blu” condannata al disonore della propria religione (che per lei importi o no) ed all’esibizione mediatico-vojeuristica occidentale.
Oggi manifestazione di solidarietà e rabbia delle donne di Piazza Tahrir. Siamo con loro.

L’omino fra le tette

mercoledì, Dicembre 7th, 2011

Già… perché, immaginiamo siano prevalentemente maschi (e immaginate le battute…), quelli che si buttano giù per arrivare alle tette della modella nella nuova trovata pubblicitaria della Wonderbra.
Il reggipetto sul megacorpo iperesposto, gigantizzato, fagocitante e conformato al desiderio maschile, il vero soggetto della rappresentazione.

Il salto nella scollatura

Il canto della madre preistorica

domenica, Dicembre 4th, 2011

Fu il “maternese“, la prima lingua della nostra specie.
Così sostiene Dean Falk,  antropologa e specialista dell’evoluzione del cervello nel suo libro, che abbiamo letto con piacere:  “Lingua madre. Cure materne e origini del linguaggio” (Bollati Boringhieri 2011).
Una nuova prospettiva negli studi sull’evoluzione del linguaggio che secondo gli approfondimenti di Falk non nasce con i richiami fra maschi impegnati nella caccia o nella competizione sessuale, nasce nella stretta relazione tra madre e figlio/a, dalla necessità di compensare il distacco dal corpo materno nel passaggio alla stazione  eretta. Stare in piedi significò, oltre che modifica delle ossa del bacino, restringimento del canale del parto e selezione dei soli neonati di dimensioni più piccole, un maggior accudimento  per l’impossibilità del piccolo di rimanere aggrappato al corpo materno come invece avviene per molte scimmie.
Fu la voce della madre, i suoi richiami di rassicurazione sulla sua vicinanza, i suoi vocalizzi, le sue cantilene diventate poi ninne nanne e musica quel caldo contatto con il corpo che non era più possibile mentre cercava da magiare o si occupava delle incombenze quotidiane.
Quella struttura di base che secondo Falk si ritrova in tutte le lingue, quel “maternese” il cui eco sentiamo risuonare ancora quando ci si rivolge ai neonati ed ai piccoli della specie, fu il proto-linguaggio dell’umanità, nato dalla necessità vitale di cura piuttosto che dalle impellenze di comunicazione fra uomini attorno al fuoco.
L’uso che poi gli uomini fanno del linguaggio come strumento di dominio sulle madri e sulle donne è un’altra storia.

Lotte e tette

domenica, Ottobre 30th, 2011

Se le proteste a seno nudo delle Femen inducono perfino le giornaliste ad esprimersi come i maschilisti (La protesta a seno nudo arriva a Palazzo Grazioli; “…un gran bella ragazza… “cattive stangone” dell’Est… Inna e le altre si metteranno tette al vento… sventoleranno le loro lunghe gambe nude…”), c’è qualcosa che non va perché, a quanto pare,  invece di guardare al messaggio, si guarda al mezzo; invece che mandare a segno la critica al machismo, si ottiene machismo di ritorno. A noi non piace; il deprimente è che agli uomini sessisti ed alle donne che ragionano come loro, magari anche si.

L’abito non fa lo stupro

sabato, Ottobre 1st, 2011

Ma fa l’alibi per gli stupratori, uomini incapaci di intendere e di volere con la salivazione da riflessi condizionati come il cane di Pavlov davanti alla pappa. A Parigi le donne della Slut Walk ricordano a tutti che ci vestiamo come vogliamo, che un No significa un No, che nessuno è autorizzato a toccare nessuna neanche se andassimo in giro senza abito. A New York (come accaduto prima in Canada e come probabilmente accade in tanti altri posti e cervelli) intanto si continua con la gabula degli abiti provocazione tanto per continuare a rivestire gli stupratori con penose pezze di  giustificazione.

L’occhio cattivo

domenica, Giugno 19th, 2011

Madeline Von Foester: Saartjie Baartman

E’ uscito venerdì il film “Venere Nera” di Abdellatif Kechiche. Noi non lo abbiamo ancora visto, non sappiamo come sia il film, ma possiamo comunque dire che ha un merito: quello di far conoscere a più persone la storia di Saartjie Baartman e soprattutto di far vedere quanto sia stato cattivo l’occhio dell’occidente verso il resto del mondo che aveva colonizzato. Una cattiveria perciò tutta politica, coltivata apposta perché le dame e i gentiluomini dell’onorata società civile occidentale si sentissero nel giusto nel loro ruolo di dominatori.
Così in Inghilterra prima e in Francia poi Saartjie Baartman veniva fatta esibire come fenomeno da baraccone nei freak show dai suoi padroni che l’avevano portata in Europa dal Sudafrica colonizzato dai boeri.
Nella storia di Saartjie (Sarah, nome e diminuitivo assegnatole dai padroni), dell’etnia dei  KhoiKhoi, si concentra tutto l’orrore del colonialismo, del razzismo che ne costituisce il cuore pulsante e della scienza che asservita al potere ha tentato di oggettivizzarne la ragione.
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International Antifascist Feminist Working camp Uckermark 2011

sabato, Giugno 18th, 2011

Ne avevamo parlato qui e qui

Il campo avrà luogo anche quest’anno dal 9 al 23 agosto 2011 tutte le informazioni nelle immagini a seguire (per ingrandirle basta cliccarci su!).
Il termine per far sapere che avete voglia di partecipare all’intero campo è il 1°Luglio, mentre se vi interessa partecipare all’Open Weekend avete un po’ piu’ di tempo.

Contatti: uckermarkcamp@riseup.net
maggiori info in tedesco e in inglese http://www.maedchen-kz-uckermark.de/htm/leit.htm

 

 

 

Azione Antisessista a Ljubljana

giovedì, Giugno 16th, 2011

LFU: Graffiti contro il sessismo sui cartelloni pubblicitari di una compagnia assicurativa slovena a Ljubljana il 27 maggio 2011.

Lesbian Feminist University: Grafiti proti seksizmu na oglasih Zavarovalnice Maribor/Graffiti on Sexist Billboards of Zavarovalnica Maribor

 

 

Le immolestabili

giovedì, Giugno 9th, 2011

Oggi Maria Luisa Agnese fà sù un articolo sulle scemenze di Pietrangelo Buttafuoco che dal Foglio scrive queste sei righe e mezza:
“Non vorrei toccare il nervo scoperto dell’argomento degli argomenti, ovvero “il corpo delle donne”, ma le foto delle cameriere radunate in pubblica piazza per inveire contro Strauss-Khan ci hanno ipnotizzato in ragione di un fatto comune a tutte le sopracitate ritratte: erano, appunto, racchie. O meglio: di bellezza nascosta. Va bene che quello è pur sempre un banchiere ricco e di sinistra, dunque filantropo ma al puritanesimo un limite dovrebbero pur darlo. Le immolestabili, insomma, stiano al posto loro. Oppure vadano all’Infedele.”
Ora, noi non perdiamo tempo ad indagare se il racchio dentro, di fuori sia bello o brutto; finchè se ne sta al Foglio cioè al suo posto coi servi,  non ci ipnotizza una tuba; pure noi ce ne stiamo al nostro, cioè dappertutto e immolestabili sempre! W le cameriere radunate sulla pubblica piazza!

La vergine che non ti aspetti

giovedì, Giugno 2nd, 2011

Ci chiediamo che senso abbia organizzare una selezione di modelle per capi di abbigliamento in cui tra le caratteristiche richieste, oltre che l’età -giovane- e stronzate varie tipo “donne vere, contemporanee” ecc., vi sia anche il “possibilmente vergini”.
Nessuno, se non la provocazione, che vale più di tutti.
Dei corpi delle donne in pubblicità si è consumato tutto; corpi usati fino alla consunzione su ogni tipo di oggetto, pubi associati alla concia delle pelli, sottomissioni con invito allo stupro, pin-up in calore sulle bare… Cosa resta?
La chiamata delle vergini per far parlare del marchio prima che del prodotto; il richiamo allo stato dell’imene che nulla c’entra con jeans e bluse ma che tanto titilla il testosterone e tanto urta l’autodetermianzione delle donne. E forse gli illuminati del maketing proprio su questo contano; sull’indignazione delle donne come amplificatore della rèclame. Bene, eccoci qua, onde evitare perdite di tempo con visite ginecologiche di accertamento prima delle sfilate, li reindirizziamo verso luoghi dove la verginità è garantita al 100%; vadano a provocare là dove il mito è stato inventato… in chiesa, per esempio. Che noi siamo stufe e se sapessimo fare miracoli, certi idioti li avremmo già guariti.

L’universo parallelo del bavoso

sabato, Maggio 28th, 2011

dove si organizza anche il lavaggio della macchina con tette e culi di donna che si strofinano su cofani e paraurti sotto la pioggerellina dei rulli e la schiuma dei detersivi. Accadrà a Porcia di Pordenone. Leggete qua e, se siete uman*, inorridite.
1) perché esistono personaggi che si fanno venire certe idee imprenditoriali. Come, a suo tempo, quegli Zarpellon da Tezze sul Brenta che avrebbero assunto la cameriera scelta dagli avventori del bar serviti dalle candidate in bikini.
2) perché pensare un autolavaggio frequentato da tutt*  con privè per gonadi in calore, nonché immaginarne le battute, i grugniti e commenti, fa vomitare sui tappetini appena lavati
3) perché la gran trovata è a compartecipazione pure femminile con la selezionatrice delle ragazze e con l’approvazione delle due dipendenti dello staff di lavoro del bar annesso. E qui si piange per l’assuefazione all’habitat  del bavoso.
4) perché pensare che al bavoso tutto sia dovuto, è come pensare che non vi è via di uscita, né per le gonadi di cui al punto 2), né per le donne che le assecondano perché quello sarà comunque il loro sbocco lavorativo per “guadagnare qualche soldino”
5) perché ci sono giornaliste che scrivono articoli come quello di cui stiamo parlando, senza un cenno di fastidio, con ironia idiota su mogli e fidanzate gelose, numero di telefono per le prenotazioni e infine rassicurando sul rispetto della privacy, della moralità e del traffico.
Che schifo.