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Piccolo Manifesto Ecofemminista

domenica, Agosto 11th, 2024

Agosto 2024

Abbiamo trascritto, modificando il meno possibile, un “intervento” sull’Ecofemminismo tenuto a Udine da Marinella Bragagnini nel 20181 utilizzando anche degli appunti che, già nei suoi intenti, avrebbero dovuto essere trasformati in un testo più articolato.

Ci siamo prese la libertà di aggiungere qualche nota generale, esplicativa o bibliografica, citando alcuni testi provenienti dalla sua biblioteca, lasciatici in custodia e in corso di sistemazione presso lo Spazio Sociale Tai Gjai di San Giorgio di Nogaro, luogo in cui abbiamo condiviso ed elaborato gran parte dell’attività politica degli ultimi anni.

Ne è risultato un Piccolo Manifesto Ecofemminista, caratterizzato da una lettura politica e da una sensibilità che passa anche attraverso la specifica lente della Biologia, ambito di sua formazione, che dà a questo scritto sull’Ecofemminismo un taglio particolare.

L’excursus da lei proposto è stato suddiviso in “step tematici”, che speriamo possano essere spunto per riflessioni future, incontri di studio, formazione, approfondimento o aggiornamento di quelli che sono i principali nodi fondanti di questa complessa, poliedrica e utopica visione del mondo. Perchè non rimanga tale.

ECOFEMMINISMO

una ricetta per demolire il patriarcato

nell’epoca della crisi ambientale globale

Il patriarcato

Il patriarcato è quel sistema sociale nel quale un genere, quello maschile, esercita potere, proprietà, privilegio, dominio su ciò che è diverso da sé, sul genere femminile e su tutti quei soggetti che non si conformano alla sua autorità morale. Nello stesso tempo è anche quel sistema che ha dato forma ad una epistemologia, ad una scienza e ad una tecnologia, cioè ad un sistema di interpretazione e manipolazione della natura, che oggi ci lascia, per esaurimento delle risorse, estinzione delle specie e cambiamento climatico, sull’orlo dell’abisso. Viviamo nella società del dominio, che è caratterizzata dal patriarcato, ma come dice Dilar Dirik, nessun* si chiede quando e dove è nato storicamente o, peggio, si nega.

Il patriarcato non è naturale. Ha avuto un’origine o più origini, che poi sono confluite a determinare quel sistema sociale in cui gli uomini detengono il potere, l’autorià morale, il dominio, all’interno della famiglia e non solo.

Secondo Sylvia Walby il patriarcato è un sistema di strutture sociali interconnesse tra loro che permettono agli uomini di sfruttare le donne e, anche se non è esplicitamente stabilito dalla loro costituzione o dalle loro leggi, la maggior parte delle società contemporanee sono, in pratica, patriarcali 2Occorre prenderne coscienza ed agire.

Ecofemminismo, quindi, come chiave interpretativa per fare la cosa giusta.

https://vimeo.com/259609846?from=outro-embed

https://vimeo.com/257067497?from=outro-embed

Le società organiche

Ma cosa c’era prima del Patriarcato? Quale struttura ed organizzazione sociale? Molti studi suggeriscono la presenza di società egualitarie.

Bookchin dedica molti dei suoi scritti a queste società preletterate, caratterizzate da mancanza di coercizione, da spontaneismo ed egualitarismo. Società formatesi per l’innato bisogno umano d’associazione, di interdipendenza e mutuo appoggio. Società in sintonia con la natura3.

Molte di queste società arcaiche erano matricentriche … o matriarcali o matrifocali4.

Secondo gli studi della Abendroth le società matriarcali si fondano sull’uguaglianza, che non vuol dire livellamento delle differenze (le differenze naturali, che esistono tra i generi e tra le generazioni, vengono rispettate e onorate), ma tali differenze non vengono mai utilizzate per creare delle gerarchie; a livello economico si fondano sulla circolarità dei beni, piuttosto che sull’accumulazione; a livello sociale, oltre che caratterizzarsi come società di discendenza in linea femminile e su una paternità sociale, sono organizzate in clan estesi (almeno 3 generazioni), finalizzati al mutuo appoggio e donne e uomini possono scegliere liberamente le loro relazioni amorose; a livello politico le decisioni vengono prese esclusivamente secondo il principio del consenso, vale a dire all’unanimità; a livello religioso, su riti in sintonia con la natura, caratterizzati dai cicli andata-ritorno (astri, stagioni, vita, morte), senza separazione tra le creature e siccome tutto, nel mondo, è divino, le culture matriarcali non conoscono la distinzione tra sacro e profano5.

L’emergere del dominio e della gerarchia: la gerontocrazia e il dominio sulla donna

La gerontocrazia, a giudizio di Bookchin, è stata la prima forma di gerarchia ed il primo caso in cui la conoscenza di dati e delle tecniche di sopravvivenza sono diventate territorio esclusivo degli anziani dei villaggi.

Anche il ruolo della donna, dapprima paritario (vedi il culto della dea madre), è franato in posizione subalterna rispetto allo status dell’anziano saggio.

La gerarchia è entrata a far parte integrante dell’inconscio e le classi sociali diventano l’aspetto più rilevante di un’umanità conflittuale e divisa.

Il dominio sulla natura, la naturalizzazione della donna e la sua deumanizzazione

Anche il Dominio sulla natura è lo sfondo ontologico del dominio di classe e statale, che, nella nostra società, ha dato luogo a dispositivi onnipervasivi. Il principio regolatore e morale maschile, così come domina la natura, domina la donna che, in quanto gerarchicamente subalterna, viene “naturalizzata”…

Gli epiteti, tutti di ambito animale, hanno continuato a scorrere come un fiume in piena: civette, capinere, cagne, galline, gatte, falene, libellule, farfalle, tope, gazzelle, balene, tigri, oche, conigliette, mantidi, vampire, vacche ecc.

Sul genere e la scienza

L’accesso alla conoscenza ed alla scienza è riservato agli uomini. Narrare la storia della conoscenza è il modo migliore per capire come si sia consolidato il dominio maschile sulla donna e sulla natura.

Prima che ci fossero le epistemologie femministe e i Gender Studies, tutto questo discorso sulla conoscenza veniva concepito come oggettivo e universale … in realtà, i più recenti studi hanno messo in luce come, invece, si tratta di saperi situati, poiché c’è sempre un soggetto che conosce qualcosa che viene conosciuto, ovvero la natura, ma il soggetto che conosce non è neutro, è sempre stato caratterizzato dal genere maschile e questo ha lasciato un’impronta anche nel tipo di scienza che si andava configurando e sviluppando.

La narrazione è sempre stata androcentrica, da Platone a Bacone, attraverso la sfida degli alchimisti vs meccanicisti, fino alla scienza ed alla tecnologia di oggi.

La metafora sessuale onniprensente è già un marchio.

Platone: La razionalità rende possibile la conoscenza; essa è presente nella mente umana e nelle regolarità della natura. La conoscenza è prerogativa della relazione maschile allievo-maestro. L’irrazionalità imbriglia la mente umana; irrazionalità e caos sono femminili ed ostacolano la conoscenza.

Bacone: il primo a dare efficacemente sostanza all’equazione fra conoscenza scentifica e potere; il primo a fissare come finalità della scienza il dominio sulla natura.

Per arrivare ai giorni nostri cito ancora Odifreddi che è un insigne logico-matematico e divulgatore, che si allinea dentro questo insieme di valori a cui abbiamo accennato e interviene criticando l’assegnazione della Medaglia Fields, uno dei maggiori riconoscimenti dati ai matematici che di recente è stato assegnato all’iraniana Maryam Mirzakhani. L’articolo, intitolato Il talento delle donne per la scienza, fa riferimento a questo riconoscimento parlando di una progressione discendente, che sembra indicare come l’attitudine femminile sia direttamente proporzionale alla concretezza e indirettamente proporzionale all’astrazione quindi, anche lui, è come se volesse sostenere che lo spirito maschile è proprio della trascendenza … mentre quello femminile rimane legato all’immanenza.6

Fox Keller: “nella scienza si fondono in un tutto unico l’umana conoscenza e l’umano potere …”; “sono venuto invero a condurre a te la Natura con tutti i figli suoi, per vincolarla al tuo servizio e farne la tua schiava …”; “l’antica scienza è rappresentabile come un modesto parto femminile, passivo, debole, titubante, mentre ora è nato un maschio, attivo, virile, generativo …” 7

E dalla scienza si sviluppa la tecnologia

Infine dalla scienza si evolve la tecnologia (pur essendoci un complesso legame fra scienza e tecnica) che porta in sé, intrinsecamente, il dominio sulla natura … la scienza è la ricerca del perchè e la tecnologia la ricerca del come …

Da questo tipo di premessa si sviluppa una scienza con una forte impronta di tipo maschile e da ciò consegue anche un certo tipo di tecnologia … Per quanto il rapporto tra scienza e tecnologia sia abbastanza complesso, la tecnologia che viene messa a punto è spesso una tecnologia che va a sfruttare e a piegare la natura, pensiamo per esempio al motore termico rispetto a quelli che sono i motori biologici e quindi ci troviamo con il motore termico, che ha completamente devastato l’ambiente e ha sfruttato e consumato le risorse prodotte dal motore biologico, quello della fotosintesi e del ciclo vitale, che è sempre esistito. Ci troviamo quindi, a tutt’oggi, a fare i conti con il risultato di una tecnologia che, a sua volta, è frutto di una ricerca scientifica improntata al maschile.

Portanza ambientale

La crisi ecologica è certificata dal cambiamento climatico come risultante di inquinamento e conseguente effetto serra. Un altro problema enorme, ma ancora tabù, è la portanza ambientale per quel che riguarda la popolazione. Il pianeta non potrà reggere la presenza prevista per i prossimi 50 anni di 9 miliardi di persone. Occorre intervenire sulla demografia e sulla distribuzione delle risorse a partire da una certezza: il picco di tutto (petrolio, terreno, cibo, minerali rari, api ecc.).

L’ecofemminismo: le componenti – la nostra ricetta

La necessità fondamentale è di agire alle origini del sistema del dominio.

Partiamo da una breve definizione di Femminismo: Femminismo, movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne; in senso più generale, insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna e propongono nuove relazioni tra i generi nella sfera privata e una diversa collocazione sociale in quella pubblica (Treccani).

A tutt’oggi il femminismo non può prescindere da un discorso ecologico; un discorso ecologico, cioè la prospettiva di una società “in sintonia con il resto della natura”, non può prescindere da un discorso femminista cioè di non discriminazione verso le donne e nessuno dei due può prescindere da un contesto politico coltivato al di fuori dello stato.

Oggi non possiamo esimerci dal fare i conti con tutto questo … per noi questo cosa significa? Se noi riconosciamo che la società del dominio è una società patriarcale, che si è fondata e si fonda anche oggi, per moltissimi aspetti, sullo sfruttamento delle donne, pensiamo anche solo al gap lavorativo dove, a parità di mansioni, la donna viene retribuita di meno, da ciò deriva che se noi dobbiamo coltivare un pensiero che sia di liberazione e di affrancamento da queste logiche di dominio, dobbiamo pensare in termini sia femministi che ecologici. Però, questo, non è sufficiente e qui faccio un rapido excursus sui vari tipi di femminismo di cui si sta parlando in questi ultimi anni … dagli anni ’80 … quando noi abbiamo lanciato questo tipo di discorso non esistevano collettivi che si caratterizzassero in questo senso, invece in questi ultimi anni sì … un po’ perché la crisi ecologica è diventata più evidente, un po’ perché il femminismo storico ha esaurito la sua spinta, inoltre il femminismo storico non è mai stato qualcosa di monolitico, ma ha sempre avuto tantissime caratterizzazioni e sfumature.

Esistono tanti femminismi ma anche tanti ecofemminismi

1 – con una prospettiva istituzionale: c’è l’Ecofemminismo che viene rilanciato da Laura Cima, che è stata parlamentare all’interno dei Verdi (che non esistono più come entità politica) e ha fatto uscire un libro sull’Ecofemminismo in Italia8, dove racconta come, all’interno dei Verdi, del partito del sole che ride, dei Verdi arcobaleno … le donne che si impegnavano in quel contesto politico avevano tentato di introdurre le istanze del femminismo di quel periodo che lei chiama Ecofemminismo … però non si tratta di un Ecofemminismo che noi possiamo condividere per la sua impronta partitica e istituzionale.

2 – con una prospettiva che prende le mosse dalla situazione dei “paesi in via di sviluppo”, terzomondista: c’è un altro Ecofemminismo, interessante, quello portato avanti da Vandana Shiva, che prende le mosse dalle lotte delle donne e degli agricoltori in India e che contesta le coltivazioni intensive gli OGM.

3 – con una prospettiva accademica: c’è ancora l’Ecofemminismo che si insegna all’interno degli ambienti universitari, dove sono stati avviati molti corsi e tesi di laurea, ma si tratta di teorie che rimangono prevalentemente sulla carta.

4 – con una prospettiva movimentista: c’è un altro aspetto nell’Ecofemminismo che è quello che ha effettuato la saldatura tra il femminismo, l’animalismo e l’eco-veg-femminismo.

Una dimensione politica anarchica

Per completare un pensiero ecofemminista, come lo intendiamo noi, manca, però, la dimensione politica anarchica o comunque libertaria, indispensabile per poter coltivare l’Ecofemminismo al di fuori dello stato, che è il pilastro della gerarchia e del dominio.

Femminismo-ecologia-anarchismo sono in relazione tra loro attraverso tutti i temi che stanno intorno.

Non bastano il femminismo e l’ecologia, c’è bisogno anche di un contesto politico all’interno del quale portare avanti il discorso e pensare a delle azioni. Per noi il contesto politico si deve evolvere all’esterno di un contesto statale, perché non possiamo pensare di scardinare la società del dominio dentro una logica statale, con dei confini, con delle frontiere (il problema delle migrazioni, il rafforzamento del controllo dei confini, eccetera, eccetera).

I/le kurdi/e lo hanno forse capito?9 La Jinealogi?10

Un pensiero bioregionalista

Dobbiamo piuttosto evolvere un “pensiero Bioregionalista”. Solo in questo contesto l’Ecofemminismo può prendere slancio, perché se c’è un ragionamento ecologico, deve essere fatto sul territorio in cui si vive; se dobbiamo ripensare, per esempio, l’agricoltura, la dobbiamo ripensare nel luogo in cui siamo … e, in parte, anche le lotte per il clima … in fin dei conti si ripropone sempre il vecchio slogan “pensare globalmente e agire localmente”, ovvero in un contesto che, per noi, deve essere libertario. Questo è proprio quello che manca nelle altre declinazioni di Ecofemminismo anche se, da lì, possono arrivare dei contributi interessanti. Questo è il “nostro” Ecofemminismo … è un esercizio di pensiero complesso, perché, d’altra parte, la realtà è complessa.

Linguaggio performativo

Non è solo una questione di rivendicazione, certo, non vogliamo più l’oppressione, lo sfruttamento … vogliamo ovviamente l’autodeterminazione delle donne, tutti temi che sono sempre stati importanti all’interno del femminismo, ma se la realtà è complessa e presenta problemi enormi, noi dobbiamo cercare di elaborare un pensiero adeguato alla realtà, per esempio possiamo citare il caso del sessismo nel linguaggio. Qualcosa che si è sedimentato nel nostro cervello, che ci consente di parlare, ma mentre parliamo creiamo anche delle immagini dei soggetti, nel senso che il linguaggio è performativo, quindi la caratterizzazione di genere all’interno del linguaggio è un altro degli aspetti da prendere in considerazione11. Da qualsiasi angolazione si guardi la realtà, la violenza sulle donne, la procreazione attraverso le nuove tecnologie riproduttive, le tecnologie in agricoltura … tutte queste cose richiedono un pensiero abbastanza articolato, perché sappiamo da dove queste cose derivano … Mi ha colpita molto una pubblicità della Rai, che sta programmando alcune lezioni sulla psicanalisi; nella pubblicità c’è una voce maschile che dice “non basta uno spermatozoo per fare un padre, non basta un utero per fare una madre …”; questa pubblicità mi rimanda una figura dello spermatozoo e dell’utero come se il contributo alla persona e alla vita che si deve formare, da parte della madre, fosse solamente l’utero, cioè il contenitore e non l’ovulo, con tutta quella parte di DNA materno che presuppone. Questo rende bene il carattere performativo del linguaggio, infatti, per secoli e secoli, si è pensato che la donna fosse solo un contenitore e che la madre non desse un contributo più sostanzioso di DNA; tra l’altro, ne mette anche di più12; un esempio di linguaggio che non nomina e che esclude, cancella. C’è un linguaggio maschile, universale … come quando si dice “tutti” per comprendere anche le donne, ma senza nominarle. Sono tutti i retaggi del dominio che noi ci portiamo dietro dall’origine, dalla fine delle società organica e dall’origine della società del dominio.

In sintesi

Esiste un contesto ecologico, ovvero le basi ed il substrato della vita, in cui il soggetto (femminismo) elabora la sua liberazione e costruisce i suoi progetti di vita al di fuori della logica del dominio (anarchismo). Da qualsiasi di questi tre poli noi prendiamo le mosse, con qualsiasi argomento, ci ritroviamo collegati a tutto il resto.

L‘Ecofemminismo è un po’ un esercizio di pensiero complesso, che, per agire nella realtà, deve anche semplificare, ma in modo cosciente.

Luogo di enunciazione, prospettiva di genere, genere performativo, sapere situato …. sono gli enunciati che abbiamo imparato ad usare e che collocano il soggetto nella sua ontologia rispetto alla realtà dell’intorno.

Questa è la base per poter pensare-progettare una realtà migliore di quella nella quale siamo immers*; in sintesi per “fare la cosa giusta”.

Perchè EcoFemminismo e non AnarcoFemminismo?

Perchè l’emergenza ambientale ci obbliga a ragionare in termini ecologici; sia per una questione di complessità [ecosistemi-energia] che di interrelazioni [reti-retroazioni]. Se l’obiettivo è una società umana più equa, che si sviluppi su una base di giustizia sociale e di assenza di discriminazione [una società anarchica], non ci si può arrivare senza un ragionamento di tipo “ecologico”. Non solo per sanare il distorto rapporto con la natura (di sfruttamento), ma anche perchè dobbiamo riconoscere che, dal punto di vista evolutivo, la nostra è, comunque, una specie derivante da essa, evoluta in forma autocosciente (una specie parlante dotata di linguaggio complesso-simbolico), ma che ne mantiene il retaggio.

1Di seguito il video integrale dell’intervento sull’Ecofemminismo tenuto nel 2018 da Marinella Bragagnini presso la Libreria Friuli di Udine. Evento e riprese a cura del Collettivo Korovev: https://www.facebook.com/collettivokorovev/videos/1896925363881437

2WALBY Sylvia, Theorizing patriarchy, Basil Blackwell Ltd, Padstow 1990.

3BOOKCHIN Murray, L’ecologia della libertà, Edizioni antistato, Milano 1984 (1982).

4Prima di parlare delle caratteristiche delle società matriarcali è bene puntualizzare il concetto di matriarcato, citando le parole di Abendroth: “Fino ad oggi l’idea che questa parola esprime è risultata del tutto inesatta e approssimativa, poiché priva di una definizione adeguata o spesso assente e ciò ha generato fraintendimenti e costanti distorsioni. Matriarcato, contrariamente alla Vulgata, non è equiparabile al termine patriarcato, che significa dominio o regola dei padri. Tradurre matriarcato come dominio o regola delle madri è sbagliato non solo dal punto di vista strettamente linguistico, ma anche sul piano fattuale, poiché in greco archè significa sia dominio che incipit, inizio, origine … la traduzione corretta della parola matriarcato è quindi in principio le madri. Solo più tardi, quando nel quadro dell’ideologia patriarcale si è stabilito che il dominio è esistito fin dall’inizio della storia, la parola archè ha assunto il secondo significato, appunto quello di dominio.” ABENDROTH GOETTNER Heide, Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato. Asia occidentale ed Europa, MIM Edizioni S.R.L., Milano 2023.

5ABENDROTH GOETTNER Heide, Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato. Asia occidentale ed Europa, MIM Edizioni S.R.L., Milano 2023. Dal sito Dumbles: https://dumbles.noblogs.org/2023/10/28/la-nascita-del-patriarcato/

7Non sappiamo di preciso da quale testo siano state tratte queste citazioni, per cui segnaliamo alcuni saggi fondamentali di Evelin Fox keller presenti nella biblioteca di Marinella. FOX KELLER Evelyn, Sul genere e la scienza, Garzanti, Milano 1987; FOX KELLER, Vita, scienza & cyberscienza, Garzanti, Cernusco-Milano 1996; FOX KELLER, Il secolo del gene, Garzanti, Cernusco-Milano 2001; FOX KELLER, In sintonia con l’organismo. La vita e l’opera di Barbara McClintock, Lit Edizioni, Roma 2017.

8CIMA Laura-MARCOMIN Franca (a cura di), L’Ecofemminismo in Italia. Le radici di una rivoluzione necessaria, Il Poligrafico, Padova 2017.

9SANTI Norma -VACCARI Salvo (a cura di), La sfida anarchica nel Rojava, BFS, Pisa 2019; OCALAN Abdullah, La rivoluzione delle donne, Libertà per Abdullah Ocalan Ed., 2013; TODESCHINI Silvia (a cura di), La rivoluzione vista dalle donne, 2016.

10Su questo argomento come Dumbles abbiamo organizzato diversi incontri tra cui: https://www.facebook.com/events/561108136181602/?ref=newsfeed&locale=it_IT (18 giugno 2023); https://www.facebook.com/events/239624675803230/?ref=newsfeed (9 dicembre 2023). Segnaliamo anche questa interessante pubblicazione: Donne, etica e rivoluzione. Intervista alle compagne del Rojava. A cura di Infoaut.org, Radio Onda d’Urto, 2016.

11Dal sito Dumbles: https://dumbles.noblogs.org/2012/06/11/violenza-delle-istituzioni-la-lingua/

12Mitocondrio: organello della cellula contenente molte coppie di un tratto di DNA trasmesso solo per via materna. Il “DNA mitocondriale” viene trasmesso dalla madre ai figli e quindi è identico a quello della nonna materna, a quello dei nostri fratelli, delle nostre sorelle e dei figli delle sorelle di nostra madre… BARBUJANI Guido, Come eravamo. Storie della grande storia dell’uomo, Laterza, 2022.

Alpin jo mame… contr’ordine commilitoni!

giovedì, Marzo 16th, 2023

Accidenti! E adesso chi glielo dice a Di Piazza, sindaco di Trieste, che gli alpini parlano la lingua femminista #controlemolestie?

Lui, che se una donna non apprezza un …che bel paio di gambeche bel culoche bel paio di Ѡchissenefrega! … Siamo maschi… w gli alpini, w gli alpini!

Ahilui, mumble e rimumble, le alte cime degli alpini hanno realizzato che uscire sulla stampa più per denunce di molestie che per orgoglio di bontà non giova, perciò, anche se, sui fatti di Rimini 2022, ribadiscono di non aver niente di cui scusarsi, –bontà loro-, producono un manuale di consapevolezza, scritto da donne per uomini con la penna sulla testa.

Le autrici, di dichiarata fede alpina e femminista, buttano giù un abc di quello che dovrebbe essere un comportamento normale fra esseri umani di sesso diverso.

Cosa fare e non fare, dire e non dire ecc. insomma una sorta di scoperta dell’ acqua calda delle relazioni umane.

Giova, non giova? Di sicuro ripara.  (altro…)

Psicopatologia del patriarca

venerdì, Marzo 18th, 2022

Disse il patriarca della chiesa ortodossa Kirill, fedelissimo di Putin, che la guerra in corso è una guerra metafisica.

Nel suo sermone l’operazione militare in Ucraina è una guerra del bene contro il male, male rappresentato dall’occidente ormai preda della corruzione incarnata nei gay pride a sottintendere tutto ciò che, come questo, è opera del demonio, un segnale dell’apocalisse.

Il diavolo ha riso di noi” disse, sempre lui, dieci anni fa alla performance ‘indemoniata’ delle Pussy Riot nella chiesa di Cristo salvatore.

Era il 2012 e il gruppo punk femminista tentò di intonare una preghiera punk contro la rielezione di Putin e contro il patriarca Kirill che credeva più in Putin che in Dio.

Dieci anni dopo eccoli qua, l’uno a benedire e a dare spessore morale alla guerra dell’altro. (altro…)

Variante ecofemminista

lunedì, Marzo 8th, 2021

Se non fosse una tragedia, questo sarebbe il momento buono per seguire in tempo reale l’evoluzione delle specie.

Con Sars-cov2 è così; la replicazione veloce, quantitativa e globale, la pressione selettiva, generano mutazioni e varianti; molte insignificanti, alcune viralmente vantaggiose.

Iniziò la variante 20A.EU1 identificata in Spagna e poi diventata prevalente in Europa; poi la variante inglese, la variante sudafricana, la variante brasiliana; mutazioni della proteina spike attraverso la quale il virus si lega alle cellule e che lo rendono più infettivo, più capace di penetrazione, delle volte più difficile da bloccare per gli anticorpi.

D’altra parte, ogni persona infetta è un’occasione per il virus di reinventarsi, migliorare fitness, aumentare il proprio successo.

Così per i virus e per tanta parte della natura; le specie si evolvono così; Darwin lo aveva intuito, osservato e descritto. Il 12 febbraio, Darwin Day, una delle tante iniziative celebrative aveva il titolo: “la bellezza maledetta dei virus”. Appunto.

Circa un anno fa pandemia ha fatto rima con infodemia; valanghe di informazioni caotiche sul virus, il suo funzionamento, la sua origine, la sua persistenza, il suo evitamento, il nostro comportamento… (ne abbiamo parlato qui); ora lo stesso con la questione vaccini; infodemia vaccinale; vaccinemia, potremmo dire; che sembra pure una malattia del sangue… Comunque è caos.

Effettivamente non sappiamo di che cosa dovremmo preoccuparci di più: se per il vaccino che non ce n’è abbastanza, che quindi non si riesce a vaccinare tutt*; che non si riesce a fare i richiami o che i richiami si fanno troppo tardi; che di due se ne può fare uno, ma che poi il vaccino non dà immunità a lunga scadenza e nemmeno serve contro le varianti, anzi, il vaccino non serve proprio, poi ti fa ammalare, poi in realtà è un grande esperimento biopolitico su scala di massa, infine siamo tutti cavie; diventeremo tutti ogm e il vaccino è un veicolo di controllo per il nuovo ordine mondiale. (altro…)

InFELTRIti del 25 novembre

mercoledì, Novembre 25th, 2020

Eh si, anche la provocazione stufa e anche il gioco delle parti che ne consegue.

Il solito Feltri naturalmente se la gioca alla vigilia della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.

Si butta a pesce sul caso Genovese, l’imprenditore accusato di sequestro e stupro durante un party nella sua casa al centro di Milano; per capirci: quello che ha detto che si coca da anni e perciò: ”perdonalo perché non sa quello che fa”…

Ecco; sull’incapace di intendere e di volere ma capace di agire (leggi stuprare), l’editorialista sbrodola la sua opinione che, guarda un po’, è su di lui, ma attraverso lei cioè la ragazza che ha denunciato la violenza.

In primis, “…è stata ingenua” perché “i cocainomani vanno evitati”; un analogo del “non uscire da sola di notte”, “non vestirti provocante”, non fare questo, non fare quello ecc. La sequenza dei divieti.

In secundis segue tutto il catalogo delle attenuanti per lui ed aggravanti per lei, perché è lei a non aver rispettato i ‘divieti’ e perciò “se l’è cercata” e via di seguito… risparmiamo il vomitevole dettaglio che peraltro conosciamo bene in tutte le sue formulazioni… infine c’è la tirata d’orecchi ai genitori (che non hanno tenuto a casa una diciottenne! Hiii hiii).

Ce maraveis! Feltri vive sul Pianeta Patriarcato, che altro? (altro…)

Donne della Sorellanza

lunedì, Agosto 19th, 2019

Che bello poter dire: “Di me si prendono cura le mie amiche!” perchè le amiche, infine, sono sorelle.

E quando il patriarcato nella sua espressione più brutale, separa, picchia, uccide… “Sorella, io si ti credo, non sei sola”. Un senso di solidarietà che unisce e unendo, diventa una forza.

Questo succede a Città del Messico ed in altre 39 città del paese. Una manifestazione per chiedere giustizia per il caso di un’adolescente di 17 anni violentata da 4 poliziotti nel municipio di Azcapotzalco. Al momento di ricevere la denuncia di violenza, il Pubblico Ministero non ha applicato il protocollo stabilito per le violenze sessuali e le prove, realizzate giorni dopo, non hanno prodotto risultati; l’indagine è stata resa meschinamente pubblica e dunque la giovane è stata bersagliata da minacce che l’hanno costretta a ritirare la denuncia. I 4 poliziotti sono stati sospesi dall’incarico ma nessun’ altra misura è stata applicata, né nessun’altra prova cercata. … infine la governatrice della capitale eletta tra le fila del partito “progressista” ha aperto un’indagine contro le femministe.

Qui la narrazione della manifestazione.

Glitter fucsia o reggiseni appesi, un filo che scorre nella solidarietà, di là e di qua, da lontano e da vicino, dappertutto dove la donna è cancellata, normata, eterodiretta; dove la Sorellanza diventa un grido di autodeterminazione.

3 agosto: giornata di solidarietà e lotta con le donne yazide

mercoledì, Agosto 2nd, 2017

Condividiamo l’appello lanciato dalla Conferenza Internazionale delle Donne Yazide. L’appello è per una giornata internazionale di iniziativa contro il femminicidio nel ricordo del genocidio perpetrato dallo stato islamico (IS) sulla popolazione yazida della città irachena di Sinjar.

Le donne sono quelle che hanno subito di più la deportazione con stupri, torture e schiavitù sessuale e con il femminicidio come elemento portante del genocidio finalizzato all’annientamento di tutta la comunità.

Così, nell’indifferenza e spesso nella dimenticanza, si ripete nella storia l’uso del femminicidio come strategia politica, come arma utilizzata a fini di terrore, sradicamento, epurazione etnica.

Karima Guenivet ci aiuta a ricordare: Durante l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq nel 1990 più di 5000 donne kuwaitiane sarebbero state violentate. Dal 1991 iniziano le ostilità nella ex Jugoslavia, così come inizia non solo l’uso dello stupro, ma anche delle gravidanze forzate, a fini di epurazione etnica. Nell’aprile 1994 lo stesso schema si ripete in Ruanda, dove, secondo i rapporti dell’Onu, circa 50000 donne sarebbero state violentate, torturate, mutilate o uccise. In Algeria e in Afghanistan altre donne subiscono la stessa sorte, non più in nome di una politica di epurazione etnica o di una volontà di sradicamento, ma in nome della jihad. (altro…)

Solidarietà a Non Una di Meno – Pisa

giovedì, Maggio 25th, 2017

Questa è la notizia che riprendiamo da Dinamo Press: Alle 8:00 circa di stamattina, a Pisa, polizia e digos hanno sgomberato la Mala Servanen Jin Occupata – Casa delle Donne che combattono, spazio femminista aperto l’8 marzo a seguito della giornata di sciopero delle donne, che ha visto a Pisa un corteo partecipatissimo invadere le strade della città.

L’ex centro di accoglienza di via Garibaldi è stato sottratto dallo stato di abbandono in cui era lasciato dal Comune di Pisa e dall’Usl per divenire luogo di discussione, ascolto e aggregazione attorno ai temi della salute e dei servizi, caratteristici del percorso Non Una Di Meno.
“Una Casa dove noi donne che ci ribelliamo ad un sistema di servizi sociali autoritario possiamo trovare soluzioni stabili alle nostre emergenze socio-abitative, liberandoci da giudizi e umiliazioni, dal ricatto di perdere i nostri figli o i pochi sussidi da elemosina.”
(altro…)

Mai state pacifiste

lunedì, Maggio 8th, 2017

Come non condividere questo importante ed illuminante scritto di Dilar Dirik?

Il pacifismo – o passivismo? – femminista (Dilar Dirik)

Domani è la giornata internazionale delle donne. Di fronte all’ondata sempre crescente di femminicidi, violenza sessuale e cultura dello stupro, dobbiamo affrontare la questione dell’autodifesa delle donne.
Quando alcune donne bianche celebrano la non violenza dei cortei delle donne contro Trump, per poi posare di fronte alla macchina fotografica con i poliziotti, quando la violenza per mano di quest’ultimi colpisce nello specifico soprattutto persone di colore, quando i nazi-punchers (chi risponde con un pugno a un nazista) vengono accusati di essere uguali ai fascisti, quando le femministe in situazioni di relativa sicurezza accusano di militarismo le donne militanti del Medioriente che devono far fronte alla schiavitù sessuale dell’Isis… dobbiamo problematizzare il concetto liberale di non violenza che lascia da parte i sistemi di potere e i meccanismi di violenza strutturale che vi si intersecano. (altro…)

Fertility day: figliare figliare figliare!

giovedì, Settembre 1st, 2016

femm66Ieri abbiamo letto del Fertility Day lanciato per il 22 settembre dalla ministra Lorenzin.

Poi abbiamo letto le tante e varie critiche a questa oscenità.

Oggi la ministra dice che se la campagna non è piaciuta, si tratterà solo di rimodularla.

Perciò la ministra insiste con questa iniziativa che non è brutta per come è fatta, ma soprattutto perchè è fatta. (altro…)

Fini per altri fini

martedì, Agosto 23rd, 2016

Antipatie27C’era un articolo di Massimo Fini sul Fatto Quotidiano di sabato che prendiamo a prestito perchè ci sollecita un pensiero che ci sta a cuore.

L’articolo lo si trova anche qui, nel magazzino degli scritti dell’autore.

Dopo una lunga prolusione in musica, “il nostro” mette in scena le paure ed i disorientamenti coniugati nella prospettiva politica fascio-destrorsa di chi mal sopporta omosessuali, donne autodeterminate ed immigrat* perchè minacciano l’integrità e l’esistenza del solito maschio bianco occidentale.

Insomma, un po’ di schifezzuole condite con un citazioni musicali per arrivare ad evocare la fifa per il calo della “natività” occidentale, così la chiama lui, scesa a livelli bassissimi mentre Gli altri, quelli che tanto temiamo, fanno figli come conigli ed è impensabile di spazzarli via tutti a colpi di droni. Prima o poi ci sommergeranno. (altro…)

Integrazione disintegrata

domenica, Agosto 21st, 2016

femm65Dice Merkel che il burka è un ostacolo all’integrazione.

Perchè, supponiamo, nel suo pensiero, ma anche in quello di tant* altr*, l’integrand* dovrebbe assomigliare, assumere, essere come o uguale all’integrat* .

Perciò supponiamo che l’integrazione debba passare per la demolizione dell’identità propria e dell’assunzione dell’identità altrui.

Tutto questo discutere su burka, burkini, velo e non velo (o qualsiasi altra connotazione religiosa, culturale, sociale) ci riporta di fatto a questo: chi vuol essere integrat* deve sostanzialmente assomigliare a noi integrator* ed integrati*

Cosa impossibile, ovviamente.

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Lezione di femminismo, … e molto di più

domenica, Novembre 9th, 2014

fonte: http://www.retekurdistan.it/

Salvavita

venerdì, Agosto 29th, 2014

femm64Sì, è vero, dire sempre la verità è una gran cosa, ma le bugie delle volte ti salvano la vita.
Nel senso che ti permettono di sfuggire, se pur con l’inganno, dalle grinfie di chi ti vorrebbe assolutamente conforme ai suoi progetti, alla sua morale, alle sue tradizioni precipitandoti in conflitti duri, talvolta drammatici.
E’ bella questa storia autobiografica narrata da Nadia P. Manzoor; a lei le bugie hanno permesso di mettersi in una terra di nessuno, fuori dalla tradizione di famiglia e dagli input socio culturali, in osservazione ed in ascolto delle proprie propensioni per poter arrivare alla verità che più conta: a non ingannare se stessa.
Nel sistema dell’apparire e dell’obbedire la menzogna è strutturale; è l’attribuzione di identità, dentro o fuori la tradizione …. e perciò riguarda tutte.
Qualche onesta bugia per prendersi il tempo di dire che noi siamo quello che vogliamo noi.

Fai la cosa giusta

domenica, Luglio 27th, 2014

femm63che poi è la cosa più difficile. Che poi la cosa da fare, intanto, deve essere “giusta” per sé.
Noi potevamo essere e dirci “femministe” perchè era (e in parte lo è ancora) la dimensione psichica, fisica, etica o che altro… che ci fa sentire bene; è il nostro modo di interpretare il mondo.
Ma è il “nostro” modo, a sua volta declinato in “ecofemminismo”; ed anche questo è il “nostro” ecofemminismo; cresciuto sulla nostra esperienza e sensibilità…
Oggi leggiamo di questo “Women against feminism” riportato da Repubblica ed argomentato e commentato qui da Eretica.
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Rosaria

lunedì, Aprile 21st, 2014

femm62Oggi, tornando a leggere di Rosaria Aprea, delle botte ricevute, di nuovo, dall’ex compagno, siamo tornate a rileggere, qua e là, delle sue vicende attraverso le quali anche noi l’abbiamo conosciuta.
Picchiata dal compagno nel 2013 al punto di vedersi spappolata la milza, poi asportata e rioperata per una grave emorragia interna, disse che lo perdonava, che avrebbe voluto tornare con lui.  Poi, intervistata in questo o quel programma, disse anche altre cose,  cose ambivalenti ed oscillanti tra perdono, denuncia, amore, ribellione.
Ma siccome era il periodo della campagna governativa del ddl contro la violenza di genere, della denuncia obbligata, dell’autoconsegna alla tutela giudiziaria, allora, Rosaria ed il suo perdono fecero scalpore e  molt* ne parlarono sottintendendo che faceva male, molto male a mantenere quell’atteggiamento.
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Le quote rosa vanno in bianco

lunedì, Marzo 10th, 2014

femm61La politica istituzionale in Italia ha un che di grottesco tutto suo, particolare.
Questa delle quote rosa ne è un esempio.
Oggi 90 deputate si sono presentate al lavoro in bianco a sostegno della norma sulle quote rosa che avrebbe dovuto essere inserita nella legge elettorale.
A quanto pare poi, le quote da assegnare non erano nemmeno fifty fifty, ma 60 per lui e 40 per lei!
Quindi, non solo l’umiliazione di dover ammettere che le donne vanno considerate per legge; ma pure per legge che tira al ribasso.
E poi, anche la norma al ribasso, nel segreto dell’urna viene bocciata! A dimostrazione che un conto è il quaqqauraquà su donne democrazia diritti e un altro il culo sulla poltrona.
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Kapitale umano

lunedì, Febbraio 24th, 2014

noisiamoqui344Ieri l’Istat ha diffuso i dati su quanto valgono le rotelline del sistema che dovrebbero far marciare la baracca.
Loro lo chiamano “capitale umano”, e già con questo ti danno l’idea di che cosa sei dentro questo contesto; contabilizzato/a per il reddito che produci, che poi, per loro, corrisponde a quello che vali.
E pure ci dicono che le donne valgono di meno. Sai che sorpresa!
Valgono di meno perchè producono non ‘market’ cioè generano beni e servizi ceduti e fruiti gratuitamente, quello che noi chiamiamo lavoro di cura e lavoro domestico. Nello stock totale di capitale umano perciò le donne valgono metà di un uomo, -e sono dati del 2008-; quando ancora la crisi  non ci aveva rispedite a casa a generare ancora di più fuori mercato beni e servizi fondamentali e gratuiti che abbasseranno ancora di più il nostro valore di mercato.
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Un Popò di memoria

venerdì, Febbraio 7th, 2014

femm60Le Pari Opportunità del consiglio regionale del FriuliVeneziaGiulia  hanno in piedi un progetto di Archivio della Memoria delle Donne; come lo descrivono loro: “il progetto promuove la conservazione della storia delle donne della regione: testimonianze scritte spesso abbandonate, disperse e frammentate. Il periodo storico interessato va dal dopoguerra ad oggi.”.
C’è una scheda di adesione al progetto attraverso la quale si aderisce e si mette a disposizione notizie, accessi ecc.  al proprio archivio.
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Contributo per la Coordinamenta

lunedì, Dicembre 16th, 2013

 

femm59Nell’impossibilità di essere presenti all’incontro “Questioni di genere nella sinistra di classe” organizzato da Coordinamenta Femminista e Lesbica a Roma sabato 14 dicembre, abbiamo pensato un  contributo di riflessione e discussione che abbiamo mandato alle Coordinamente proponendo una specie di percorso di lettura in quattro tappe da problematizzare, disarticolare, decostruire insieme a tutte le donne presenti.
Il filo conduttore di questo percorso è la condizione di prigionia ma anche ciò che è possibile sviluppare in questa condizione per resistere alla reificazione, all’annullamento, alla morte in vita e addirittura le forme evolute di relazione, di solidarietà e di condivisione che proprio vivendo questa condizione si possono inventare e praticare (forme spesso più evolute che nella vita “libera” di fuori).
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